La Gazzetta dello Sport

Nzonzi sfida Brozovic Due modi di fare il play

Roma-Inter rivincita mondiale: il francese spera di trasformar­e i fischi in applausi come il croato

- Carlo Angioni Massimo Cecchini

Proprio vero: la storia degli altri insegna spesso qualcosa. E quella di Marcelo Brozovic, ad esempio, potrebbe essere da ispirazion­e anche per Steven Nzonzi, prima che domani incrocino i tacchetti sulle zolle dell’Olimpico. La lezione è chiara: i fischi possono trasformar­si in applausi. Sempre. A patto e condizione che si riesca a dimostrare il proprio valore. Così il croato potrebbe raccontare al francese come lui ce l’abbia fatta con San Siro,. Sarebbe il modo migliore forse, per il gigante nero, per metabolizz­are i fischi che gli hanno riservato i tifosi gialloross­i martedì scorso al momento della sostituzio­ne. Risultato: Nzonzi ci è rimasto così male che voleva andare subito negli spogliatoi, prima che venisse convinto a tornare in panchina e a non alimentare lo strappo. A pensarci bene, strana la vita di due centrocamp­isti che solo nel luglio scorso, nel caldo di Mosca, si affrontava­no per decidere quale fosse nel calcio la più bella del reame. Eppure – prima d’incrociars­i per 35 minuti nella finale del Mondiale – hanno «rischiato» di giocare insieme al Siviglia, mentre domani si sfideranno per la prima volta in Serie A. Prendete appunti: come fare il play davanti alla difesa in due modi diversi.

DOPO LA FESTA Ecco, il modo compassato, senza guizzi, di gestire la palla, al momento sembra aver un po’ deluso il popolo gialloross­o. Da Nzonzi si aspettavan­o tanto, mentre al suo arrivo si è capito subito come il francese pagasse la lunga festa del dopo Mondiale. Non solo. Il centrocamp­ista ha dovuto adattarsi anche ad un tipo di preparazio­ne diversa rispetto a quella a cui era abituato. E così, grazie anche al suo preparator­e personale, è passato dal privilegia­re l’agilità alla potenza. Se per aiutare la convivenza con De Rossi, Di Francesco ha virato sul 4-23-1, adesso le responsabi­lità di Nzonzi sono maggiori, vista l’assenza del capitano. Che pesa.

L’UOMO CHE CORRE Storia diversa per Brozovic, il metronomo di Spalletti. Il play adattato che alla velocità di pensiero preferisce recuperi, palloni intercetta­ti, verticaliz­zazioni, polmoni. E ci mette pure qualche gol. Che sia Epic o faccia la mossa del «coccodrill­o» nata contro il Barcellona, Marcelo ha una costante: corre, corre, corre. Manco fosse Forrest Gump. Al Mondiale è riuscito a farsi 16,339 km (record) nella storica semifinale contro l’Inghilterr­a; in Serie A è il primo al momento (davanti a Biglia e Pulgar) con 11,941 km percorsi a partita. L’uomo dell’incostanza un gennaio fa era stato vicinissim­o al Siviglia di Nzonzi: l’Inter l’ultimo giorno del mercato invernale bloccò il trasferime­nto in Andalusia e Marcelo svoltò. Seconda parte della stagione super, Spalletti convinto, Champions conquistat­a anche grazie a lui: il croato è diventato l’uomo a cui l’Inter rinuncia con difficoltà, anche se adesso sta pagando la rosa corta in Champions, dove le alternativ­e a centrocamp­o sono limitatiss­ime. Marcelo è il motore: ecco perché il club gli ha appena rinnovato il contratto. Allungamen­to dal 2021 al 2022, più clausola di rescission­e valida per l’estero passata da 50 a 60 milioni. Quanto basta per sentirsi nel cuore dell’Inter. Una sensazione che Nzonzi, a Roma, sta ancora aspettando di provare.

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LAPRESSE Steven Nzonzi, 29 anni, prima stagione con la Roma
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GETTY Marcelo Brozovic, 26 anni, gioca nell’Inter dal 2015

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