La Gazzetta dello Sport

Ehi Patrik, adesso DiFra ti vuole davvero... Schick

●Dzeko out 20 giorni, El Shaarawy un po’ di più: la Roma è nei guai L’attacco nelle mani del ceco, che però stavolta deve cambiare passo

- Andrea Pugliese ROMA

Eadesso è scoccato il momento, è necessario davvero cogliere l’attimo. Non è adesso o mai più, ma potrebbe anche essere qualcosa che ci si avvicina. Nel senso che ora che Dzeko mancherà per un po’, Schick deve cambiare marcia, accelerare, scrollarsi di dosso dubbi, paure e pressioni. E trasformar­si in quello che la Roma si aspetta da un po’: un giocatore molto più Schick (per giocare sul suo cognome) e molto meno timoroso. Anche perché se da ieri sono tornati di nuovo in gruppo Pastore e Perotti (il che permetterà a Di Francesco di avere qualche soluzione in più sul fronte offensivo), dall’infermeria non arrivano certo buone notizie per l’attacco. Ieri, infatti, gli accertamen­ti strumental­i hanno confermato le lesioni sia per Dzeko (coscia sinistra) sia per El Shaarawy (flessore destro): tra primo e secondo grado per il bosniaco (che comunque nei prossimi giorni farà un ulteriore esame), di secondo grado per il Faraone. Il che vuol dire almeno tre settimane di stop per entrambi, forse anche quattro per El Shaarawy. Insomma, lavorandoc­i su e con un po’ di fortuna, la Roma spera di riaverli per la sfida di Torino con la Juventus del 22 dicembre. Magari un bel regalo di Natale, anche se il pacco più bello a Trigoria sperano di scartarlo proprio con un’altra firma, quella di Patrik Schick.

LA STRISCIA Per Schick è quindi arrivato il momento di provare a prendersi la Roma. O, almeno, di ridarle indietro qualcosa di tutto ciò che ha riposto in lui. In termini di fiducia e investimen­to. Si tratta sostanzial­mente di dimostrare alla Roma che si può contare su di lui anche per il domani. Perché finora si è sempre detto che Patrik ha sofferto il fatto di non avere la possibilit­à di giocare con continuità, di non poter disputare una serie di partite di seguito per dimostrare per intero il suo valore. Adesso invece le ha eccome a disposizio­ne. E dopo le tre con Sampdoria, Udinese e Real Madrid, sarà lui il punto di riferiment­o dell’attacco gialloross­o anche contro Inter, Cagliari, Viktoria Plzen e Genoa. Insomma, una striscia di almeno sette gare una dietro l’altra, che poi potrebbe anche allungarsi se Dzeko non riuscisse a recuperare per la sfida dell’Allianz Stadium. In tal caso, Schick avrebbe anche la possibilit­à di prendersi una bella rivincita, visto che gran parte dei dubbi sul suo conto nella scorsa stagione nacquero proprio dopo il gol sbagliato a tu per tu con Szczesny. Gol che avrebbe potuto garantire alla Roma il primo punto nel nuovo stadio juventino, spezzando la serie infinita di k.o.

LA PRESSIONE Del resto, la stagione scorsa è andata male (anche a causa di alcuni infortuni), con Schick che ha chiuso con la miseria di tre gol in 26 gare, con una media voto di 5,65. Questa, per ora, sta andando anche peggio, nel senso che Schick ha visto diminuire la media voto (5,5) e nelle 11 gare in cui è sceso in campo (anche se solo cinque dal via) ha segnato appena un gol, quello alla Sampdoria, gara impreziosi­ta dalla rete, ma dove Patrik fino a quel momento aveva anche lì palesato tutte le sue difficoltà. Insomma, se con la Repubblica Ceca gioca con un’altra leggerezza (e con un altro rendimento, anche come gol), evidenteme­nte Schick paga di testa la pressione di Roma e il peso delle responsabi­lità. Cosa che ha ammesso anche lui, ma che sembrava essere bypassata. Ora c’è l’occasione per metterla davvero da parte, ma tocca a Schick. E solo a lui.

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LAPRESSE Patrick Schick, 22 anni, seconda stagione nella Roma
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