MILAN ATTACCO ALLA CHAMPIONS 4X4
A gennaio con Higuain, Cutrone, Paquetà e, forse, Ibra Per conservare almeno il quarto posto
●Higuain e Cutrone finora si sono divisi i gol: 7 a testa Con Zlatan il potenziale offensivo sarebbe enorme Il brasiliano porterà fantasia e sarà utile in più ruoli
La signora vestita di giallo che domenica ha abbracciato Paquetà in tribuna, asciugandogli le lacrime per l’addio al Flamengo, ha dato alla luce Lucas il 27 agosto 1997. In quell’estate di 21 anni fa, Zlatan Ibrahimovic era un teenager che fissava il poster di Ronaldo in una cameretta di
3 5 ● I milioni necessari per completare l’acquisto di Lucas Paquetà dal Flamengo, più altri 10 per i bonus: il brasiliano sarà rossonero dai primi di gennaio
Malmoe, sospeso tra un futuro da calciatore e uno da manovale. Generazioni diverse, mondi lontani. Il complicato software che decide gli incontri tra gli esseri umani, però, ha trovato il modo di avvicinarli. E ha fissato per gennaio il momento del contatto tra il giovanotto brasiliano e il gigante svedese. Luogo del meeting: Carnago, provincia di Varese, località Milanello. Lucas ha già confermato la presenza, Zlatan non ancora, ma non vede l’ora di farlo. Per riassaporare il gusto della Champions League nella prossima stagione.
DIFFERENZA D’ETÀ In rossonero, Paquetà e Ibrahimovic andrebbero a rinforzare un attacco già molto potente, sospinto dalle doti realizzative di Gonzalo Higuain e Patrick Cutrone. E alimentato dalla gran vena di Suso, oltre che da un Hakan Calhanoglu che deve ancora ritrovarsi. Il Pipita, se guardiamo la carta d’identità, è più vicino a Ibra, mentre Paquetà e Cutrone sono divisi da appena quattro mesi. Veterani del gol e talenti in rampa di lancio: mix interessante, in cui i secondi possono imparare tanto dai primi. In realtà, il discorso vale soprattutto per Patrick: lui è un vero «nueve», come Gonzalo e Zlatan. Paquetà, invece, fa un altro mestiere. Avrà il compito di portare fantasia e di spaccare le difese avversarie partendo da più indietro, perché dagli esordi a oggi ha arretrato la posizione di partenza. In Sudamerica fa l’enganche, il genere di trequartista che non coincide con l’idea che ne abbiamo in Europa, dove Lucas più facilmente può vestirsi da mezzala. Toccherà a Gattuso decidere se il gioiellino carioca dovrà essere più un Bonaventura o un Calhanoglu, di certo le caratteristiche non sono quelle di un attaccante puro.
Rino, in realtà, avrà parecchio materiale da mettere in ordine, nelle ore d’isolamento che ama trascorrere a Milanello. Col fidatissimo vice Luigi Riccio parlerà di tattica all’infinito, perché le opzioni offensive del Diavolo sono destinate a crescere notevolmente. Dopo il prevedibile periodo di apprendistato (i concetti del gioco «gattusiano» necessitano di un po’ di tempo per essere assimilati), Paquetà sarà pronto per offrire alla causa le sue qualità di jolly. Nel 4-3-3 sarebbe il partner ideale di Kessie e Bakayoko nella linea di supporto alle bocche da fuoco, ma la predilezione di Franck e Timù per il centrocampo a due− certificata da Rino dopo Milan-Parma − potrebbe avanzare il raggio d’azione del brasiliano. Mezzapunta in un 4-23-1, per esempio. Più limitate, invece, le possibilità di collocazione di Ibrahimovic. Col passare degli anni ha naturalmente accentuato la tendenza ad agire da terminale offensivo, difficile che possa calpestare zolle molto distanti da quelle riservate alle punte centrali.
Con il ritorno di Ibra all’orizzonte, qualunque attaccante a caccia di spazio si sveglierebbe con gli incubi, ma non è il caso di Cutrone. Nella prima stagione tra i big, Patrick ha messo in fila colleghi di reparto ben più quotati (e costati decine di milioni) spingendoli ai saluti anticipati: Kalinic è stato ceduto all’Atletico Madrid, André Silva ha traslocato al Siviglia in prestito. Il feeling con il gol e l’intesa con Higuain, da agosto in poi, hanno fatto il resto: pur di schierare il doppio centravanti e aumentare il peso nell’area di rigore avversaria, Gattuso ha rinunciato a qualcosa in termini di sviluppo del gioco, guadagnando però in gol. Insieme al Pipita, il 20enne comasco ha firmato 6 delle 7 reti in stagione, e domenica contro il Parma ha dimostrato di poter reggere da solo il peso dell’attacco. Gonzalo lo aiuta a crescere e ne trae energia per migliorarsi («Patrick mi spinge ad alzare il livello»), Rino ne apprezza l’istinto da bomber e lo stimola ogni giorno: «È un tarantolato, con Dudelange e Parma ha smentito chi gli rimproverava di essere decisivo solo entrando dalla panchina». Lui, abituato a segnare in rossonero sin dalle giovanili e a far ricredere gli scettici, si tiene stretto il Milan (con 18 centri è il miglior marcatore della gestione Gattuso) e preferisce non pensare ai problemi di concorrenza che potrebbero sorgere a gennaio, come ha spiegato domenica: «Ibra? Non ci ho mai pensato…». Mettiamola così: un campione in più potrà accelerare la crescita di Cutrone, poi sarà compito di Gattuso gestire i malumori dei goleador senza intaccare gli equilibri di squadra.
A questo proposito Alberto Zaccheroni, uno che sulla panchina del Milan ha vinto uno scudetto e allenato lo stesso Rino, non nasconde i suoi dubbi: «Ovunque vada, Ibra vince e viene sempre la voglia di averlo, ma con Higuain in casa non è semplicissimo – ha spiegato il c.t. degli Emirati Arabi a Radio Anch’io Sport −. Io preferisco che si investa su facce nuove e giocatori giovani. Sono poco favorevole ai cavalli di ritorno e poi Ibra è un giocatore straordinario, sì, ma anche un accentratore di gioco». Il nuovo Milan ridisegnato da Elliott, però, punta a recuperare posizioni anche nel «campionato» di ricavi e fatturati, come ha spesso ricordato il presidente Scaroni. In questo senso, il grande rientro di Zlatan sarebbe un successo assicurato: provate a immaginare una gigantografia di Ibrahimovic sui cartelloni pubblicitari di Milano che promuoveranno la campagna abbonamenti per il girone di ritorno…