La Gazzetta dello Sport

BRAVA ITALBASKET, LO SPIRITO È GIUSTO

La vittoria degli azzurri sulla Lituania

- Di GIORGIO SPECCHIA

Il figlio Brian che dà la vittoria a papà Meo con una tripla a 32 secondi dalla fine. Sembra un film: l’Italia del basket è a un passo dal Mondiale 2019. Sarebbe un traguardo importante dopo tanti, troppi anni di occasioni sfumate. Certo, l’allargamen­to a 32 squadre della fase finale aiuta. Ma l’Olimpiade del 2004 e il Mondiale del 2006 sono due ultime volte da rinverdire presto, magari già domenica vincendo in Polonia. Ormai manca solo l’aritmetica per mettere in mano a Sacchetti il cancellino e pulire la lavagna dei zero in casella: basta un successo in tre partite. Le ripetute eliminazio­ni degli azzurri da Mondiali e Olimpiadi non hanno giovato a un movimento spesso prigionier­o di liti che non portano a nulla. Come quella sui nostri giocatori Nba che, inevitabil­mente, verrà ancora fuori appena si tornerà a parlare di convocazio­ni. Ma questa volta sarà un bel dibattito, perché vorrà dire che il tabù è stato spezzato. Ieri a Brescia la squadra di Sacchetti ha superato una Lituania già qualificat­a, ma ugualmente temibile, con individual­ità sempre difficili da contenere. Questa Nazionale lo ha fatto ed è entrata in partita col piglio giusto, subito tre extraposse­ssi nella prima azione. E un tiro sulla sirena a sigillare il più sette prima dell’intervallo. Sempre in lotta, all’inizio e alla fine. Segno che la tensione non è mai mancata. Adesso è sicuro: ciò che predicano gli allenatori di tutti gli sport, la voglia di vincere e di lottare che non può essere spiegata con uno schema su una lavagnetta, appartiene al Dna di un gruppo di giocatori che magari non è composto da fenomeni, ma indossa la maglia azzurra con orgoglio. Ogni rimbalzo una lotta, ogni palla vacante un’occasione da cogliere. Ecco come si arriva a superare l’imbattuta Lituania e a portarsi a qualche centimetro dalla lontanissi­ma Cina dove, nelle prime due settimane di settembre 2019, gli azzurri torneranno a confrontar­si con il mondo. Per riannodare quel filo spezzatosi nel 2006 proprio contro la Lituania che ci eliminò agli ottavi del Mondiale in Giappone. Era l’Italia di Recalcati, come Sacchetti un’icona del nostro basket. Grandi in azzurro, prima da giocatori e poi da c.t.. Ed è bello, significat­ivo e anche commovente che la vittoria sia arrivata al PalaLeones­sa, nella Brescia di Marco Solfrini, argento con Sacchetti ai Giochi di Mosca nel 1980. Il Doctor J italiano degli anni del basket boom, l’eroe della Pinti Inox che ci ha lasciati troppo presto. E forse Meo, ieri sera, sapeva di avere un uomo in più da schierare. Nemmeno tanto invisibile.

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