Ancelotti&Napoli «La città gli dà gioia Lui è già uno di noi»
●Lo scrittore De Giovanni: «Il tecnico ha la nostra filosofia. Qui ha trovato il supporto di un intero popolo»
La napoletanità, quell’incredibile voglia di sentirsi unici, di provare sentimenti e passioni che caratterizzano la cultura della città. Alla napoletanità s’è ispirato, Carlo Ancelotti, emiliano di nascita, che il calcio ha portato in giro per l’Europa prima del ritorno in serie A grazie al genio di Aurelio De Laurentiis: il colpo estivo è stato suo. Lui lo ha prima conquistato e poi convinto a condividerne il progetto. «Questa squadra mi dà emozioni che mi mancavano da almeno due anni. E quando si hanno emozioni così forti, si riesce a dare il meglio. Io mi sento napoletano dentro». Il dopo partita con la Stella Rossa è stato conquistato dalle parole dell’allenatore che ha voluto rendere pubblico il suo sentimento per la città e per la propria gente. Un momento intenso, della stessa misura di quella intensità che la squadra ha saputo evidenziare mercoledì, battendo la Stella Rossa.
BISOGNO RECIPROCO Cinque mesi appena e nulla pare ostacolare le emozioni di Carlo Ancelotti. Napoli se la gode dal terrazzo di casa, dinanzi a se ha l’intero golfo, col Vesuvio che s’innalza lì, a portata di mano, quasi a poterlo toccare. «Gli dà gioia, questa città», spiega Maurizio De Giovanni, scrittore, tra i maggiori esponenti della cultura napoletana, impegnato in questi giorni nella presentazione del suo ultimo libro, Vuoto. Per i bastardi di Pizzofalcone. «Io ho una mia convinzione, da sempre. Cioè che esiste un processo identificativo tra la città e la squadra. Napoli non ha bisogno di una seconda realtà, la passione è un battito costante. Ancelotti viene da realtà diverse, dove non ha mai avuto la possibilità di sbagliare. Qui, invece, ha trovato il supporto di un intero popolo. Dopo Sarri, ci voleva un allenatore che desse garanzie, soprattutto per la propria esperienza. Io dico che Napoli ha bisogno di Ancelotti e Ancelotti ha bisogno di Napoli».
DI CARATTERE È l’uomo Ancelotti, che tanto si accosta al modo di fare dei napoletani. «Erroneamente, noi napoletani siamo considerati casinisti, canterini, spavaldi: nulla di tutto questo. Noi siamo taciturni, riflessivi, dediti al lavoro e con la forza del carattere superiamo le difficoltà. Ecco, forse Ancelotti non sarà il napoletano dell’iconografia classica, ma si avvicina molto al nostro modo di fare, di affrontare le avversità quotidiane. Napoli è un sentimento, non un luogo», dice De Giovanni , tifoso doc. «Carlo è un uomo intelligente, che sa valutare, ha l’attitudine ad affrontare con decisione le difficoltà. La sua filosofia si può accostare alla nostra, nel senso che lui riesce a tirare fuori il meglio da quello che ha. In pratica, risponde al principio dell’arte nell’arrangiarci: è proprio uno di noi».
L’ARTE CULINARIA Da quando è arrivato da queste parti, qualche chilo l’ha messo su l’allenatore emiliano. La cucina napoletana l’ha rapito. Nei giorni scorsi ha confessato la nostalgia per i tortelli, specialità delle sue parti, ma quando si trova dinanzi a un buon piatto di pesce, sa anche perdersi. «Ecco, un altro aspetto della sua napoletanità è l’enogastronomia. Carlo ne ha saputo cogliere il meglio, così come noi abbiamo preso il meglio da tutte le culture che abbiamo avuto», osserva De Giovanni. Napoli, dunque, ha saputo circuire Ancelotti, l’ha ammaliato con il suo fascino, con quella passione che l’ha preso dentro, al punto da avvertire la necessità di svelarla al mondo intero. Proprio così come ha fatto mercoledì notte.
RIESCE A TIRARE FUORI IL MEGLIO DA CIÒ CHE HA: COME I NAPOLETANI
MAURIZIO DE GIOVANNI SULLA FILOSOFIA DI ANCELOTTI