Nizzetto e la super Entella «E dire che ero schifato»
●Il capitano dei liguri che hanno ottenuto sei vittorie su sei «Durante lo stop non guardavo più le partite, ora va meglio»
Otroppo o niente. L’Entella non conosce mezze misure. Prima non giocava mai (la società era in bilico tra Serie B e Serie C), ora pure troppo. Ma, a proposito di non conoscere vie di mezzo, la squadra di Roberto Boscaglia sa solo vincere: sei partite e sei vittorie, 4 punti di ritardo dalla capolista Piacenza che però ha giocato 4 gare in più. Dopo i musi per essere finiti nel limbo tra Serie B e Serie C ora si sorride di più a Chiavari. Ma non si dimentica il passato. Luca Nizzetto è uno dei simboli di una squadra che vuole tornare subito in B sul campo visto che la giustizia sportiva (e non solo) glielo ha negato. Nizzetto c’era la scorsa stagione, culminata con la retrocessione dalla B. È diventato capitano nell’estate terribile che si è protratta fino all’autunno inoltrato. Ma ora si gioca.
Nizzetto, come corre l’Entella...
«Speravamo di partire così. Ma questa è una stagione ad handicap. Con tante gare da recuperare, sarà una rincorsa».
Per certi versi la prima rincorsa è quasi terminata, la vetta è vicina.
«Quando devi rincorrere hai meno da perdere. E questo mentalmente può essere un vantaggio. Però giochiamo ogni tre giorni. Difficile recuperare con la testa e con il fisico. Ora gli allenamenti sono solo di recupero. Non hai quasi il tempo per pensare».
Quindi non riuscite a godervi un inizio di stagione così splendente?
«Diciamo che speriamo di godercela davvero tra fine maggio e giugno. Abbiamo vissuto tre mesi paradossali. E ancora non è finita».
In che senso?
«Siamo quasi a dicembre, ma non si sa nulla di promozioni dalla Serie C e retrocessioni dalla B. Paghiamo ancora le conseguenze di tutto quello che è successo in estate».
Cosa faceva nelle domeniche in cui gli altri giocavano e voi no?
«Erano domeniche tristi. Sono arrivato anche al punto di non guardare più le altre partite. Ero un po’ schifato. E poi non sapevo nemmeno cosa guardare: B o C? Allora staccavo. Magari stavo con la mia famiglia».
Ora a Verona dove c’è la sua famiglia non torna più però...
«Ho passato tempo con loro perché sapevo che poi in un modo o nell’altro sarebbe arrivato questo periodo intenso. A casa tornerò solo dopo il 30 dicembre. Ora la mia famiglia sono la squadra e i ragazzi. Quello che abbiamo passato ci ha aiutato a creare un gruppo importante e genuino».
Temete che a lungo andare questi sforzi li pagherete con una flessione?
«Succederà. La affronteremo mettendo qualcosa in più della testa e delle gambe. Magari il cuore».
Chi sono le avversarie per la vittoria finale?
«Novara, Pro Vercelli, Siena, Pisa. Poi le sorprese come il Piacenza. In Serie C è difficile che vinca la squadra migliore a livello tecnico e qualitativo. A Cremona ho giocato 4 stagioni. Partivamo spesso favoriti. Ma poi l’obiettivo ci sfuggiva».
Detta così, sembra un avvertimento per la sua Entella…
«Ci vogliono fame e voglia di emergere, specie da parte dei giovani. Oggi per loro è più facile imporsi se hanno la testa giusta. Poi la qualità alla fine aiuta. E anche un tecnico come Boscaglia. In Serie C avere un’idea precisa di gioco è sicuramente un’arma in più».
Se riuscirete a riportare l’Entella in B forse non varrà la pena di fare qualcosa di particolare a fine stagione?
«Sarebbe una vera e propria impresa. E forse dovremo inventarci davvero qualcosa di un po’ pazzesco, in linea con questa annata».
LA PAROLE «Non sapevo se vedere la B o la C e allora mi dedicavo alla famiglia»
«Paghiamo ancora adesso ciò che è successo: giocare ogni 3 giorni è dura»