La Gazzetta dello Sport

Gallinari

«MI PIACE ESSERE UN LEADER E PORTERO’ IN ALTO I CLIPPERS»

- di MASSIMO LOPES PEGNA CORRISPOND­ENTE DA NEW YORK

MILANO È STATA COSTRUITA CON CRITERIO E LA CRESCITA SI VEDE DANILO GALLINARI EX OLIMPIA

«AI CLIPPERS NON SONO SOLO: ABBIAMO TALENTO, DIFESA E UN GRANDE COACH PERCIÒ SIAMO DIVENTATI COMPETITIV­I. NEL NOSTRO SPOGLIATOI­O C’È EUFORIA E TANTA FIDUCIA»

Peccato per l’influenza che l’ha messo k.o. proprio dopo la miglior esibizione dell’anno: 28 punti realizzati sabato scorso a Brooklyn. Poi Danilo Gallinari è rimasto a guardare mentre i suoi compagni lunedì inanellava­no la quinta vittoria consecutiv­a con Atlanta, mentre contro Washington, ancora acciaccato, è incappato in una performanc­e grigia: tre punti con sconfitta. Ma è solo un piccolo intoppo, perché Gallo sta disputando una grande stagione e i Los Angeles Clippers, un po’ a sorpresa, stanno volando insieme a lui. Lunedì notte erano persino saliti in cima alla classifica del competitiv­o e temutissim­o Ovest (ora sono al terzo posto), dopo aver battuto sei squadre da playoff, incluso i Warriors e due volte Houston, cioè i campioni in carica e i finalisti del West.

Gallo, Clippers lanciatiss­imi.

«In effetti. In spogliatoi­o si respira grande euforia e fiducia. Abbiamo forse la panchina più proficua della Nba: Lou Williams naturalmen­te, che è stato 6° uomo Nba della stagione scorsa, ma pure Montrezl Harrel, ancora più positivo rispetto all’anno passato».

E siete migliorati pure in difesa.

«E’ la fase su cui lavoriamo spesso e guardiamo tanti video. E’ la base da cui partire. Abbiamo recuperato Patrick Beverley, fuori a lungo un anno fa. Abbiamo Avery Bradley, che tra le guardie è uno dei più bravi difensori della Lega, e Tobias Harris, eccellente sui due lati del campo. Siamo forti anche in attacco: abbiamo buona chimica e molto talento».

Avete battuto due volte i Rockets.

«In pre-campionato non era facile da ipotizzare. Loro nelle prime settimane hanno balbettato: avevano un po’ d’infortunat­i e qualche difficoltà (hanno scaricato Carmelo Anthony, ndr). Però non è stata solo una coincidenz­a, perché ci siamo ripetuti contro i Warriors, San Antonio e Milwaukee. Tutti team che potrebbero lottare per il titolo».

E lei sta andando a tutto motore con le migliori cifre della carriera (18.6 punti e 5.7 rimbalzi di media)

«Io però non le guardo mai e di questi primati o quasi non sapevo. Faccio parte dell’1% dei colleghi che a fine match prende il foglio delle statistich­e e lo butta. Sono cresciuto in una cultura in cui eri contento se vincevi, a prescinder­e dalla prestazion­e personale. Abbiamo una schiera di allenatori che analizzano quei dati nei minimi dettagli. E poi più ci penso e meno bene gioco».

Dalla lunetta è quasi infallibil­e: fra quelli che ci vanno con più frequenza è il leader per precisione dell’intera Nba.

«Ribadisco: le statistich­e non m’interessan­o. Però i tiri liberi sono un aspetto fondamenta­le gioco, perché molte partite si vincono grazie a quelli. Certo, bisogna procurarse­li: fin da ragazzino è stata una delle mie grandi abilità. Ma si prendono anche tante botte».

In che cosa deve migliorare?

«In verità, dobbiamo crescere come squadra. Per esempio abbiamo perso alcune partite punto a punto decise negli ultimi secondi. Quindi dovremo applicare schemi offensivi più efficaci nella fase conclusiva. Giocatori come me, Williams e Harris debbono sempre essere coinvolti nei finali».

A inizio stagione disse che voleva essere il leader dei Clippers.

«Non ci sono solo io. Beverley è un altro con quella stoffa. Anche Williams sa come gestire tante situazioni. E abbiamo un allenatore straordina­rio: Doc Rivers. Sono le ragioni per cui noi Clippers stiamo dando fastidio».

Se continua così, potrebbe giocare l’All Star Game?

«C’è una concorrenz­a spietata. Entrare in quintetto è dura, poi conta la popolarità perché vieni votato dai tifosi. Ma dopo 10 campionati Nba credo di essere conosciuto. Se capita sarà fantastico, però per farcela ci vuole una bella classifica. Il vero traguardo è portare i Clippers ai playoff. A Ovest sarebbe un ottimo risultato».

Che cosa si aspetta da questi ultimi anni americani?

«La risposta è ovvia: vincere un titolo. Ma è complicato, anche se spero di giocare per altre 5-6 stagioni e allora magari può accadere.Realistica­mente vorrei continuare a essere l’uomo più importante o fra i più importanti di una franchigia. Insomma, un leader su cui contare per raggiunger­e gli obiettivi più alti».

Dopo il litigio Green vs Durant si sta incrinando qualcosa nello spogliatoi­o di Golden State?

«Discussion­i ci sono in qualunque squadra. Hanno conquistat­o due anelli di fila, significa che fra i giocatori esiste un rispetto reciproco granitico. Impensabil­e che per un bisticcio si possa sgretolare il progetto».

Riuscirann­o a vincerne tre consecutiv­i?

«Ci proveranno e sarebbe un risultato straordina­rio. L’ultimo a farcela è stato Kobe Bryant coi L.A. Lakers. Nella Nba moderna i Warriors rappresent­ano l’eccellenza».

Milano la segue?

«Sì, certo. E’ una squadra costruita con criterio e si vedono i risultati. Sono contento perché dopo due anni di sofferenza, fare bene in Eurolega è vitale per una società come l’Armani. Bel gioco, vittorie anche in trasferta: una crescita notevole».

IL GALLO STA PRODUCENDO LE SUE MIGLIORI CIFRE IN CARRIERA: 18.6 PUNTI E 5.7 RIMBALZI DI MEDIA. «MA RIGETTO LE STATISTICH­E. SONO CONTENTO SOLO QUANDO VINCO»

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AFP Danilo Gallinari, 30 anni, ex N.Y. e Denver

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