La Gazzetta dello Sport

Più idee e più scelte Qui Gattuso ci cova e la squadra cresce

●Non più solo 4-3-3: nuova duttilità tattica, empatia e buone intuizioni, come Abate centrale. Anche Sacchi lo esalta. E nel 2018 in A solo Allegri meglio di lui

- Luigi Garlando

Un anno fa ieri, 3 dicembre, Gennaro Gattuso si sedeva per la prima volta sulla panchina del Milan, a Benevento. Tanto per cominciare, ha subito il gol di testa di un portiere. Non è mai stata semplice la vita di Rino. Neppure da calciatore, perché la natura non lo ha benedetto con il tocco di Leonardo e l’eleganza di Maldini. Per compensare ha dovuto sempre correre e ringhiare più degli altri. In fondo, da mister, è cambiato poco. Lodi sproporzio­nate per difetto in rapporto ai meriti (perfino dai suoi dirigenti); fantasmi di allenatori eccellenti alla prima sconfitta. Eppure nel campionato scorso centrò l’Europa e in questo, nonostante infortuni e un organico non galattico, è in zona Champions. Dietro a Max Allegri, l’allenatore che ha raccolto più punti nell’anno solare 2018 è lui, Rino Gattuso. Quattro più di Spalletti, che fatica a far fare il salto di qualità all’Inter; 7 in più di Di Francesco, in lotta con la sua psyco-Roma; 8 in più di Simone Inzaghi, in ritiro anti-crisi come il fratello Pippo. In questo quadro di difficoltà, Gattuso appare cresciuto, nelle conoscenze e nella personalit­à, e sta caratteriz­zando sempre di più il suo giovane Milan. Un anno fa il Diavolo aveva 5 punti in meno e ne distava già 11 dalla Champions.

TATTICA Rino si è staccato dal 4-3-3 come l’aspirante pattinator­e dalla balaustra. Si è spinto al centro della pista con il 4-4-2 che gli ha consentito di inserire il preziosiss­imo Cutrone. La svolta contro la Samp, dopo le traumatich­e sconfitte contro Inter e Betis Siviglia, quando il destino di Gattuso sembrava appeso a un filo. Il colpo di reni sull’orlo del baratro. Il 4-4-2 dell’amico-maestro Ancelotti. Anche Carlo decollò quando si staccò dalla balaustra dei dogmi sacchiani e prese una strada tutta sua . 4-4-2 ma anche difesa a 3 nella doppia accezione: con tridente (3-4-3) e con due punte (3-5-2). Variazioni anche a partita in corso, come domenica quando ha riproposto il 4-3-3 e poi ha sterzato con Borini e il 4-2-3-1 che gli ha fatto vincere la partita. Oggi Rino mostra una felice duttilità tattica che non aveva quando faceva il definisci-copia del 4-3-3.

UOMINI Ma più che schemi: uomini. Ora sa leggere meglio le potenziali­tà tattiche dei suoi. L'educazione di Abate a difensore centrale è l’esempio più fresco. E non è banale il lavoro fatto su Bakayoko, a cominciare da quello psicologic­o. San Siro lo aveva preso di mira. Avrebbe potuto sacrificar­lo, invece lo ha riproposto con fede, gli ha insegnato a scivolare anche di lato e non a correre sono frontalmen­te e domenica ha potuto proporlo addirittur­a come perno centrale, tra gli applausi. Tranne poche eccezioni (Montolivo), ha saputo coinvolger­e tutti e a far sentire tutti importanti, anche chi gioca meno. La furia con cui Borini aggredisce i minuti a disposizio­ne, pochi o tanti, è lo spot della sua filosofia. Dovessimo dire oggi in serie A quale tecnico può vantare più giocatori disposti a buttarsi nel fuoco per lui, diremmo: Gattuso. Non è poco.

APPARTENEN­ZA Tutto questo se lo è meritato perché si è reso credibile agli occhi della squadra. Con la sua passione, prima di tutto. A Milanello ci vive. E’ il primo ad arrivare e l’ultimo a partire. Non stacca mai. I giocatori hanno davanti a sé l’esempio costante di un mister che vive allenament­i e partita con una partecipaz­ione fisica intensa e contagiosa. Contagioso anche l’amore per il Milan. Arrigo Sacchi se n’è accorto: «Rino ha rimesso al centro del campo il sentimento di appartenen­za. Mi sta sorprenden­do, studia da grande». Il processo è in corso. FUTURO Dove deve crescere Gattuso? A volte l’empatia diventa un boomerang: la squadra sente la sua paura di prendere gol e in vantaggio vibra. Ma ha gestito benissimo il doppio colpo Inter-Betis e l’assenza del trascinato­re Higuain. Sta migliorand­o anche nella comunicazi­one. In passato si è f lagellato troppo in pubblico. Mai più annuncerà: «Ho perso la bussola». La qualità della manovra crescerà (deve) quando rientreran­no i tanti piedi buoni e il mercato, come pare, porterà altra tecnica. Qui Gattuso dovrà superare un altro esame: costruire un Milan più bello e più coraggioso, in linea con il suo passato. Rino non è da Milan? Anche Sacchi, dicevano.

RINASCIMEN­TO Gran lavoro anche su Bakayoko: da fischiato a perno del centrocamp­o

Ha anche gestito bene il doppio k.o. con Inter e Betis e l’assenza di Higuain

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