La Gazzetta dello Sport

IL NINJA DEVE GUARIRE IL TORO DEVE GIOCARE

- di LUIGI GARLANDO

E’ora che l’Inter entri nella costellazi­one del Toro. Nainggolan, per guai muscolari e altro, sta trascinand­o da tempo una condizione imperfetta. Ma il Ninja senza fisicità è come il tiramisù senza mascarpone: che senso ha? Non è Borja che può viaggiare a marce ridotte grazie alle idee e al tocco. Meglio richiamarl­o ai box, guarirlo del tutto, riempirlo di energia e intanto lasciare finalmente a Lautaro Martinez l’opportunit­à di giocare con continuità alcune partite, per dimostrare il suo talento ed entrare più profondame­nte nell’organismo nerazzurro. A tirare a campare in questo modo si rischia di danneggiar­e entrambi: Nainggolan perché gioca male, si incupisce e irrita i tifosi che si attendevan­o molto e oggi faticano a giustifica­re un investimen­to da 38 milioni per un 33enne non a chilometro zero; Lautaro perché un 21enne che entra troppo spesso in campo col piumino e l’ombrello cade facilmente in un vortice di pensieri neri.

APRI-CONCERTO Per quantità, ma soprattutt­o per qualità, il minutaggio del Toro è stato ampiamente inferiore alle attese estive. L’argentino, in campionato (339’) e in coppa (32’), ha giocato meno di Keita (442’, 38’) e di Borja Valero (408’, 141’). In A è stato impiegato quasi solo per far riposare Icardi prima di un match importante, contro avversari non galattici: Sassuolo, Torino, Cagliari, Spal, Genoa, Frosinone. Come una support-band che suona prima del concerto della star. In Champions due comparsate negli incroci con il Barcellona per un totale di un quarto d’ora. Ma, soprattutt­o, dopo l’infelice esordio col Sassuolo, con curiosa tempestivi­tà, fu ritenuto incompatib­ile con Icardi, se non nell’emergenza di partite disperate. Eppure nei miseri scampoli a disposizio­ne i due argentini, che hanno bella intesa anche fuori, ne hanno combinate di cose buone. Col Torino, Lautaro entrò al 92’ e fece in tempo a servire una palla-gol sprecata da Mauro. Con la Spal, entrò al 77’ e Icardi segnò al 78’. Contro il Barça a San Siro entrò all’85’ e avviò l’azione del pareggio di Mauro. Non così incompatib­ili, pare.

SCOSSA BUONA Il padre del Toro, dopo l’ennesima bocciatura del figlio, a Londra, ha sbuffato rabbia dalle narici e caricato Spalletti sui social. Luciano non ha mai avuto il pollice verde di un Gasp per i giovani. Ma su Lautaro deve scommetter­e, anche perché, se vanno ammortizza­ti i 38 milioni del Ninja, il Toro comunque ne è costati 25. Mica noccioline. Ma soprattutt­o perché può essere utilissimo in questo momento delicato di primi verdetti importanti. Può dare la scossa buona. Può trascinare con l’entusiasmo giovanile e l’impeto fisico di un ragazzo che sogna; può distrarre le difese, può regalare spazi e palloni all’amico Icardi, visto anche che il letargo creativo di Perisic prosegue profondo. I moduli buoni si trovano: in tandem con Mauro in un solido 4-4-2 o in più ardito 43-1-2, con Vecino e Gagliardin­i ai lati di Brozo e Joao Mario trequartis­ta; a sostegno di Icardi, al centro di un tridente (4-2-3-1). Tutto ciò non significa bocciare definitiva­mente Nainggolan, ma soltanto permetterg­li di tornare il vero Ninja, in grado di pressare anche il portiere e di spaccare chiunque con ripartenze fuoriose. A quel punto potrà rientrare in squadra e non è detto che debba uscire Lautaro. Perché poi il vero compito di un bravo allenatore è quello di far giocare insieme i migliori, come dimostra Allegri. Si può trovare equilibrio anche con più di una punta. C’è chi ci riuscì convincend­o Eto’o a fare il terzino. Spesso la parola «equilibrio» è la foglia di fico che copre mancanza di coraggio o di idee. A Wembley ce n’era troppo. A volte, per trovare l’equilibrio giusto bisogna far saltare quello vecchio.

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