Juve, la regina in trasferta Chiesa e Simeone ci provano
Bianconeri mai k.o. fuori casa nel 2018, unici nelle leghe top d’Europa Renzi il super-tifoso: «Fiorentina mia, vinci e salviamo il campionato»
CHE SQUADRA L’Allianz è un valore aggiunto, ma Allegri ha una soluzione per ogni stadio
Quella di Firenze resta una delle gare esterne più difficili di tutta la stagione
Nel 2018 vanta 18 successi e zero k.o. lontano da casa Le perle dei bianconeri a Londra e a Milano con l’Inter Oggi contro i viola la possibilità di allungare la striscia
«La perfezione non esiste e nemmeno la voglio». Massimiliano Allegri lo ha ripetuto ieri e avrebbe ragione da vendere in un calcio che vive anche di episodi. Però deve fare i conti con un esercito di numeri che cerca di confutare le sue tesi.
PERCORSO NETTO Quando nel 2048 i quarantenni di oggi racconteranno di quella Juventus che per quasi tutto il secondo decennio del terzo millennio costrinse le rivali a giocare per il secondo posto, si sottolineerà il ruolo dello Stadium. Ma questo 2018 che si avvia alla conclusione ci lascerà in eredità statistiche difficilmente ripetibili lontano da Torino. Quando mancano le partite con Fiorentina, Young Boys, Torino e Atalanta, la Juventus è imbattuta in trasferta. In campionato ha conquistato 13 vittorie e 3 pareggi, se allarghiamo il dato a Champions e Coppa Italia si sale a 18-3. La Juve è l’unica squadra senza sconfitte se consideriamo i 5 campionati più importanti. Nessuno la batte per punti ottenuti. Il Bayern Monaco vince 61 a 57 includendo tutte le competizioni, giocando però 24 partite contro 21.
SCALPI PESANTI Dal 2012 a oggi, i bianconeri non hanno mai concluso 12 mesi di trasferte senza nemmeno una sconfitta. City, Tottenham, Psg e Bayern, seconde in questa classifica, hanno perso 3 partite a testa. Rispetto a sei stagioni fa, il valore della rosa della Juventus è aumentato in maniera esponenziale. Ma non basta la plateale differenza negli organici a spiegare il rendimento lontano dallo Stadium. Allegri sottolinea che l’arrivo di Cristiano ha alzato ancora di più il tasso di autostima. Il processo ha però radici lontane: il nucleo storico ha aumentato la fiducia anno dopo anno, trofeo dopo trofeo. I Buffon, i Bonucci, i Chiellini, c’erano ben prima che Marotta e Paratici iniziassero a portare un campione dietro l’altro a Torino. A quell’atavica fame di vittorie che è nel Dna bianconero, si accompagna la capacità di soffrire e saper reagire. La Juve del 2018 ha vinto 3-1 al Santiago Bernabeu dopo aver perso in casa 3-0: il 90% delle altre squadre sarebbero andate in Spagna in gita. Quella qualificazione alle semifinali di Champions sfumata per un rigore discutibile è stata la più nobile di molte imprese: in campionato Firenze, derby in casa del Toro, Lazio all’Olimpico, Inter a San Siro nel 3-2 che è valso l’ultimo scudetto. Senza dimenticare la bella rimonta di Wembley col Tottenham e le prestazioni di questa Champions al Mestalla col Valencia e a Old Trafford.
VERSATILITÀ La Juve 2018-19 ha la miglior rosa d’Europa secondo molti. E aggiunge anche la capacità di criptare il segnale del suo gioco. Affronta squadre fisiche e difensive? Le batte con il talento. Sfida avversarie tecnicamente pregiate che attaccano con molti uomini? Tiene alta la soglia dell’attenzione quando difende, poi fa male ribaltando l’azione. Soprattutto la capacità di ripartire è sempre presente nonostante una maggior tendenza a comandare il gioco. E nelle partite in trasferta è decisiva.
SGAMBETTO Oggi però la Juve trova una rivale imbattuta al Franchi, dove ha segnato 14 gol subendone 3. Firenze è città di grandi registi, da Franco Zeffirelli al re della commedia Neri Parenti. E tutti in città hanno voglia di guardarsi il film, durata 90’ o poco più, che sporca il record della Juve. Perché ai fiorentini, se possibile, la Signora corazzata CR7 sta ancora più antipatica.