VAR: SI CAMBIA? Nicchi: «Errore inconcepibile» Fabbri stop, pressing per la svolta
Ammissione dei vertici arbitrali per lo svarione di Roma-Inter E l’Aia chiederà che la videoassistenza intervenga di più
Una sola macchia compromette tutto il bucato. È la dura legge del calcio, vale per un centravanti come per un arbitro: che l’uno sbagli un gol a porta vuota, o l’altro non assegni un rigore clamoroso, entrambi saranno crocifissi, anche se prima e dopo hanno fatto una grande partita. A Michael Fabbri, ieri, nemmeno Marcello Nicchi ha risparmiato nulla. «Non riesco a capire come si sia potuto fare un errore del genere, è stato un errore inconcepibile». Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti, e quelle del presidente dell’Aia, oltre a pesare come pietre, annunciano un periodo di riposo forzato per l’arbitro della sezione di Ravenna (mentre su Gianluca Rocchi, ieri sera con tempismo sfortunato premiato miglior arbitro del 2018 al Galà dell’Aic, il dubbio non si pone: parte per il Mondiale per club). Resta l’interrogativo: come è potuto accadere? COME È STATO POSSIBILE? Ieri il designatore Nicola Rizzoli è tornato con il suo staff sull’episodio. Ha passato in rassegna le immagini che l’operatore ha fornito a Fabbri e gli audio che il Var si è scambiato con Rocchi. Perché non è arrivato al collega in campo il suggerimento di rivedere al monitor il contatto tra D’Ambrosio e Zaniolo? Possibile che lo abbia valutato non da calcio di rigore, o, al contrario, che abbia invitato Rocchi a operare una review e quello si sia rifiutato? No, non poteva essere. E infatti il report arrivato dall’Olimpico ha chiarito che molto probabilmente Fabbri ha avuto troppa fretta, si è accontentato delle prime immagini passategli dall’operatore, che non chiarivano sufficientemente la dinamica dell’intervento, non ha aspettato e non ha sollecitato la visione di quelle delle altre telecamere, molto più nitide. In questo modo, si è fatto l’idea che l’errore di Rocchi, nel caso, non fosse così grave, e ha indotto il collega a confermare l’errata valutazione maturata sul campo. QUAL È IL PROBLEMA? «Un errore umano – è il commento off the records che arriva dai vertici dell’Aia –. Evitiamo di rimettere in discussione il meccanismo della Var, o di riaprire il capitolo dei rapporti tra arbitri e tecnologia». «Voltiamo pagina – dice Marcello Nicchi –. Rocchi e Fabbri hanno ammesso l’errore, ora lavoriamo tutti per evitare casi simili in futuro». Già, ma qualcosa in questo «meccanismo» continua a non funzionare. E non si riesce a capire da cosa dipenda. Gli arbitri smentiscono di considerare la Var un nemico (anzi) e giurano di non auspicarne un uso più limitato (anche qui, anzi). E Rizzoli che si è sgolato a furia di rassicurare tutti che il protocollo non è cambiato e che i controlli in partita sono continui, ha appena indicato ai suoi ragazzi di fare qualche gita in più, non in meno, al monitor piazzato a bordo campo. Dunque? L’ex Paolo Casarin è tranchant: «Sono sbagliate le disposizioni, il protocollo fa ridere. Dobbiamo cambiarlo, rassegnarci all’idea che ora arbitrano in due e contano entrambi allo stesso modo. E capire che la Var serve a chiarire i dubbi, non gli episodi già chiari». Sulla stessa frequenza Urbano Cairo: «Lo dicevo che c’erano problemi, ma non per tutelare il Torino. È una questione di protocollo, bisogna cambiare le regole a livello internazionale».
LAVORI IN CORSO Sono i due punti chiave della vicenda. Il primo chiama in causa il rapporto tra l’arbitro in campo e quello al Var. A quello dei due meno esperto e autorevole può mancare il coraggio di correggere il collega più celebre? Cioè, siamo di fronte a casi di sudditanza psicologica tra arbitri? Il giorno dopo, resta forte la sensazione che a parti invertite quel rigore sarebbe stato assegnato. Ma è vero pure che Fabbri è uno dei nostri migliori interpreti del Var. Il problema esiste e va trovata una soluzione. L’Aia sta riflettendo sull’opportunità di staccare un gruppo di addetti al Var, come per gli assistenti (previa autorizzazione della Fifa). Una specie di divisione a parte, in cui magari far confluire anche gli arbitri che hanno appena lasciato il campo per raggiunti limiti di età, in modo da garantire alla video assistenza solo gente di grande esperienza. È in parte quello che ha proposto anche domenica sera Luciano Spalletti. Sull’altro punto – quanto evidenti debbano essere gli errori da rivedere al video – i nostri vertici arbitrali stanno lavorando da giorni. Fabbri non suggerisce a Rocchi la review perché le immagini in suo possesso non chiariscono inequivocabilmente che il collega ha commesso un errore evidente. Se la logica resta questa, non usciremo mai dall’equivoco. Rizzoli per primo se n’è reso conto e per questo l’Aia si farà promotrice presso l’Ifab di alcune modifiche al protocollo, improntate ad allargare il raggio d’azione della Var non solo sui falli di mano, ma anche sui «contatti bassi», come li definiscono in gergo, tra difensore e attaccante. Da attenzionare molto più dei contrasti aerei, i cosiddetti «body check». È la differenza che passa dall’errata valutazione di Fabbri del fallo di D’Ambrosio su Zaniolo all’opinabile ma formalmente corretta valutazione che Rocchi ha fatto della spallata di Manolas a Icardi. «È stato commesso certamente un errore, stiamo lavorando per migliorare la situazione e ampliare il protocollo», garantisce Rizzoli.
LAVORIAMO AFFINCHÉ NON SUCCEDANO PIÙ CASI SIMILI
MARCELLO NICCHI PRESIDENTE AIA