«Non abbiamo atteso che ce la regalassero È una coppa fantastica»
●Simone Giannelli, capitano di Trento, si è commosso «Dopo tante finali perse... Ho pianto come un bambino»
Maggio 2015, dicembre 2018. Poco più di tre anni sono passati dall’exploit di Simone Giannelli. Allora il giovane trentino si rivelava al mondo come il protagonista a sorpresa della finale scudetto vinta contro Modena. In questi tre anni il talento, che allora aveva 18 anni, è diventato un 22enne fuoriclasse. Un bronzo europeo e un argento olimpico, oltre a un secondo posto nella Coppa del Mondo del 2015, mentre col club una serie di finali da protagonista. Ma sempre perse. Ieri finalmente la maledizione si è spenta. Le mani d’oro della pallavolo italiana sono tornate ad alzare al cielo un trofeo. Da capitano, nel club che lo ha fatto crescere e che lo ha lanciato al vertice. «Sono frastornato, non so cosa dire. A fine partita ho pianto come un bambino. Erano un po’ di anni che arrivavamo spesso in finale e per un nulla non riuscivamo a vincere il titolo. Sì, dallo scudetto 20142015. E finalmente abbiamo invertito la rotta».
DA LEADER E questo torneo Giannelli lo ha giocato da leader. Ha preso per mano la squadra guidandola con talento e saggezza. Ha saputo nascondere qualche momento di difficoltà dei compagni (come Vettori, che è andato a fasi alterne durante il girone vinto a Resovia) o qualche problema fisico che non ha permesso a Trento di far andare a pieni giri il motore (Russell out per un problema al ginocchio contro Resovia, ben sostituito da Van Garderen). Infine prendendosi lui le responsabilità per provare a girare le sorti del torneo come capitano nella semifinale vinta con Novy Urengoy dove, sotto di un set, è stato protagonista al servizio con due ace nel parziale che ha riaperto la gara. Il tutto nascondendo i problemi alla schiena che sia sabato sia ieri hanno dato noia. «Sono felice per questa grande squadra – continua il capitano – e ci tengo a ringraziare la società che ha investito in questo torneo credendo in noi».
CONSACRAZIONE La prova di Giannelli ha la sublimazione massima nell’intesa raggiunta con Srecko Lisinac. Il centrale serbo ha virtualmente preso il posto di Sebastian Solé. L’argentino aveva con il regista azzurro un’intesa perfetta che solo ora, con l’arrivo di Lisinac, è riuscito a riproporre. Così il serbo è diventato il primo uomo da muovere sulle scacchiere per aprire il muro avversario. La sua credibilità, la sua forza – così come dimostrato dai numeri della partita chiusa al 67% con 8 su 12 – sono l’apriscatole del muro avversario. «Abbiamo fatto qualcosa di straordinario, di incredibile – conclude il palleggiatore premiato come miglior regista del torneo –. Non volevamo aspettare che ci regalassero qualcosa loro e abbiamo aggredito la partita nel modo giusto. Questa medaglia(che Giannelli continua a guardare in adorazione, n.d.r.) ha un peso specifico notevole».