Più corner di tutti ma neppure una rete Spalletti cerca soluzioni
●Il tecnico è da sempre molto attento agli schemi dalla bandierina Ma Politano e Brozovic non sono specialisti. Serve un’invenzione
Per uno che ha inventato il calcio d’angolo più furbo del mondo dev’essere una specie di peccato mortale. L’Inter, Luciano Spalletti e i corner: metti tutto nel pentolone e ti accorgi che qualcosa non torna. Perché non può essere che il totale faccia zero carbonella. Soprattutto, non può essere a fronte di una squadra che i calci d’angolo li conquista come nessuno mai, indice neppure troppo indiretto di una produzione offensiva notevole. Tanta fatica per nulla, viene da sintetizzare. E tanto lavoro portato avanti ad Appiano che non ha prodotto lo straccio di una rete.
I NUMERI Lo zero di cui sopra va confrontato con la classifica in cui l’Inter è leader: 94 angoli battuti in 12 giornate di campionato, poco meno di 8 a partita, 12 in più della Juventus seconda e ben 20 in più dell’Atalanta terza. Un’enormità, che può essere spiegata con la grande propensione offensiva della squadra di Spalletti e con la continua ricerca delle fasce laterali, zona del campo da cui spesso scaturiscono i corner. È da lì infatti che l’Inter preferisce passare per poi innescare Icardi. E in fondo l’Inter tutta è stata pensata con uno sbilanciamento del gioco sugli esterni. Se poi però tutto questo non sfocia in pericolosità sugli angoli, la storia non funziona.
L’ATTENZIONE È bene precisare che lo zero è riferito a gol diretti su angolo, quelli che sono riconducibili a schemi o giocate pensate in allenamento. Per intendersi, la rete di Politano contro il Cagliari e quella di Brozovic alla Lazio non vanno conteggiate, perché scaturiscono da una componente forte di casualità come la respinta di un difensore. Lo zero è materiale da approfondire. E un punto dove l’Inter ha margini di crescita. Christian Panucci rivelò un giorno di aver detto a Spalletti, allora allenatore della Roma: «Mister, non sappiamo battere gli angoli. Cosa possiamo fare?». Quella Roma pian piano cominciò a essere pericolosa nel gioco da fermo. E scoprì modi rivoluzionari di battere un corner, come quello – «non capito» dall’arbitro – in Roma-Milan del 2008, con il tocco nascosto di un giocatore e l’arrivo a cento all’ora del compagno nell’indifferenza degli avversari. Spalletti poi si prese la rivincita nel 2011, riuscendo nello schema con lo Zenit. Testa dura, pensiero fisso. Come quando ad Appiano, poche settimane fa, disse della sua Inter: «Siamo cresciuti, anche fisicamente». Quasi una «spinta» motivazionale ai suoi: sfruttiamo i nostri centimetri, De Vrij, Skriniar, Vecino, Icardi, Perisic e lo stesso D’Ambrosio sono giocatori troppo abili nel gioco aereo.
I LIMITI Ed è dunque un peccato non sfruttare questa dote «europea» dell’Inter. In fondo, non è che il discorso cambi poi tanto allargandolo alle punizioni laterali: in questo campionato si ricorda giusto lo stacco di De Vrij su cross di Politano contro il Torino, seconda giornata. Naturale che Spalletti stia studiando con i suoi collaboratori le soluzioni. Alcuni limiti, invece, sono difficili da aggirare. L’Inter non ha specialisti sui calci piazzati, limite che era stato evidenziato anche nel post mercato. Politano e Brozovic, gli addetti ai corner, sono in assoluto tra i migliori nerazzurri per rendimento, ma non hanno certo nel tiro dalla bandierina la loro miglior caratteristica. Tocca a Spalletti provare ad aggirare l’ostacolo, magari studiando ad Appiano altri giochi per liberare l’uomo al tiro. O più semplicemente (si fa per dire) inventare un nuovo tipo di corner, di quelli che se ne parla ancora a distanza di 10 anni.
IN & OUT «Siamo cresciuti fisicamente», aveva detto il tecnico poche settimane fa
Da De Vrij a Icardi: quante abilità nel gioco aereo fin qui poco sfruttate