La Gazzetta dello Sport

«PARMA DI EROI, MILAN MIGLIORE A ENTRAMBE HO REGALATO BEL GIOCO»

«GLI EMILIANI MI STUPISCONO COME QUANDO LI ALLENAVO IO: È L’AMBIENTE IDEALE PER I GIOVANI. BRAVO GATTUSO: HA RIPORTATO IL SENSO DI APPARTENEN­ZA»

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che mi danno i giocatori”. Appena arrivato a Milanello, con Pincolini, concordai di diminuire i carichi di lavoro del 20%. “Questi non sono abituati: se li alleniamo come a Parma, li ammazziamo”».

Se il Milan è stato il suo palcosceni­co, che cosa ha rappresent­ato Parma?

«Mi sbalordì subito, e mi sbalordisc­e ancora ogni volta che ci torno, il grado di civiltà, di educazione e di rispetto. Pensai: qui hanno pazienza, qui ti aspettano, qui si può programmar­e e fare calcio senza buttare via i soldi. È il luogo ideale per far crescere i giovani».

Lei, a Parma, ha lavorato anche da dirigente.

«Prima sono tornato come allenatore nel 2001, anche se avevo giurato che non sarei mai più andato in panchina. Ma per il Parma sono venuto meno al giuramento quando il cavalier Tanzi mi ha chiamato. E poi ho fatto il direttore tecnico e gestito un periodo delicato, quello successivo al crac Parmalat».

Dai Dilettanti al sesto posto in Serie A in soli tre anni: anche il Parma di oggi stupisce.

«Una cavalcata meraviglio­sa, successi tutti meritati. Il fatto è che Parma è una città di persone di alto livello, con idee chiare e ora raccolgono i frutti del lavoro. Non sprecano risorse economiche, non sbandieran­o grandi ambizioni: fanno il passo secondo la lunghezza della gamba. Bravi. Adesso non resta che migliorare il settore giovanile e affidarsi a istruttori validi per costruire nuovi calciatori».

Che ne pensa D’Aversa? dell’allenatore

«Ha fatto risultati importanti e di questo gli va dato merito. Io amo di più gli allenatori che chiedono alle loro squadre di impossessa­rsi del gioco, si sa, ma non si può negare che D’Aversa abbia fatto grandissim­e cose. La squadra è costruita benissimo, Inglese e Gervinho si integrano alla perfezione. È vero che giocano molto sul contropied­e, ma sono proprio una squadra di eroi: tutti danno il 200%, si sacrifican­o, lottano. Gente perbene che merita il posto che si è conquistat­o».

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SU RINO GATTUSO ALLENATORE DEL MILAN

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Arrigo Sacchi, 72 anni, doppio ex della sfida di oggi e c.t. azzurro dal 1991 al 1996 BOZZANI

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