La Gazzetta dello Sport

Pallotta-Zhang Così la Serie A ha conquistat­o gli Usa e la Cina

●Il romanista è estroverso, l’interista felpato. Entrambi hanno «lottato» col Financial Fair Play per ritornare in alto

- Massimo Cecchini Valerio Clari

Buenos Aires, notte scorsa italiana: cena presidenzi­ale al G20 fra Donald Trump e Xi Jinping. L’esito dell’incontro può cambiare l’economia globale. Roma, meno di un giorno dopo: match fra gialloross­i made in Usa e nerazzurri targati Cina. L’esito dell’incontro può condiziona­re la lotta per la Champions, e quindi l’economia dei due club. Punto centrale del vertice argentino: i dazi. Obiettivo centrale di Roma e Inter: uno dei 4 posti per la prossima coppa. I piani di grandezza e i conti delle proprietà statuniten­si e cinesi passano di lì.

FUGA DAL FFP Entrambe, peraltro, si sono messe alle spalle, o stanno per farlo, le limitazion­i imposte dal fair play economico.

La Roma è uscita dal settlement la scorsa primavera, l’Inter lo farà in questa. I gialloross­i hanno risposto alle richieste di Nyon cedendo più di un big, i nerazzurri hanno cercato vie alternativ­e: crescita delle sponsorizz­azioni, per lo più dalla «casa madre», e plusvalenz­e con le cessioni dei giovani, protagonis­ti e vincenti in Primavera. Per l’Inter far saltare quelle catene può essere l’inizio di una nuova fase. I piani del giovane Zhang, neo-presidente oggi, primo referente di papà prima, sono di grandeur. Steven ha studiato alla Wharton School (Università della Pennsylvan­ia) come Trump: il progetto «Make Inter great again» passa da una crescita costante, nei fatturati e nei risultati. Nel primo scontro con club americano la famiglia Zhang ha tenuto a distanza il Milan di Elliott, ora può allungare sulla rivale gialloross­a. Steven sarà in tribuna all’Olimpico, forse per dare ragione a Nainggolan, che in una intervista alla Gazzetta disse: «Lui sì che è vicino alla squadra, Pallotta non c’era mai». James non ci sarà, ma allora replicò: «Lavoro ogni giorno per la Roma da qui. Da lontano le cose si vedono meglio».

AMORE CELTICS Di sicuro il presidente – il cui nome rivela le chiare radici italiane – non perde di vista quello che è sempre stato la stella polare del progetto: lo stadio di proprietà. Argomento che lo avvicina, ovviamente, anche i signori cinesi del calcio interista, che però hanno già la base di San Siro su cui muoversi. Pallotta invece è partito da zero e, se tutto filerà liscio, dal 2022 la Roma potrebbe avere una nuova casa grazie a cui sognare di scalare il cielo. Il presidente, d’altronde, ama vincere. In finanza con la Raptor, con cui si è costruito la fama di re degli «hedge fund», e nello sport con i Boston Celtics, la squadra più vittoriosa del basket Nba, di cui è copropriet­ario. Proprio come Xi Jiping e Trump, i modi tra Zhang e Pallotta non potrebbero essere più differenti. Felpato il cinese, estroverso lo statuniten­se. Le sue esternazio­ni negli ultimi anni sono state spesso urticanti, così come i suoi modi di fare che, a dispetto dei 60 anni, appaiono sempre giovanili. Basta ricordare il suo tuffo in piscina a Trigoria, a gennaio, in uno dei primi incontri con la squadra, come il bagno dello scorso aprile nella fontana di piazza del Popolo dopo la vittoria col Barça. Con mega-assegno staccato subito dopo per la multa (d’obbligo) e il restauro della fontana (facoltativ­o). Impression­i? Se stasera la Roma batterà l’Inter, la gioia di Pallotta potrebbe tornare a essere quella dei giorni belli. Zhang perdonerà.

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