La Gazzetta dello Sport

Pellissier no limits «Segno a 39 anni, nessuno come me»

●L’attaccante del Chievo ha giocato dall’inizio con la Lazio e ha segnato il secondo gol. Adesso guida la squadra veneta all’assalto della salvezza: «Siamo sereni, giochiamo e creiamo»

- Francesco Velluzzi

●Allenament­o defatigant­e ieri per i giocatori del Sassuolo che domenica sono scesi in campo nello 0-0 contro l’Udinese. La squadra di De Zerbi in vista del match di domani in Coppa Italia contro il Catania (ore 18, Mapei Stadium) terrà oggi una seduta a porte chiuse

Matteo ha 8 anni. E domenica sera, sul prato del Bentegodi, è corso incontro a papà Sergio che ne ha 39 e aveva appena fatto gol alla Lazio. In tutta la gioia di Pellissier padre e figlio c’è la speranza del Chievo che non vuole assolutame­nte morire. Il Chievo è un po’ come il Robert De Niro protagonis­ta di Taxi Driver. «Un uomo dimenticat­o e solitario che deve disperatam­ente provare di essere vivo». Una squadra che da tanti viene vista in modo diverso. Perché è diversa. E Pellissier lo conferma: «Chi fa qualcosa che gli altri non riescono a fare viene attaccato. Noi siamo da tanti anni in A e vogliamo restarci. Certo, portiamo meno soldi, ma credo che le storie come la nostra siano ancora il bello del calcio».

Anche lei è il bello del calcio: a 39 anni di nuovo titolare. È l’ultimo attaccante rimasto della generazion­e nata negli anni Settanta. È arrivato a 110 gol. Si sente ancora un giocatore da serie A.

«Quello deve essere lo spirito. Io vado ogni giorno all’allenament­o convinto di giocare la prossima partita da titolare. Continuo a lavorare per migliorarm­i e conquistar­mi il posto. Ho sempre detto al presidente Campedelli che non doveva rifarmi il contratto perché sono Pellissier, ma perché sono un calciatore come tutti gli altri. E merita di giocare. Io non mi reputo inferiore a nessuno».

E infatti Mimmo Di Carlo nelle sue due prime partite l’ha schierata titolare. Finora aveva giocato pochissimo.

«L’altra da titolare l’avevo fatta con D’Anna a San Siro contro il Milan e avevo segnato».

Con Ventura poco o nulla.

«Solo pochi minuti nel finale».

Mai più sentito Ventura?

«Io no, ma credo neppure i miei compagni».

Perché, dopo che s’era dimesso, lei è sbottato forte attaccando l’ex ct?

«L’ho fatto per i ragazzi. Il modo di giocare di Ventura non è semplice, ci vuole tempo per adattarsi. Noi gli abbiamo dato tutto in quel mese e lui ci ha abbandonat­i. Non lo meritavamo».

Che cosa è cambiato con Di Carlo?

«Ci ha dato serenità. Quel che ci serviva. E crede in noi. Siamo andati a giocare a Napoli col 43-1-2. Significa andare su un campo dove siamo sempre andati con un 4-5-1 a giocare con tre giocatori molto offensivi. Questo vuol dire avere fiducia. E abbiamo fatto risultato».

Due pareggi con Napoli e Lazio. Perché ora avete ripreso a marciare come prima?

«Perché è tornato lo spirito del Chievo, quello che dovremmo sempre avere. Una squadra che lotta su ogni pallone, che vuole vincere. Mancava questa voglia e adesso è tornata. Avete visto quante occasioni da rete riusciamo a creare adesso?».

Con lei che corre ancora come un ventenne...

«Forse nei test non sono più tra i primi, ma gioco a pallone, cosa ancora necessaria in un calcio che va forse troppo di corsa».

Pellissier, sa che cosa dicono? Che lei tiene al Chievo più del presidente Campedelli.

«Fin lì forse non arrivo. Ma ci tengo davvero tanto. Sono arrivato al Chievo che avevo 23 anni. Dopo aver fatto la gavetta in serie C. Quel che ci vuole».

Roberto Inglese, che vi manca tanto, e che domenica ritrovate da avversario, nella trasferta di Parma ha fatto come lei.

«Roberto è stato intelligen­te. Lui veniva con noi nel ritiro estivo, ma capì che non era ancora pronto per la serie A e così ha giocato prima nelle categorie minori. Adesso che è su un altro livello sa che quel percorso gli è servito. Come Stepinski, un altro ragazzo che lavora tanto».

E suo figlio Matteo?

«Ha 8 anni. Frequenta la terza elementare. Gioca nella scuola calcio del Chievo. Si diverte, e la domenica dà una mano ai raccattapa­lle. Non è ancora in età, ma gli piace stare in campo. E domenica era più contento di me».

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UDALI/CHIEVO Sergio Pellissier, 39 anni, abbraccia il figlio Matteo, 8

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