Spirito comune Prima i sorrisi poi i malintesi
Luciano e la sua seconda Roma è uno spaziotempo tra due inviti a cena con James Pallotta. Il primo a Miami, gennaio 2016, con il sorriso che non nascondeva la voglia di «completare il lavoro lasciato in sospeso», nel giorno della ciambella di salvataggio lanciata a una Roma che stava affondando con Rudi Garcia. E il secondo in via Veneto – marzo 2017 – con conto pagato (dall’allenatore) e conto presentato, ovvero i saluti neppure un anno e mezzo dopo, la conferma a voce di quanto il presidente sapeva già, ovvero che il tecnico sarebbe andato via. Poi l’Inter, un’altra storia, il Duomo e il Bosco Verticale. Steven Zhang e la Cina tutta, molto più dell’America che non ha trovato a Roma.
RAPPORTO Spalletti e Pallotta hanno molte consonanti in comune e una comune propensione per dichiarazioni poco banali. Quelle di Pallotta su Spalletti sono in generale sempre state «buoniste«, non fosse altro perché il tecnico ha raddrizzato una stagione – la 2015-16 – che stava andando a rotoli. Di più, per dirla alla Pallotta: «Io non l’ho mai criticato, perché mi ha salvato il c... la prima stagione e pure la seconda». Chiaro, mica storie. E ancora: «Luciano è un uomo molto complicato, ma anche un genio, un tipo molto creativo. Sapevamo che sarebbe andato via molto tempo prima di ufficializzarlo». Troppa distanza di vedute, troppe incomprensioni, figlie di promesse che il presidente Usa aveva fatto all’allora allenatore della Roma. Promesse – in termini di mercato e di gestione tecnica, non solo in riferimento al caso Totti – che Pallotta non è riuscito a mantenere. E forse è per questo che alcune successive dichiarazioni di Pallotta relative al tecnico sono state meno dolci: «Spalletti aveva un rapporto difficile con i media, ci pensava spesso. Io andavo nel suo ufficio e dicevo “Luciano come va oggi?”, poi uscivo e andavo da qualcuno a chiedere “cosa pensi che significhi quello che mi ha detto l’allenatore?”. Io lo amavo, ma la stampa lo ha fatto impazzire. Voleva solo litigare con loro». Ora lassù, dal Bosco Verticale, l’aria è decisamente più leggera.