CI PENSA MILIK: ATALANTA K.O. IL NAPOLI RESTA A -8 DALLA JUVE
●Apre Ruiz dopo soli due minuti e l’Atalanta soffre. Poi pareggia Zapata, infine il gran gol della punta
Prove generali di vivacità, sofferenza e reazione, in attesa della madre di tutte le partite con il Liverpool. Conferma di una caratteristica che sta diventando ormai una legge. Il Napoli, come un buon film, mette in scena nel finale il coup de theatre. E l’Atalanta, quando sembrava avercela fatta, dopo i pari con Milan e Roma e la vittoria sull’Inter, cade per la prima volta contro una grande. Cade sotto la legge del Napoli. Milik si alza dalla panchina, segna al tramonto e lascia un minimo di vivacità al campionato Juve-soccombente. E’ il 14o gol del Napoli nell’ultima mezzora, e quello di Milik è il settimo segnato da invitati a partita iniziata. Entrambi record per il campionato. Segno di rosa ricca. Segno di squadra viva, determinata, consapevole. E, se vogliamo, anche fortunata. Facendo il riassunto degli episodi, dell’andamento della sfida e delle occasioni, l’Atalanta non meritava la sconfitta. Ha pagato, forse, la dormita iniziale e lo sforzo per rimediare. Ma è guarita sotto il profilo del gioco, anche se in zona gol fa sempre un po’ fatica, soprattutto quando manca Ilicic. Questo Napoli no. Quando decide di far male, trova quasi sempre il modo per riuscirci. Che sia coi soliti noti, o coi cambi.
LA CHIAVE Il gol immediato ha un po’ piegato le ginocchia all’Atalanta, inspiegabilmente scoperta a inizio gara e, gioco forza, le ha sconvolto i piani. Se lasci questi spazi ai giocolieri di Ancelotti, sei fregato. Insigne si è divincolato a centrocampo, è partito a razzo e ha servito un assist al bacio per Fabian Ruiz che ha punito Berisha. In vantaggio, il Napoli ha potuto giocare come più gli piace: totale copertura degli spazi e ripartenze micidiali, con triangoli da playstation. L’Atalanta ha provato prima a sfondare dalle fasce, ma Fabian Ruiz era padrone da una parte e Callejon si sacrificava dall’altra. Poi si è messa a cercare con insistenza Gomez e a volte Rigoni (ancora troppo «morbido») per il guizzo o l’appoggio a Zapata. Ma l’impressione era che il Napoli fosse in controllo, lasciasse giocare la banda Gasp fino a metà campo per poi chiudere i varchi con facilità e col solito, sontuoso, Koulibaly. E in ripartenza, ha sfiorato il raddoppio ancora con Ruiz che poteva chiudere la gara. L’Atalanta ha avuto due problemi. Il primo, ormai cronico: tira poco, anche da fuori area. Il secondo, più serio, e questo è stato merito del Napoli. Abituato a giocare uomo contro uomo, ha perso i punti di riferimento perché gli uomini di Ancelotti giravano in continuazione, gli attaccanti rientravano per le imbucate dei centrocampisti. Così, per esempio, si vedeva magari
uscire Palomino su Hamsik e lasciare scoperta l’area. Il risultato è che il Napoli avrebbe potuto chiudere il primo round con un bottino più largo. C’è stata anche una deviazione sul palo di Berisha su tiro ravvicinato di Insigne, fermato però da Giacomelli per fuorigioco che non c’era.
REAZIONE Dopo l’intervallo, l’Atalanta ha scoperto come mettere in difficoltà i rivali. Alzando il baricentro e soprattutto il pressing sui portatori di palla. E’ nato un quarto d’ora forsennato dove è riemerso prepotente Zapata, fin lì in sonno. Il centravanti ha raccolto una torre di Hateboer per il suo primo gol (una sassata imprendibile da dentro l’area) da ex al Napoli. Che forse si era messo a pensare al Liverpool e aveva diminuito i ritmi. Dopo il pari l’Atalanta ha cercato il colpaccio ma con meno intensità e rabbia. Così ha lasciato che il Napoli pian piano ritrovasse distanze e geometrie. Che Ancelotti non si accontentasse del pari lo si è visto dai cambi. Dentro Hysaj per Maksimovic e Zielinski per uno stanco Fabian Ruiz. E poi Arkadiusz Milik, pescato in area da Mario Rui. Controllo «aereo» e girata decisiva. Soffrire e vincere: uno slogan buono anche per Liverpool.