La Gazzetta dello Sport

IL DIAVOLO VESTE BRITISH

S’insedia il Ceo Gazidis (ex Arsenal) E per il mercato la società guarda alla Premier: Fabregas e uno tra Christense­n e Cahill. Oltre a Ibra

- Alessandra Gozzini Marco Pasotto MILANO

Per i nostalgici, è in qualche modo un filo rosso che si ricongiung­e a Kilpin, il fondatore. Per quelli più pratici, si tratta sempliceme­nte di un super manager a cui è chiesto un compito banalissim­o: permettere al Milan di tornare nell’Olimpo del calcio europeo facendo crescere i ricavi. Da qualsiasi lato la si osservi, comunque, da oggi il club rossonero parla ancora più inglese: dopo l’avvento di Elliott – il cui quartier generale è a New York, mentre nella sede di Londra opera Gordon Singer, figlio del fondatore Paul –, scocca l’ora di Ivan Gazidis, neo amministra­tore delegato. La carta d’identità dice Johannesbu­rg, quindi Sud Africa, ma 50 dei suoi 54 anni sono trascorsi fra Inghilterr­a e Stati Uniti, con gli ultimi dieci passati a Londra alla guida dell’Arsenal. Se poi a tutto ciò aggiungiam­o che lo sguardo di Leonardo e Maldini, in tempi di stringenti necessità di mercato, si sta (nuovamente) orientando in particolar modo sulla capitale del Regno Unito, sponda Chelsea – Christense­n, Cahill, Fabregas –, ecco servito un Milan perfettame­nte british style.

NOMINA Gazidis è l’ultimo grande tassello che mancava ai piani alti di via Aldo Rossi. Il vero motore che dovrà mandare a regime il club anche perché, come ha sempre sottolinea­to Scaroni,

non era pensabile che il presidente conservass­e tutte le deleghe troppo a lungo. Scaroni, quindi, gli consegnerà l’operativit­à all’interno del club, tornando a fare il presidente super partes, come piace a lui. Il primo giorno effettivo di insediamen­to è oggi, come recita il comunicato della società rossonera datato 18 settembre, anche se la nomina formale spetterà all’assemblea dei soci in programma mercoledì 5 dicembre. In realtà Gazidis si sta muovendo dietro le quinte da diverse settimane. A inizio novembre ha preso possesso in pianta stabile del suo ufficio – lo stesso appartenut­o a Fassone – al quarto piano di via Aldo Rossi, dopo aver fatto spesso spola con Londra. Sta studiando l’italiano ed evidenteme­nte uno dei problemi maggiori sarà rapportars­i con dinamiche lavorative molto diverse da quelle inglesi, in un calcio decisament­e più povero. Possibile, probabile, che porti con sé qualche figura di fiducia. Una potrebbe essere Michael Gandler, che a metà novembre si è dimesso dall’Inter, dove ricopriva il ruolo di Chief Revenue Officer (in pratica l’uomo delle entrate).

SPINTA La prima missione di Gazidis infatti sarà incrementa­re i ricavi perché, come aveva sottolinea­to Scaroni, il neo a.d. «dovrà essere una figura con una fortissima connotazio­ne commercial­e» in grado di far schiodare il club da quei 210 milioni circa di fatturato che non crescono da quindici anni. D’altra parte è questo il suo biglietto da visita, dopo aver trasformat­o l’Arsenal in uno dei club più ricchi e appetibili per gli sponsor del mondo. Il Milan si attende che Gazidis dia una forte spinta al club negli sponsor, migliorand­o i termini con quelli attuali e portandone di nuovi. Le sue tappe di insediamen­to, dopo l’assemblea di mercoledì, procederan­no con le visite ufficiali in loco di tutte le strutture (come Milanello e il Vismara) e la conoscenza di tutti i dipendenti a cui seguiranno riunioni con i capi area e la presentazi­one alla squadra. Il suo focus quindi graviterà fra il commercial­e, il faldone stadio e l’area istituzion­ale relativa alla Uefa, anche perché Gazidis fa parte di diversi organi direttivi del calcio europeo.

CONTI Dicembre, poi, sarà anche il mese del verdetto di Nyon: il Diavolo che ha cambiato pelle è stato decisivo anche per cambiare il verdetto precedente­mente emesso. Il Tas, molto più della camera giudicante, ha fatto affidament­o sulla solidità e autorevole­zza di Elliott. Il fondo ha la stessa necessità dell’Uefa: l’organo di controllo finanziari­o dei club impone ai rossoneri di scontare una pena per la violazione del triennio precedente e di rientrare dal passivo (il segno meno nel bilancio non deve superare i trenta milioni) nei prossimi tre anni. Elliott vuole lo stesso: risanare i conti del club e poi creare valore, come da prassi dell’hedge fund. Per poterlo fare in tempi brevi il club, e il suo padrone, confidano in una penitenza che non sia eccessivam­ente gravosa: si creerebbe altrimenti un cortocircu­ito economico e legale, con il Milan di nuovo pronto a far appello a Losanna. La società confida in un’ammenda ragionevol­e, che permetta di essere scontata parallelam­ente allo sviluppo del business plan rivisto da Gazidis. Le colpe del passato influirann­o dunque sui calcoli futuri: a maggior ragione se l’Uefa imponesse al club – in sostituzio­ne della multa – una catena di step a cui attenersi. Una serie di parametri da rispettare nei mesi a venire per evitare nuove condanne: una sorta di pena con la condiziona­le. Se il Milan rispetterà la scaletta non verrà condannato, viceversa sarebbe costretto alla sanzione. In ogni caso, con le verifiche Uefa che si riproporra­nno nel 2021, è d’obbligo la ricerca di un bilancio virtuoso. Passato, presente e futuro si intersecan­o perfettame­nte con l’apertura della prossima sessione di mercato: il club deve conoscere l’entità dell’ammenda per poter poi stanziare il budget della campagna acquisti.

LA SITUAZIONE Probabile un altro nuovo ingresso in società: Michael Gandler, uomo delle finanze nerazzurre portato da Thohir

Modello Arsenal con il nuovo a.d. rossonero: dovrà aumentare i ricavi fermi da 15 anni. Anche per questo il club auspica la clemenza dell’Uefa

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GETTY IMAGES Fumo di LondraDa sinistra in senso orario: Gazidis, Cahill, Christense­n e Fabregas: il nuovo Milan guarda a Londra
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