Aradori spinge l’Italia «Vogliamo il Mondiale Brescia ci aiuterà»
●Il capitano azzurro: «Battere la Lituania è un passo decisivo per continuare a sognare. Gioco a casa mia: emozione vera»
Capitano dell’Italia nella città natale, Brescia, in una gara contro la Lituania che potrebbe portare gli azzurri a un passo dalla qualificazione al Mondiale: Pietro Aradori stasera vivrà una serata indimenticabile ed emozionante. Per la precisione, la guardia è cresciuta in un paesino nelle vicinanze, Lograto, dove ha mosso i primi passi col pallone di basket tra le mani. Il PalaLeonessa sarà tutto per lui, per quel ragazzone che è il ritratto del buonumore. «In Nazionale c’è sempre una bella atmosfera – dice –, come sempre ti senti a casa. Ora ancora di più, visto che siamo a Brescia. Giocare nella mia città da capitano della Nazionale (in mancanza di Datome, assente in queste finestre invernali, ndr) è un sogno che si avvera. Mai l’avrei pensato quando ho iniziato 25 anni fa nel Team75 Lograto. Qui a Brescia e provincia c’è sempre stata voglia di pallacanestro, basta farsi un giro ovunque per capirlo. Ci saranno tanti amici, tanti ragazzi che faranno il tifo per noi: non vedo l’ora di scendere in campo e ascoltare l’inno, so già che avrò i brividi».
L’inno, e poi sotto con la Lituania: loro sono già qualificati, per l’Italia una vittoria spalancherebbe un portone verso la Cina, sede del Mondiale 2019...
«La Lituania è stata sempre la nostra bestia nera, per due volte ci ha buttato fuori ai quarti dell’Europeo. Non è al completo, avranno molte assenze, ma le loro caratteristiche sono sempre simili: giocatori tecnici, che sfruttano spesso il tiro da 3, oltre ad essere molto fisici in area. Ci affrontano con la qualificazione già in tasca, ma avranno il coltello fra i denti perché Italia-Lituania non è mai una partita banale e nessuno vorrà fare brutta figura».
Che Italia troverà la Lituania?
«Una squadra ancora più affamata di loro, vogliosa di prendersi sul campo questo Mondiale che manca dal 2006. Siamo prontissimi, sappiamo cosa fare per metterli in difficoltà e poi davvero vorremmo dare una grande gioia al nostro pubblico».
Il PalaLeonessa per lei è una novità: con la sua Virtus Bologna ci giocherà in campionato a inizio maggio, nella penultima giornata.
«Un impianto super, è sempre bello quando ci sono nuove case per lo sport, è un segnale importante, che dà fiducia».
È il miglior marcatore italiano della A con 16.9 punti a gara in neppure 29 minuti di media: mai s’era spinto a tanto, neppure all’epoca di Biella quando chiuse la stagione con 16.8 a serata.
«Sì, mi sento bene, anche se quest’annata non era partita al top. È sempre difficile iniziare la preparazione, poi interromperla per andare in Nazionale, quindi tornare. Ho fatto fatica, ma col passare delle giornate è andata sempre meglio. In campionato ci manca forse qualcosina, ma in Champions siamo ancora imbattuti dopo sette giornate. Parlando di punti ne ho sempre segnati tanti, non è facile stare al passo in tutti questi anni. Ho lavorato tanto e ci sono riuscito grazie anche ai miei compagni. Il basket è sempre un gioco di squadra, non dimentichiamolo».
Già, gli anni. Il 9 dicembre taglia il traguardo dei 30: è pronto per una grande festa?
«Sarà domenica e giocheremo in casa contro Sassari. Vedremo, qualcosa farò ma non ci ho ancora pensato».
È uno dei più assidui frequentatori di social: Facebook, Twitter o Instagram?
«Su Facebook ho la mia pagina personale, Twitter lo considero un po’ fermo, ormai il social di riferimento è Instagram».
A TUTTO SOCIAL Ha 67mila follower su Instagram, le sue stories sono molto seguite: «L’obiettivo è far ridere i miei tifosi e amici»
Proprio su Instagram ha oltre 67mila follower: dei giocatori di A è l’italiano più seguito, si sente un influencer?
«Diciamo un po’ sì, ma è una parola che odio. Ormai la usano tutti, non mi piace».
Il suo amico Alessandro Gentile, adesso con lei in azzurro, ha quasi 100mila follower: punta a raggiungerlo?
«Eh ma lui quando giocava a Milano ha fatto il pieno. Ora facciamo che punto a 80mila...».
Le sue stories sono seguitissime, con tanto di parole strane, per esempio Bulbazia da quando mesi fa s’era fatto biondo...
«A Bologna chiamano bulbo i capelli, da qui bulbazia. Ho sempre avuto una passione da piccolo: creare parole dal nulla. E l’obiettivo è far sorridere i miei tifosi e amici».