La Gazzetta dello Sport

L’Italia si perde in Polonia ma la Cina resta vicina

●Azzurri spenti, per andare al Mondiale dovremo battere l’Ungheria in casa o la Lituania fuori. Sacchetti: «Niente drammi»

- Vincenzo Di Schiavi INVIATO A DANZICA (POLONIA)

Tutto rimandato. A febbraio, quando il 22 in Italia arriverà l’Ungheria. Quella è la partita da vincere senza se e senza ma. Quella ci qualifiche­rebbe, evitando altri scenari segnati dai tortuosi calcoli della differenza canestri. «Appunto rassicura il presidente Fip, Gianni Petrucci -, vinceremo con l’Ungheria. Questa è stata una serata storta che ci può stare. Io però resto ottimista». Perché l’Italia ha ancora il destino nelle proprie mani. Al limite, dopo la serata di Danzica, qualche certezza in meno. Ci piallano dall’inizio alla fine i polacchi, fustigando 9478 un approccio imbelle e senza energia. Certo, questa partita pesa più per i nostri avversari che per noi, ma come dice il c.t. Sacchetti: «Vorrei capire perché. Non siamo ancora qualificat­i, sapevamo che non sarebbe stata una passeggiat­a e che la Polonia ha avuto la possibilit­à di inserire due giocatori di livello come Lampe e Waczynski». Sono stati loro due, insieme alla gazzella Ponitka e all’ispirato Sokolowski, che ci hanno ingabbiato con troppa facilità.

LE SPINE Quattordic­i palle perse, l’impossibil­ità di aggrappars­i alla scorciatoi­a delle triple (8/27 azzurro dall’arco) e un atteggiame­nto difensivo molto rivedibile sono le spine di questa Italia, che era già pronta a festeggiar­e: con una vittoria sarebbe stata già in Cina. E forse anche questo non ha giovato. «Pensare di poter venire qui a giocarcela sui 100 punti forse è un po’ troppo - spiega Cinciarini, unitosi al gruppo solo per la trasferta in Polonia -. Siamo partiti male, poi abbiamo avuto una buona reazione ma loro facevano sempre canestro. Peccato, perché potevamo chiudere qui il discorso qualificaz­ione». «Nessun dramma - ci tiene a sottolinea­re il c.t. -. In Italia siamo abituati a passare da un estremo all’altro . Il bilancio di questa finestra è comunque positivo anche se volevamo chiudere il discorso qualificaz­ione già in Polonia. Loro hanno giocato meglio, sia in attacco che in difesa, ma non è il momento di piangersi addosso. Certo, abbiamo pagato quel pessimo inizio».

LA SCONFITTA In cui la Polonia non perdona, come detto, la nostra indolenza difensiva. Lampe e Ponitka sono i fustigator­i principali del 16-8 che costringe Sacchetti a chiamare time-out dopo meno di 5 minuti. Poco O niente funziona, ma è soprattutt­o dietro che gli azzurri fanno acqua da tutte le parti, non tenendo un uno contro uno nemmeno per sbaglio. Alla prima sirena son già 31 i punti subiti, con 5 palle perse e 0/5 dall’arco ad aggravare il gap di energia che consente ai polacchi di guidare dal primo minuto. Slaughter è uno spara-assist continuo (saranno 11 alla fine, a cui aggiunge 10 punti) e pure le seconde linee (Sokolowski su tutti, 15 punti) sanno come pungere. La Polonia vola rapidament­e a +13, svettando più volte su quelle alture e costringen­do gli azzurri a una sofferente rincorsa. Che pare possibile quando Filloy rompe il digiuno dall’arco. Un altro filotto di triple portano l’Italia più volte a -8, sorretta pure dalla coppia di lunghi «light» Gentile e Brian Sacchetti. Ale, spalle a canestro, sa sempre il fatto suo e il vascello leggero sembra la chiave per ritrovare la rotta, ma il ritorno in campo di Lampe riporta l’attenzione sotto canestro dove la Polonia domina (17-11 a rimbalzo dopo 20’), costruendo­si spesso con i secondi tiri il perentorio 52-41 dell’intervallo. Al primo -17 (64-47), l’Italia reagisce con Brian Sacchetti e Aradori. Ma dura poco. Lampe torna in campo a dettare la propria legge a cui gli azzurri non trovano contromisu­re. È ancora -17. Per due volte. E pure il c.t. ha esaurito le scorte dei quintetti tattici: «Ho provato tante rotazioni, ma non ha funzionato» spiega Meo. La Polonia è in controllo totale. «Non siamo robot — spiega capitan Aradori, con 13 punti l’azzurro più produttivo assieme ad Abass —. Non puoi sempre essere al top. Almeno abbiamo salvato la differenza canestri». Vero, ma quel tesoretto è stato in parte eroso in un eventuale arrivo a tre con Polonia e Ungheria. Ancora calcoli. A febbraio, contro l’Ungheria, sarebbe meglio non farli.

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L’immagine della sconfitta azzurra: la difesa polacca frena l’assalto di Ale Gentile, 26 anni CIAM

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