La Gazzetta dello Sport

Marrone «QUESTO VERONA VI CONVINCERÀ LA A UN REGALO PER MIA FIGLIA»

- L’INTERVISTA di MATTEO FONTANA VERONA

LE PAROLE

«Il passato ha lasciato strascichi. E alcuni k.o. hanno tolto sicurezze»

«Manca un’identità? La costruisco­no il gruppo compatto e la determinaz­ione»

IL TUTTOFARE DELL’HELLAS A VISO APERTO: «DIPENDE DA NOI RICONQUIST­ARE LA GENTE LA SQUADRA VUOLE SUPPORTARE GROSSO DANZI È FANTASTICO, CREDA IN SE STESSO»

ESSERE PADRE È LA FELICITÀ. QUESTA CITTÀ È PERFETTA PER DILETTA

LUCA MARRONE MEDIANO/DIFENSORE VERONA

Due anni e mezzo fa arrivò all’Hellas con l’obiettivo (complicati­ssimo) di supportare il Verona nella rincorsa alla salvezza, in A, poco meno che già retrocesso, dopo una disastrosa andata. Luca Marrone, quest’estate, si è rimesso la maglia gialloblù per centrare la promozione. L’Hellas, intanto, deve uscire dalla crisi che ne ha persino svuotato lo stadio.

Marrone, come avete vissuto il boicottagg­io da parte della tifoseria, venerdì con il Palermo?

«Fa male vedere il Bentegodi così. Sappiamo che dobbiamo dare di più. È importante ritrovare un’unità d’intenti con la gente. Averla dalla tua parte ti può dare una spinta fondamenta­le. Dipende da noi riconquist­arla».

Questo Verona è, al momento, al di sotto delle ambizioni. In che modo può riprenders­i?

«Non esiste una ricetta che funzioni al 100%. Fondamenta­le è ritrovare la determinaz­ione. Abbiamo perso alcune partite non meritando. Con più attenzione avremmo potuto comunque muovere la classifica».

I numeri: in 8 partite, una sola vittoria.

«Le sconfitte con Salernitan­a e Lecce ci hanno tolto qualche sicurezza, perché, nonostante un buon gioco, con 25 tiri in due partite, abbiamo fatto 0 punti e preso 3 gol. Nelle successive giornate c’è stato, è innegabile, qualche passo indietro. L’unica sconfitta brutta sotto tutti i punti di vista è a Brescia».

Prendete sempre gol. Come si corregge questo difetto?

«Si crea e si subisce assieme: questo mi hanno insegnato da quando ho iniziato a giocare a calcio. I gol incassati sono una pecca. Alcuni erano evitabili, altri più fortuiti. Dobbiamo diventare più solidi. E in fretta».

Lei è un insostitui­bile in questa squadra, ma il Verona ha cambiato uomini e assetto spesso: dov’è l’identità?

«L’identità viene da tutto il gruppo. Da molti addetti ai lavori ho sentito dire che questa rosa è una delle migliori della B, e allora è giusto che si senta protagonis­ta. I giudizi li dettano solo i risultati».

Nasce centrocamp­ista, però da qualche tempo è divenuto difensore. In che posizione ritiene di rendere meglio?

«Fabio Grosso conosce bene le mie caratteris­tiche. Nell’ultima stagione, a Bari con lui, ho giocato sempre da difensore centrale. Mi trovo bene. Si tratta di interpreta­re al meglio le varie situazioni».

Col Palermo ha giocato in mezzo, e potrebbe essere così anche a Benevento, considerat­o il difficile recupero di Colombatto: quali differenze ci sono?

«Emergono quando non siamo in possesso. Da centrocamp­ista è più facile avanzare per andare in pressione. Giocando dietro tocco di più la palla».

In organico c’è un giovane centrocamp­ista, Andrea Danzi. Lei è un veterano del reparto. Che consigli gli dà?

«È un ragazzo fantastico: è cresciuto in questo club e spero possa diventarne il futuro. E lo stesso vale per Kumbulla, Tupta e i tanti giovani che si affacciano alla prima squadra. Ad Andrea posso dire di credere in se stesso: il calcio è fatto di momenti, bisogna imparare ad affrontarl­i tutti».

Fabio Grosso è in discussion­e. Come giocatori, in che cosa dovete supportarl­o di più?

«Seguendo meglio le sue indicazion­i. In campo ci andiamo

noi ed è lì che dobbiamo fare di più: conosco le qualità dei miei compagni».

Dal 2016, che Verona ritrova?

«Quella era una squadra che, a gennaio, impostò un mercato per salvarsi. Non ci riuscì, per quanto nel ritorno abbia fatto anche buone cose. La squadra di adesso è costruita per essere protagonis­ta per l’oggi e per il domani. Il passato ha lasciato qualche strascico. Le vittorie sono l’unica risposta».

Da pochi mesi è papà di Diletta. Cosa significa essere genitore?

«Sono venuto a Verona per rimanerci. È una città stupenda, perfetta per la mia famiglia. Diventare padre è un’emozione incredibil­e, è la cosa più bella che potesse capitarmi. È la felicità. Essere promossi sarebbe un regalo stupendo per tutti. Soprattutt­o per Diletta».

 ?? LAPRESSE ?? L’IDENTIKIT Luca Marrone è nato a Torino il 28 marzo 1990. Centrocamp­ista in origine, si è poi trasformat­o in difensore centrale. Cresciuto nella Juventus, ha giocato anche con Siena, Sassuolo, Carpi, Zulte Waregem e Bari. Già al Verona nel 2016, è tornato in estate
LAPRESSE L’IDENTIKIT Luca Marrone è nato a Torino il 28 marzo 1990. Centrocamp­ista in origine, si è poi trasformat­o in difensore centrale. Cresciuto nella Juventus, ha giocato anche con Siena, Sassuolo, Carpi, Zulte Waregem e Bari. Già al Verona nel 2016, è tornato in estate
 ?? INSTAGRAM ?? Luca Marrone extra-Verona: dall’alto, ai fornelli preparando pancake; con la figliolett­a Diletta; con Alessandro Del Piero da giovanissi­mo giocatore della Juventus
INSTAGRAM Luca Marrone extra-Verona: dall’alto, ai fornelli preparando pancake; con la figliolett­a Diletta; con Alessandro Del Piero da giovanissi­mo giocatore della Juventus
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