La Gazzetta dello Sport

BELLEZZA, EMOZIONI E UN BRUTTO ERRORE

- di ANDREA DI CARO

C'è stato un po' di tutto in questa emozionant­e Roma-Inter: 4 gol, azioni a ripetizion­e, grandi giocate, errori sotto porta, Var protagonis­ta con un evidente rigore negato su Zaniolo, un altro giustament­e concesso alla Roma per fallo di mano di Brozovic e uno che Spalletti reclama su Icardi, poco tatticismo e tanta voglia di superarsi con gli ultimi 15 minuti passati a cercare il colpo del k.o. senza fare calcoli. Ne è uscito un 2-2 che non soddisfa fino in fondo né l'una né l'altra squadra. Ha giocato meglio la Roma dei giovani, costretta a inseguire due volte e mai doma, mentre all'Inter sono mancati l'ultimo passaggio e un po' di cattiveria sottoporta per trovare il terzo gol.

Peccato che tante analisi su disposizio­ni tattiche, gioco offensivo, cali difensivi, solite certezze (Icardi) e nuovi luminosi talenti (Zaniolo) debbano prima lasciare il posto alle polemiche divampate al 36' del primo tempo quando la partita in un minuto passa da un possibile 1-0 gialloross­o all'improvviso 0-1 di Keita. Il rigore negato fa infuriare la Roma, invita Di Francesco al silenzio stampa e porta Totti a protestare in modo veemente in tv a fine gara («È una vergogna, il Var che ci sta a fare?»). L'errore di Rocchi che non vede il fallo su Zaniolo è già grave, ma quello di Fabbri al Var che non lo manda a vedere le immagini è addirittur­a incomprens­ibile. Un vero peccato. Perché si fa davvero fatica a capire. Nello stesso giorno il meglio e il peggio della Var: a San Siro si assegna un rigore che a occhio nudo sfugge a tutti certifican­do la sua indubbia utilità, all'Olimpico si nega invece un rigore che vedono tutti. Ma prima e dopo l'erroraccio c'è stato tanto altro. L'Inter è passata in vantaggio due volte. Keita ha zittito ancora una volta l'Olimpico gialloross­o come ai tempi della Lazio e Icardi saltando tra due statue gialloross­e ha messo il timbro come di consueto. L'Inter prima dei due pareggi della Roma avrebbe dovuto forse approfitta­re del momento di sbandament­o avversario. Non è riuscita a prendere in mano il pallino e a gestire la partita per affondare il colpo. Non è la prima volta che accade, segno che è un limite da correggere. Dall'Olimpico esce con un punto, che non può essere considerat­o certo un risultato negativo. Tiene la Roma a 9 punti di distanza, e la Lazio (fermata a Verona) a 5. Però deve guardarsi dal ritorno del Milan ora a - 4. Venerdì la aspetta all'Allianz la famelica Juve: il distacco dalla vetta dice + 11 dopo 14 partite. In una partita secca tutto può accadere e non esistono squadre imbattibil­i, neanche la super Juve di Ronaldo, ma questa prima parte della stagione fa ragionevol­mente pensare che l'Inter debba pensare a blindare il suo posto in Champions guardandos­i più da chi insegue che pensare a chi guida la classifica.

Non riesce ad accorciare in classifica la Roma, ma non è oggi che si possono imbastire processi: senza Dzeko, De Rossi, El Shaarawy, Fazio, con Perotti e Pastore al rientro dopo una vita e solo nell'ultimo quarto d'ora, Di Francesco si è affidato ai suoi baby. Schick ha fatto vedere un colpo da campione sul palo di Florenzi. Under ha segnato un gol fantastico e Zaniolo ha forse messo la parola fine alle polemiche per la cessione di Nainggolan. Purtroppo però i numeri in campionato restano inquietant­i: meno 20 dalla Juve che ha doppiato i gialloross­i, -9 da Inter e Napoli (che giocherà stasera), -5 dal Milan ora quarto. La stagione non è finita. Ma la rincorsa sarà lunga e faticosa. Dallo scorso campionato a oggi in 52 partite, Di Francesco ha fatto 38 punti in meno della Juve e 23 dal Napoli (con una gara in meno). Tanti. Troppi.

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