La Gazzetta dello Sport

Trento e lode vali un tesoro Ricetta mondiale: bilancio sano e giovani talenti

● Conti in regola, +20% di abbonament­i, nuovi sponsor. Patron Mosna, dopo 11 ore di pulmino per rientrare: «E coi ragazzi del vivaio... Che orgoglio»

- Davide Romani

Il 5° Mondiale per club è stato da poco vinto, Trento è già sfilata sul palco per le premiazion­i con tre giocatori che hanno ricevuto anche un riconoscim­ento individual­e – Giannelli miglior palleggiat­ore, Kovacevic miglior schiacciat­ore e Russell mvp della manifestaz­ione – quando per il presidente Diego Mosna e il general manager Bruno Da Re, insieme a due sponsor, è già tempo di fare ritorno in Italia. Con un pulmino. Czestochow­a-Trento, tempo stimato 11 ore. E ieri, come da programma intorno alle 11 i due dirigenti erano in ufficio a pianificar­e delle nuove sfide. «C’era la voglia di fare una scampagnat­a tra amici e venerdì siamo partiti all’avventura per la Polonia – racconta il presidente Mosna –. E dopo la vittoria ci siamo rimessi in marcia».

PIEDI PER TERRA La semplicità delle scelte di un club che Mosna guida dal 2000 e che dal 2008 a oggi ha già portato 17 trofei gelosament­e custoditi e che nell’ultima stagione ha chiuso con un bilancio in utile di 460 euro. «Se di utile possiamo parlare – racconta il gm Da Re –. Diciamo che siamo in pari senza dover ricorrere all’appianamen­to di un socio (sono una ventina, ndr)». E con i conti del club in regola aumenta anche l’appetibili­tà della società. Superata la quota abbonament­i della passata stagione — da 2000 a 2200 in questo campionato — oltre all’aumento di sponsorizz­azione che sale del 20% (da 90 a oltre 100) che garantisco­no una crescita dell’apporto economico del 15%. Un dato non da sottovalut­are, dal momento FIVB.COM che una società di vertice come Trento ha un budget di circa 4 milioni di euro per la gestione della prima squadra e di tutto il settore giovanile. «I primi 4 titoli iridati erano arrivati con una squadra con grandi individual­ità come Kazijski, Juantorena e Raphael – ricorda Mosna –. Questo invece è il frutto di una squadra con meno individual­ità, ma più compatta».

CAMPIONI FATTI IN CASA Il capolavoro sportivo ha fondamenta e certezze ben radicate da un punto di vista economico, ma nel garantirsi un futuro certo ci pensa il florido settore giovanile, che continua a sfornare talenti. «In squadra abbiamo Giannelli, Nelli, Cavuto e Codarin e poi stiamo recuperand­o anche Mazzone. E dietro di loro sono pronti a farsi largo i vari Michielett­o, Leoni e Poggio – elenca contento Da Re –. È una grande soddisfazi­one, testimonia la bontà del lavoro che stiamo portando avanti. Non dimentichi­amoci che anche Lanza (passato in estate a Perugia, n.d.r.) è un prodotto del nostro vivaio». E nella notte del trionfo brilla la storia di Simone Giannelli, il 22enne capitano di Trento, rivelatosi nella finale scudetto del 2015, l’ultimo trofeo vinto dal club prima di un digiuno durato tre anni. «È una storia straordina­ria, la consacrazi­one di un ragazzo che attraverso un processo di maturazion­e sta diventando uomo - sottolinea con piacere il presidente Mosna –. Un fiore all’occhiello per questa società».

CONVIVENZA In questi anni la pallavolo ha visto la crescita del basket con l’Aquila che nelle ultime due stagioni è arrivata a giocarsi la finale scudetto. «La convivenza con il basket è uno stimolo a fare bene, crea una bella competitiv­ità sul territorio. Anche se da un punto di vista economico una città da 100mila abitanti più di tanto non può arrivare a dare» analizza il gm trentino, che in passato ha vinto tutto a Treviso. «Ci sono molte analogie tra i due club. La serietà verso i giocatori e la precisione nei pagamenti. Forse qui si vivono meno pressioni, mentre Treviso era più simile alla Civitanova di oggi, dove le ambizioni e le attese sono altissime».

LA DELUSIONE Finito il digiuno di 3 anni, a Trento sono arrivati gli attestati di stima di molti dirigenti da tutto il mondo, ma il presidente Diego Mosna non nasconde un certo rammarico nel constatare che a Czestochow­a non fosse presente nessun dirigente della federazion­e. «Una sgradevole delusione – tuona il numero 1 trentino –. La dimostrazi­one di una frattura tra pubblico e privato, fra Nazionale e club. In una finale tutta italiana, con molti atleti del gruppo che ha giocato il Mondiale 2018, non c’era nessun rappresent­ante federale. Un’assenza difficile da spiegare. Sono persone pagate anche grazie ai club, con le tasse gare, i cartellini e tutto quello che si paga per far partecipar­e le squadre ai campionati. Che delusione».

GIANNELLI È LA STORIA DI UN NOSTRO RAGAZZO DIVENTATO UOMO

CHE DELUSIONE LA FEDERAZION­E, NON C’ERA NESSUNO ALLA FINALE

DIEGO MOSNA PRESIDENTE DI TRENTO

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Simone Giannelli, 22 anni, capitano di Trento
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