Marrone «QUESTO VERONA VI CONVINCERÀ LA A UN REGALO PER MIA FIGLIA»
LE PAROLE
«Il passato ha lasciato strascichi. E alcuni k.o. hanno tolto sicurezze»
«Manca un’identità? La costruiscono il gruppo compatto e la determinazione»
IL TUTTOFARE DELL’HELLAS A VISO APERTO: «DIPENDE DA NOI RICONQUISTARE LA GENTE LA SQUADRA VUOLE SUPPORTARE GROSSO DANZI È FANTASTICO, CREDA IN SE STESSO»
ESSERE PADRE È LA FELICITÀ. QUESTA CITTÀ È PERFETTA PER DILETTA
LUCA MARRONE MEDIANO/DIFENSORE VERONA
Due anni e mezzo fa arrivò all’Hellas con l’obiettivo (complicatissimo) di supportare il Verona nella rincorsa alla salvezza, in A, poco meno che già retrocesso, dopo una disastrosa andata. Luca Marrone, quest’estate, si è rimesso la maglia gialloblù per centrare la promozione. L’Hellas, intanto, deve uscire dalla crisi che ne ha persino svuotato lo stadio.
Marrone, come avete vissuto il boicottaggio da parte della tifoseria, venerdì con il Palermo?
«Fa male vedere il Bentegodi così. Sappiamo che dobbiamo dare di più. È importante ritrovare un’unità d’intenti con la gente. Averla dalla tua parte ti può dare una spinta fondamentale. Dipende da noi riconquistarla».
Questo Verona è, al momento, al di sotto delle ambizioni. In che modo può riprendersi?
«Non esiste una ricetta che funzioni al 100%. Fondamentale è ritrovare la determinazione. Abbiamo perso alcune partite non meritando. Con più attenzione avremmo potuto comunque muovere la classifica».
I numeri: in 8 partite, una sola vittoria.
«Le sconfitte con Salernitana e Lecce ci hanno tolto qualche sicurezza, perché, nonostante un buon gioco, con 25 tiri in due partite, abbiamo fatto 0 punti e preso 3 gol. Nelle successive giornate c’è stato, è innegabile, qualche passo indietro. L’unica sconfitta brutta sotto tutti i punti di vista è a Brescia».
Prendete sempre gol. Come si corregge questo difetto?
«Si crea e si subisce assieme: questo mi hanno insegnato da quando ho iniziato a giocare a calcio. I gol incassati sono una pecca. Alcuni erano evitabili, altri più fortuiti. Dobbiamo diventare più solidi. E in fretta».
Lei è un insostituibile in questa squadra, ma il Verona ha cambiato uomini e assetto spesso: dov’è l’identità?
«L’identità viene da tutto il gruppo. Da molti addetti ai lavori ho sentito dire che questa rosa è una delle migliori della B, e allora è giusto che si senta protagonista. I giudizi li dettano solo i risultati».
Nasce centrocampista, però da qualche tempo è divenuto difensore. In che posizione ritiene di rendere meglio?
«Fabio Grosso conosce bene le mie caratteristiche. Nell’ultima stagione, a Bari con lui, ho giocato sempre da difensore centrale. Mi trovo bene. Si tratta di interpretare al meglio le varie situazioni».
Col Palermo ha giocato in mezzo, e potrebbe essere così anche a Benevento, considerato il difficile recupero di Colombatto: quali differenze ci sono?
«Emergono quando non siamo in possesso. Da centrocampista è più facile avanzare per andare in pressione. Giocando dietro tocco di più la palla».
In organico c’è un giovane centrocampista, Andrea Danzi. Lei è un veterano del reparto. Che consigli gli dà?
«È un ragazzo fantastico: è cresciuto in questo club e spero possa diventarne il futuro. E lo stesso vale per Kumbulla, Tupta e i tanti giovani che si affacciano alla prima squadra. Ad Andrea posso dire di credere in se stesso: il calcio è fatto di momenti, bisogna imparare ad affrontarli tutti».
Fabio Grosso è in discussione. Come giocatori, in che cosa dovete supportarlo di più?
«Seguendo meglio le sue indicazioni. In campo ci andiamo
noi ed è lì che dobbiamo fare di più: conosco le qualità dei miei compagni».
Dal 2016, che Verona ritrova?
«Quella era una squadra che, a gennaio, impostò un mercato per salvarsi. Non ci riuscì, per quanto nel ritorno abbia fatto anche buone cose. La squadra di adesso è costruita per essere protagonista per l’oggi e per il domani. Il passato ha lasciato qualche strascico. Le vittorie sono l’unica risposta».
Da pochi mesi è papà di Diletta. Cosa significa essere genitore?
«Sono venuto a Verona per rimanerci. È una città stupenda, perfetta per la mia famiglia. Diventare padre è un’emozione incredibile, è la cosa più bella che potesse capitarmi. È la felicità. Essere promossi sarebbe un regalo stupendo per tutti. Soprattutto per Diletta».