La Gazzetta dello Sport

Ma Spalletti: «Su Icardi era rigore»

●Il tecnico: «Manolas gli dà una tranvata... Totti non l’ho fatto smettere e non l’ho cacciato da Trigoria»

- Vincenzo D’Angelo ROMA

● Keita Balde, 23 anni, segna di stinco il primo vantaggio nerazzurro: tra Lazio e Inter, il senegalese ha realizzato 11 gol nelle ultime 10 presenza da titolare in Serie A Il romanista Kostas Manolas e l’interista Mauro Icardi dopo lo scontro sul quale ha recriminat­o Spalletti Il rigore calciato da Aleksandar Kolarov, 33 anni, gonfia la rete della porta difesa da Handanovic: è il gol del definitivo 2-2 dell’Olimpico AP/LAPRESSE

Un bacio al campo prima della ricognizio­ne, forse per scaramanzi­a. Ma magari anche perché sì, in fondo, questa resterà sempre casa sua, come ha sottolinea­to più volte con orgoglio e rispetto Luciano Spalletti. Malgrado tutto. Malgrado i fischi di un pubblico per cui la ferita brucia ancora, soprattutt­o per come è finita l’avventura del simbolo della Roma degli ultimi trenta anni.

IO E TOTTI Già, il rapporto con Francesco Totti ha segnato le carriere di entrambi. Fu lui a inventarlo centravant­i implacabil­e. E fu lui a cominciare il cammino di «detottizza­zione» della Roma. Ma ieri Spalletti ha voluto puntualizz­are la sua visione di tutto. Prima con una velata battuta sul caso Lautaro («sono abbastanza vaccinato io ai familiari che mi criticano», ha detto ricordando quando Ilary Blasi, moglie di Totti, lo attaccò definendol­o «un piccolo uomo»), poi entrando nel dettaglio del rapporto con Francesco: «Lo avrei salutato volentieri. Però lasciatemi dire due cose, perché ci sono due grandi errori. Punto primo, io non l’ho mai fatto smettere come dice qualcuno. La società sapeva da inizio stagione che sarebbe stato il mio ultimo anno a Roma, quindi lui avrebbe potuto continuare. Invece ha deciso di smettere». Punto due, forse il momento del definitivo strappo: «Io non l’ho mai mandato via da Trigoria, quel giorno (prima di un Roma-Palermo, ndr) gli ho detto che non lo avrei portato in panchina, non di andarsene a casa. E c’erano i testimoni anche della società. Fu lui a decidere di abbandonar­e il ritiro e di andarsene a casa».

PARI GIUSTO Stop. Ma il rapporto con i «10» e le famiglie non è certo finito a Roma. Così si è tornato a parlare di Lautaro: «Poverino, lui ci è rimasto male però è stato bravo a parlare con me e a scusarsi anche con la squadra. Ha detto che non sapeva nulla e che appena l’ha visto lo ha fatto togliere. Lui è un calciatore forte, di carattere. Sa difendersi da solo. E io ho fatto venire anche Zanetti a sentire cosa avevamo da dirci: TECNICO INTER

la società deve essere al corrente di tutto». E allora meglio parlare della partita: «Ho visto due ottime squadre, non pensate al bicchiere mezzo pieno o vuoto, buttatelo a terra, rompetelo questo bicchiere. Le due squadre hanno provato a vincere con la voglia e la qualità, ma credo che in fondo il risultato sia giusto, significa che entrambe stanno lavorando bene».

RIGORI Bene pure Icardi, che finalmente ha cancellato l’ultimo tabù stagionale nerazzurro, con il primo gol direttamen­te su calcio d’angolo: «Lui è questo qui, è il bomber che vive in funzione del gol. Poi certo è difficile chiedergli qualcosa di più o di diverso. Ma Mauro ha una personalit­à assoluta, un’incredibil­e sfacciatag­gine nel rapporto col gol e con la porta. E sta migliorand­o in tante altre cose». Il finale di gara però lascia l’amaro in bocca, con l’espulsione nel recupero: «Ma

NON È STATA UNA SPALLATA. MAURO È STATO SPOSTATO DALLA TRAIETTORI­A

LUCIANO SPALLETTI

Rocchi ha diretto molto bene secondo me e ha avuto ragione pure nell’allontanar­mi, per come ho reagito effettivam­ente me la sono meritata. Però era talmente allettante quella ripartenza che insomma... Rivedendo gli episodi, sul contrasto D’Ambrosio-Zaniolo era giusto andare alla Var, ma c’è anche un fallo clamoroso di Manolas su Icardi. Quella non era una spallata, ma una tranvata, Mauro sarebbe andato al tiro. Questo significa che la partita sarebbe finita comunque così, perché le due squadre l’hanno condotta bene e in modo aperto». Chiusura sui fischi: «È giusto che ognuno manifesti il suo pensiero, magari con più correttezz­a di parole e senza offendere».

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