La Gazzetta dello Sport

NESSUNO STATO FA SACRIFICI PER IL CLIMA: COSÌ SARÀ LA ROVINA

Nemmeno al G20 di Buenos Aires sono stati fatti passi avanti

- Di REINHOLD MESSNER

L’incontro a Buenos Aires fra i capi di Stato e di governo dei 20 Paesi più industrial­izzati del mondo ha offerto l’ennesima, triste conferma: nessuno vuole fare sacrifici. Il tipo di società che caratteriz­za questi Paesi è basato sul consumismo: il consumo è il dio che tutto condiziona. Per questo continuere­mo a utilizzare irresponsa­bilmente energie fossili, aggravando una situazione dell’intero pianeta che appare già abbondante­mente compromess­a, come previsto. Eppure nemmeno la Germania è riuscita a tenere fede agli obiettivi che si era data: una riduzione del livello di CO2, l’anidride carbonica, nell’atmosfera entro il 2020. Essa, invece di calare, è aumentata rispetto allo scenario al momento dell’accordo di Parigi di tre anni fa. Accordo dal quale si sono chiamati fuori sia la Cina sia gli Stati Uniti di Trump, cioè i due Stati che più contribuis­cono a produrre CO2. L’accordo di Parigi offriva una grande occasione all’Europa: quella di fare da esempio. Di dimostrare con i fatti che intervenir­e contro l’inquinamen­to e il riscaldame­nto globale è possibile. Niente. Eppure non c’è altra strada per poter sperare di lasciare una Terra vivibile alle prossime generazion­i. Ma per ottenere qualche risultato bisogna affrontare dei sacrifici. E nessun politico, a cominciare dal presidente statuniten­se, ha intenzione di proporne ai propri elettori. Basta pensare a quello che sta accadendo in Francia, con le violente manifestaz­ioni a Parigi contro un minimo incremento del costo dei carburanti. Incredibil­e. È chiaro che, purtroppo, ogni sacrificio colpisce maggiormen­te i più poveri e di questo bisogna tenere conto. Tuttavia, rimandare gli interventi porterà in futuro a sacrifici molto più pesanti. Inevitabil­mente.

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