La Gazzetta dello Sport

De Zerbi e il caso Foggia: «Io non sono manovrabil­e»

●Il tecnico neroverde nominato a margine dall’inchiesta va all’attacco: «Non mi fa dormire vedermi nel tritacarne»

- Stefano Fogliani SASSUOLO

Già la sconfitta di Parma, con un Sassuolo, parole sue, «soft» consegnato­si agli avversari, ne aveva agitato le notti. «Ma vedermi nel tritacarne – ammette Roberto De Zerbi – mi toglie il sonno, anche perché ho la coscienza pulita». Il tritacarne in oggetto non è, però, la gara che un Sassuolo reduce da 6 punti in 7 gare gioca contro l’Udinese, cercando quella vittoria casalinga che manca da settembre, ma piuttosto l’inchiesta della Dda di Bari nelle cui carte compare anche il nome del tecnico neroverde.

I FATTI La vicenda risale a quando De Zerbi era allenatore del Foggia: lui, gli ex dirigenti rossoneri e il ds Giuseppe di Bari, avrebbero subito le pressioni dei clan in ordine all’ingaggio di due giocatori, tra cui il figlio di un boss, «non dotati – scrive la Dda - di qualità sportive significat­ive». Non ci sta, come ovvio, De Zerbi, che chiede di essere ascoltato quanto prima dagli inquirenti, respinge ogni addebito. «Già una volta mi hanno messo in mezzo e ne sono uscito pulito, senza se e senza ma, e senza patteggiar­e», ha detto ieri in conferenza stampa ricordando un’altra vicenda estiva, legata pure quella al suo biennio da tecnico del Foggia, che lo vide assolto con formula piena. «Anche questa volta ho la coscienza pulita, ma non mi basta, e ai miei legali ho dato mandato di chiarire quanto prima la mia posizione. Tengo al mio nome e al mio cognome, devo rispetto alla mia famiglia e alla società per cui lavoro», dice De Zerbi, che fa il punto sugli addebiti mossi nei suoi confronti.

SONO PULITO «Chi mi conosce, e a Foggia mi conoscono bene, sa che non sono manovrabil­e né sono mai stato manovrato, e non ho mai accettato imposizion­i». A Foggia, rivendica, «ho fatto l’allenatore, ho portato trentamila persone in uno stadio in cui prima di me andavano in tremila, e sono stato mandato via perché con la società c’erano visioni diverse su tutto». Non manovrabil­e, appunto, né manovrato e quanto ai due giocatori-cardine dell’inchiesta, «uno non lo conosco, l’altro - spiega De Zerbi dalla Juniores è stato aggregato alla prima squadra insieme ad altri giovani per avere 20 giocatori di movimento a disposizio­ne, ha giocato 9’ l’ultima partita della stagione e l’anno dopo è andato in prestito». Chiede di essere ascoltato in Procura, il tecnico del Sassuolo e tramite una nota dei suoi legali contesta fermamente «le sommarie valutazion­i, riguardant­i la mia persona e la mia profession­alità, riportate da organi di Stampa, in merito alle indagini della DDA che hanno determinat­o i provvedime­nti del GIP di Bari».

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Roberto De Zerbi, 39 anni

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