IL NINJA DEVE GUARIRE IL TORO DEVE GIOCARE
E’ora che l’Inter entri nella costellazione del Toro. Nainggolan, per guai muscolari e altro, sta trascinando da tempo una condizione imperfetta. Ma il Ninja senza fisicità è come il tiramisù senza mascarpone: che senso ha? Non è Borja che può viaggiare a marce ridotte grazie alle idee e al tocco. Meglio richiamarlo ai box, guarirlo del tutto, riempirlo di energia e intanto lasciare finalmente a Lautaro Martinez l’opportunità di giocare con continuità alcune partite, per dimostrare il suo talento ed entrare più profondamente nell’organismo nerazzurro. A tirare a campare in questo modo si rischia di danneggiare entrambi: Nainggolan perché gioca male, si incupisce e irrita i tifosi che si attendevano molto e oggi faticano a giustificare un investimento da 38 milioni per un 33enne non a chilometro zero; Lautaro perché un 21enne che entra troppo spesso in campo col piumino e l’ombrello cade facilmente in un vortice di pensieri neri.
APRI-CONCERTO Per quantità, ma soprattutto per qualità, il minutaggio del Toro è stato ampiamente inferiore alle attese estive. L’argentino, in campionato (339’) e in coppa (32’), ha giocato meno di Keita (442’, 38’) e di Borja Valero (408’, 141’). In A è stato impiegato quasi solo per far riposare Icardi prima di un match importante, contro avversari non galattici: Sassuolo, Torino, Cagliari, Spal, Genoa, Frosinone. Come una support-band che suona prima del concerto della star. In Champions due comparsate negli incroci con il Barcellona per un totale di un quarto d’ora. Ma, soprattutto, dopo l’infelice esordio col Sassuolo, con curiosa tempestività, fu ritenuto incompatibile con Icardi, se non nell’emergenza di partite disperate. Eppure nei miseri scampoli a disposizione i due argentini, che hanno bella intesa anche fuori, ne hanno combinate di cose buone. Col Torino, Lautaro entrò al 92’ e fece in tempo a servire una palla-gol sprecata da Mauro. Con la Spal, entrò al 77’ e Icardi segnò al 78’. Contro il Barça a San Siro entrò all’85’ e avviò l’azione del pareggio di Mauro. Non così incompatibili, pare.
SCOSSA BUONA Il padre del Toro, dopo l’ennesima bocciatura del figlio, a Londra, ha sbuffato rabbia dalle narici e caricato Spalletti sui social. Luciano non ha mai avuto il pollice verde di un Gasp per i giovani. Ma su Lautaro deve scommettere, anche perché, se vanno ammortizzati i 38 milioni del Ninja, il Toro comunque ne è costati 25. Mica noccioline. Ma soprattutto perché può essere utilissimo in questo momento delicato di primi verdetti importanti. Può dare la scossa buona. Può trascinare con l’entusiasmo giovanile e l’impeto fisico di un ragazzo che sogna; può distrarre le difese, può regalare spazi e palloni all’amico Icardi, visto anche che il letargo creativo di Perisic prosegue profondo. I moduli buoni si trovano: in tandem con Mauro in un solido 4-4-2 o in più ardito 43-1-2, con Vecino e Gagliardini ai lati di Brozo e Joao Mario trequartista; a sostegno di Icardi, al centro di un tridente (4-2-3-1). Tutto ciò non significa bocciare definitivamente Nainggolan, ma soltanto permettergli di tornare il vero Ninja, in grado di pressare anche il portiere e di spaccare chiunque con ripartenze fuoriose. A quel punto potrà rientrare in squadra e non è detto che debba uscire Lautaro. Perché poi il vero compito di un bravo allenatore è quello di far giocare insieme i migliori, come dimostra Allegri. Si può trovare equilibrio anche con più di una punta. C’è chi ci riuscì convincendo Eto’o a fare il terzino. Spesso la parola «equilibrio» è la foglia di fico che copre mancanza di coraggio o di idee. A Wembley ce n’era troppo. A volte, per trovare l’equilibrio giusto bisogna far saltare quello vecchio.