IL DIAVOLO VESTE BRITISH
S’insedia il Ceo Gazidis (ex Arsenal) E per il mercato la società guarda alla Premier: Fabregas e uno tra Christensen e Cahill. Oltre a Ibra
Per i nostalgici, è in qualche modo un filo rosso che si ricongiunge a Kilpin, il fondatore. Per quelli più pratici, si tratta semplicemente di un super manager a cui è chiesto un compito banalissimo: permettere al Milan di tornare nell’Olimpo del calcio europeo facendo crescere i ricavi. Da qualsiasi lato la si osservi, comunque, da oggi il club rossonero parla ancora più inglese: dopo l’avvento di Elliott – il cui quartier generale è a New York, mentre nella sede di Londra opera Gordon Singer, figlio del fondatore Paul –, scocca l’ora di Ivan Gazidis, neo amministratore delegato. La carta d’identità dice Johannesburg, quindi Sud Africa, ma 50 dei suoi 54 anni sono trascorsi fra Inghilterra e Stati Uniti, con gli ultimi dieci passati a Londra alla guida dell’Arsenal. Se poi a tutto ciò aggiungiamo che lo sguardo di Leonardo e Maldini, in tempi di stringenti necessità di mercato, si sta (nuovamente) orientando in particolar modo sulla capitale del Regno Unito, sponda Chelsea – Christensen, Cahill, Fabregas –, ecco servito un Milan perfettamente british style.
NOMINA Gazidis è l’ultimo grande tassello che mancava ai piani alti di via Aldo Rossi. Il vero motore che dovrà mandare a regime il club anche perché, come ha sempre sottolineato Scaroni,
non era pensabile che il presidente conservasse tutte le deleghe troppo a lungo. Scaroni, quindi, gli consegnerà l’operatività all’interno del club, tornando a fare il presidente super partes, come piace a lui. Il primo giorno effettivo di insediamento è oggi, come recita il comunicato della società rossonera datato 18 settembre, anche se la nomina formale spetterà all’assemblea dei soci in programma mercoledì 5 dicembre. In realtà Gazidis si sta muovendo dietro le quinte da diverse settimane. A inizio novembre ha preso possesso in pianta stabile del suo ufficio – lo stesso appartenuto a Fassone – al quarto piano di via Aldo Rossi, dopo aver fatto spesso spola con Londra. Sta studiando l’italiano ed evidentemente uno dei problemi maggiori sarà rapportarsi con dinamiche lavorative molto diverse da quelle inglesi, in un calcio decisamente più povero. Possibile, probabile, che porti con sé qualche figura di fiducia. Una potrebbe essere Michael Gandler, che a metà novembre si è dimesso dall’Inter, dove ricopriva il ruolo di Chief Revenue Officer (in pratica l’uomo delle entrate).
SPINTA La prima missione di Gazidis infatti sarà incrementare i ricavi perché, come aveva sottolineato Scaroni, il neo a.d. «dovrà essere una figura con una fortissima connotazione commerciale» in grado di far schiodare il club da quei 210 milioni circa di fatturato che non crescono da quindici anni. D’altra parte è questo il suo biglietto da visita, dopo aver trasformato l’Arsenal in uno dei club più ricchi e appetibili per gli sponsor del mondo. Il Milan si attende che Gazidis dia una forte spinta al club negli sponsor, migliorando i termini con quelli attuali e portandone di nuovi. Le sue tappe di insediamento, dopo l’assemblea di mercoledì, procederanno con le visite ufficiali in loco di tutte le strutture (come Milanello e il Vismara) e la conoscenza di tutti i dipendenti a cui seguiranno riunioni con i capi area e la presentazione alla squadra. Il suo focus quindi graviterà fra il commerciale, il faldone stadio e l’area istituzionale relativa alla Uefa, anche perché Gazidis fa parte di diversi organi direttivi del calcio europeo.
CONTI Dicembre, poi, sarà anche il mese del verdetto di Nyon: il Diavolo che ha cambiato pelle è stato decisivo anche per cambiare il verdetto precedentemente emesso. Il Tas, molto più della camera giudicante, ha fatto affidamento sulla solidità e autorevolezza di Elliott. Il fondo ha la stessa necessità dell’Uefa: l’organo di controllo finanziario dei club impone ai rossoneri di scontare una pena per la violazione del triennio precedente e di rientrare dal passivo (il segno meno nel bilancio non deve superare i trenta milioni) nei prossimi tre anni. Elliott vuole lo stesso: risanare i conti del club e poi creare valore, come da prassi dell’hedge fund. Per poterlo fare in tempi brevi il club, e il suo padrone, confidano in una penitenza che non sia eccessivamente gravosa: si creerebbe altrimenti un cortocircuito economico e legale, con il Milan di nuovo pronto a far appello a Losanna. La società confida in un’ammenda ragionevole, che permetta di essere scontata parallelamente allo sviluppo del business plan rivisto da Gazidis. Le colpe del passato influiranno dunque sui calcoli futuri: a maggior ragione se l’Uefa imponesse al club – in sostituzione della multa – una catena di step a cui attenersi. Una serie di parametri da rispettare nei mesi a venire per evitare nuove condanne: una sorta di pena con la condizionale. Se il Milan rispetterà la scaletta non verrà condannato, viceversa sarebbe costretto alla sanzione. In ogni caso, con le verifiche Uefa che si riproporranno nel 2021, è d’obbligo la ricerca di un bilancio virtuoso. Passato, presente e futuro si intersecano perfettamente con l’apertura della prossima sessione di mercato: il club deve conoscere l’entità dell’ammenda per poter poi stanziare il budget della campagna acquisti.
LA SITUAZIONE Probabile un altro nuovo ingresso in società: Michael Gandler, uomo delle finanze nerazzurre portato da Thohir
Modello Arsenal con il nuovo a.d. rossonero: dovrà aumentare i ricavi fermi da 15 anni. Anche per questo il club auspica la clemenza dell’Uefa