Infortuni, critiche e k.o. La squadra perde pezzi Pallotta si chiede perché
Se vogliamo, è sempre la stessa vecchia storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. La Roma ad agosto entra in un girone di Champions abbordabile in cui c’è il Real Madrid e c’è il fondato presupposto che possa passare il turno come 2a della classe. A novembre, con un turno di vantaggio, la profezia si materializza, però il clima intorno alla squadra è cambiato, perché il modesto cammino in campionato ha così esacerbato l’ambiente che la sconfitta interna contro i campioni d’Europa (peraltro la 6a stagionale in 18 partite: un terzo) ha riacceso i malumori ciclicamente nati in questo inizio di stagione. Ed il paradosso è che, agli occhi della gente, la pioggia d’oro che anche quest’anno arriva dalla qualificazione agli ottavi di Champions (come negli anni scorsi) sembra più un’aggravante che un’attenuante.
BUFERA TIFO La frattura con la maggioranza del tifo è evidente. Il problema non è la sconfitta contro il Real Madrid, ma il fatto che per certi versi abbia rappresentato la smaterializzazione di un sogno. Ovvero: in campionato la Roma sorprende perché sotto le aspettative e in Champions non sorprende perché non all’altezza delle big. Le cause? L’universo giallorosso si divide. Anche per il sondaggio proposto dalla «Gazzetta» le 3 classiche componenti – dirigenza, squadra e allenatore – sono tutte sul banco degli imputati, ma con pesi diversi. I più sotto accusa sono il presidente Pallotta e Monchi (quasi il 60%), quindi la squadra (poco più del 27%) e quindi l’allenatore (circa il 13%). Certo il mercato non ha convinto e forse anche per questo ● la percentuale dei tifosi che, al sondaggio Gazzetta, hanno dato la colpa della crisi sia a Pallotta sia a Monchi. Squadra al 26,6% e 13,2% il tecnico ● i milioni spesi Roma sul mercato, a cui se ne aggiungono 26 per possibili bonus. Le cessioni sono state pari a 145,9 milioni, più bonus per 15,5 milioni Monchi è il più strenuo difensore del tecnico tanto – si dice – da non escludere a priori anche le sue dimissioni in caso di esonero.
PALLOTTA E SOUSA Intendiamoci, nessuno a Trigoria vuole mandare via l’allenatore, anzi il contrario – che ieri ha parlato alla squadra ribadendo i soliti concetti di attenzione e grinta –, ma un k.o. contro l’Inter potrebbe avere effetti imprevedibili. E il nome di Paulo Sousa continua ad aleggiare nell’ambiente. Pallotta è deluso anche se, proprio come Di Francesco, crede che il problema sia più mentale che tecnico. Di certo, però, i troppi infortuni muscolari – giunti a quota 19 – lo lasciano perplesso sulla preparazione, che in estate era cambiata per non avere più cali in inverno come nella scorsa stagione. Insomma, se questo in certo modo «assolverebbe» gli ex Lippie e Norman, resta da capire perché ogni anno si sgrani un rosario tale di stop. E così ieri Coric si è aggiunto all’elenco, che annovera tanti big (vedi accanto). Morale: la Roma e Di Francesco sono chiamati all’ordalia contro l’Inter affidandosi a una banda di baby. Da Schick a Zaniolo, da Under a Kluivert, toccherà a loro provare a raccontare una favola nuova. In attesa di un lieto fine.
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