Dai banchi alla cattedra Come corrono Inzaghi e Gattuso È sfida Champions
●Insieme a Coverciano 4 anni fa, poi il salto: arrivano a Lazio-Milan con medie punti da big
Ci sono Cutrone, Sensi e Barella, certo. La nuova generazione del nostro calcio. Ma fermarsi ai giocatori sarebbe riduttivo. Domenica sera per esempio all’Olimpico si sfideranno due degli allenatori più giovani e promettenti del torneo. Rino Gattuso e Simone Inzaghi, rispettivamente 40 e 42 anni, sono preceduti anagraficamente solo da De Zerbi, che ne ha 39. Eccole, le nuove leve dei docenti di tattica che fanno ben parlare di sé. Rino e Simone, per forza di cose, si sono incrociati poco sul campo, ma si stimano e si conoscono da tempo. Intanto perché Simone è il fratellino di Pippo, e poi perché hanno frequentato insieme il corso Master Uefa Pro a Coverciano nell’anno scolastico 2013-14. Evidentemente hanno studiato parecchio e con profitto, se è vero che ora si sfidano per un posto in Champions e possono vantare la terza (Inzaghi) e la quarta (Gattuso) media punti a partita degli attuali allenatori di A. Chiariamo subito: il dato va preso con mille cautele perché è ovvio che con sole 36 panchine, tutte col Milan, per Gattuso è molto più facile aver macinato punti rispetto a chi ha allenato in club più piccoli e magari ha centinaia di partite in più. Può quindi essere considerato solo un giochino, ma comunque indicativo: chi non funziona fa pochi punti, a prescindere dalla squadra che allena. Ebbene, Rino (1,81 punti a gara) e Simone (1,85) sono preceduti solo da Allegri (2,02) e Ancelotti (1,97), e attenzione al faccia a faccia di dopodomani: se il Milan tornasse da Roma con la vittoria, strapperebbe – questione di centesimi – il bronzo dal collo di Inzaghi.
ONDE Fra pochi giorni Gattuso compirà un anno di Milan. E’ stato al timone di una barca che ha navigato a lungo con la bonaccia assoluta, in una sorta di bolla magica da cui sembrava non voler uscire mai. Poi il mare ha iniziato a gonfiarsi, c’è stata un’onda anomala che lo ha quasi scaraventato giù dal ponte di comando, ma Rino è riuscito a restare aggrappato al timone. Sotto la sua gestione, nello scorso campionato, il Milan ha registrato un quarto posto virtuale (dietro Juve, Napoli e Roma) che significa andatura Champions. Il Milan con lui ha riscoperto il gusto di vincere contro le big e, a tratti, ha esibito un calcio divertente. Certo, ha commesso anche errori, alcuni dei quali evidenti. In alcuni cambi, nella preparazione mentale ad alcune partite, nella difficoltà di reagire tatticamente alle mosse avversarie lungo la partita. Rino può piacere o meno, ma ha messo a tacere chi sosteneva che non potesse allenare il Milan. Dopodomani la sfida è con Inzaghi II, che l’anno scorso ha battuto in casa in campionato ed eliminato dalla Coppa Italia all’Olimpico.
NELLA STORIA A Simone quindi gli stimoli non mancheranno. Anche per difendere la lussuosa media punti. Che avesse la tendenza a macinarne lo dimostrò subito: in quelle sette partite affrontate da traghettatore nella parte conclusiva del campionato 2015-16, quando fu chiamato a sostituire Pioli. E fu proprio questa capacità (quella di ottenere spesso il massimo) a instillare in Lotito il dubbio che fosse proprio lui
l’allenatore giusto per la Lazio. Dubbio che divenne certezza dopo il pasticcio-Bielsa dell’estate successiva. Novantacinque partite dopo (di campionato), quella media di 1,85 punti a gara lo pone anche ai vertici della storia del suo club. Soltanto l’allenatore del secondo scudetto, Eriksson, è infatti riuscito ad avere una media migliore. Ma di poco: 1,89. E intanto Inzaghi si è già messo dietro l’altro allenatore scudettato della storia laziale, Tommaso Maestrelli, fermo a 1,71.
TUTTO O NULLA Va detto che la Lazio di Simone cerca sempre la vittoria, senza accontentarsi dei pareggi. Così si spiegano le molte sconfitte con le big. Ma, quando va bene, ecco arrivare vittorie storiche, come quella dello scorso anno allo Stadium torinese. E che questa Lazio sia una squadra senza mezze misure lo dimostra anche il dettaglio delle 95 partite con Inzaghi in panca. Ben 53 le vittorie, 25 le sconfitte e appena 17 i pareggi. L’ultimo dei quali, quello col Sassuolo, è stato anche il primo della stagione. Se fosse stato diverso, Inzaghi avrebbe ottenuto sicuramente qualche pareggio in più e qualche sconfitta in meno. Ma quei pareggi in più avrebbero anche significato qualche vittoria in meno. E alla fine la media punti sarebbe stata inferiore.