LA GIOVENTÙ VIOLA FA DA OPPOSIZIONE
L’inarrestabile Juve al «Franchi»
L’opposizione alla Juve si spende la carta Fiorentina, a Firenze. Un classico, il «Franchi» è stadio ostile alla Signora.
L’opposizione alla Juve si spende la carta Fiorentina, a Firenze. Un classico, il «Franchi» è stadio ostile alla Signora. Qui l’anti-juventinità si sublima e si fonde con il campanilismo italico. Guelfi e ghibellini, gobbi e antigobbi: a questo siamo ridotti, a sperare che l’Italia dei campanili intralci la marcia trionfale dei bianconeri. In Serie A la Juventus gioca un campionato a parte, contro se stessa, contro il rischio di annoiarsi e di perdere tensione a causa della Champions, il vero obiettivo di stagione. Se il Napoli, club alfiere della resistenza alla dittatura sabauda, si impantana in casa contro il Chievo, è giusto lasciare ogni speranza, noi che tifiamo per un campionato vivo fino all’ultimo. Dicembre sarà mese decisivo: la Juve avrà la Fiorentina oggi, poi l’Inter, il derby contro il Toro, e la Roma e l’Atalanta a cavallo del Natale. Se la Signora facesse percorso netto, all’inizio dell’anno nuovo la lotta per lo scudetto sarebbe finita, a meno di un’(in)consapevole autodistruzione dei bianconeri.
Oggi un pezzo d’Italia confiderà nella beata gioventù dei viola. La Fiorentina è la squadra più «verde» del torneo, con i suoi 24 anni e un mese di età media. La Juve, con 28 anni e tre mesi, è incollata all’Inter (28,4) e non è distante dal Cagliari (28,8), che ha la rosa più vecchia. La Fiorentina è giovane per spirito e per codice genetico. Nel 1969 vinse il suo secondo scudetto e l’impresa è rimasta negli annali alla voce «Fiorentina yéyé», laddove «yéyé» sottolinea l’anima ribelle dei vincitori, come la musica dei ragazzi dell’epoca. La Fiorentina di Pioli è piena di giocatori nati dalla metà degli anni Novanta in poi, abbonda di freschezza e difetta di esperienza, vive di alti e bassi e gode di una classifica in linea: 18 punti, meno della metà della capolista, che ne ha 37. La Fiorentina è un laboratorio di futuro, la Juve è radicata nel presente. Servirebbero una fuga in avanti di Chiesa e quattro passi sulla luna di Simeone. Sempre che Bernardeschi, al rientro dall’infortunio, non si alzi dalla panchina e faccia valere la spietatezza che ogni ex cova in cuor suo. Ai ragazzi in viola basta poco per esaltarsi e ancora meno per deprimersi: è probabile che la gara viva di folate e che a risolverla, in un senso o nell’altro, siano i saliscendi dei Pioli-boys.
Per ultimo, l’argomento più spinoso. Nicola Rizzoli ha designato Daniele Orsato. L’arbitro di Schio dirigerà per la prima volta una partita della Juve, dopo il famigerato InterJuventus della scorsa primavera. Nel campionato in corso Orsato ha arbitrato sei incontri di seconda o terza fascia. Rizzoli avrebbe potuto riproporre Orsato sulla Juve in 90 minuti più tranquilli, per esempio la settimana scorsa contro la Spal. Ha scelto un appuntamento impervio e si è preso una bella responsabilità. Non l’ha fatto per provocare, ma per offrire all’ex collega l’occasione del grande riscatto. Ci auguriamo di cuore che la partita fili via liscia e che non offra episodi troppo interpretabili sull’uno e sull’altro versante. Un Orsato-bis... No, non ci vogliamo neppure pensare.