GIOVANI, DONNE E INVINCIBILI
Una grande festa per celebrare lo sport, i suoi campioni, i suoi valori. Fa una certa emozione guardarsi intorno, abbracciare la platea e gli studi scintillanti di Infront, vedere che cos’è diventato il premio Gazzetta. Correva l’anno 1978...
Una grande festa per celebrare lo sport, i suoi campioni, i suoi valori. Fa una certa emozione guardarsi intorno, abbracciare la platea e gli studi scintillanti di Infront, vedere che cos’è diventato il premio Gazzetta… Correva l’anno 1978, Karol Wojtyla al soglio pontificio e Sandro Pertini al Quirinale, buon segno: due sportivi di razza al comando. Il trofeo ai migliori dell’anno, maschio e femmina, nasce per gioco, come certe discussioni da bar sport fra i tiratardi di redazione. Sempre per gioco, i due vincenti – nientemeno che Paolo Rossi e Sara Simeoni – vengono invitati al giornale e insigniti del titolo con un brindisi alla buona: prosecco, pane e salame, un panettone. Sempre per gioco, il tutto finisce in prima pagina, vende un sacco e diventa una tradizione. Bene: in quarant’anni la copertina dei campioni non ha mai smesso di vendere, ma è il premio che ha smesso di essere un gioco. Atleti, allenatori e dirigenti lo prendono tremendamente sul serio, una sorta di Oscar dello sport italiano: non solo del calcio che, anzi, non la fa mai da padrone, ma di tutte le discipline che ci appassionano. Così sull’onda del successo cambia nome, si inglesizza, diventa Gazzetta Sports Awards. E quest’anno conquista pure la prima serata su La7. Appuntamento alle 21.15 con uno spettacolo da non perdere. Vedere per credere.
Sul palco illuminato da una Diletta Leotta sfolgorante in abito da sera color “ottanio” (i modaioli definiscono così tutto ciò che sta tra il blu e il verde) e da un Giletti in forma Champions, si susseguono leggende come Maldini, Nibali e Vieri che entrano nella nostra Hall of Fame, e tanti amici della Gazzetta, da Malagò all’olimpionica Di Francisca, da Pier Luigi Pardo a Tamberi, dallo starchef Borghese ai Maneskin, per il delirio dei ragazzi e non solo. Oltre naturalmente al padrone di casa, Urbano Cairo, editore della Gazzetta e di La7. Infine loro: i più votati dai nostri lettori e dalla redazione, i veri protagonisti della festa. L’elenco dei vincitori, come il cerchio disegnato dal prezioso anello di Damiani che li premia, racchiude i risultati dell’anno e insieme tre tendenze evidenziate dal voto popolare. Le grandi bellezze dello sport italiano in questo momento: i giovani e le donne negli sport olimpici, l’eccellenza di una Juve dominante sui campi di calcio.
Sull’ultimo elemento c’è poco da discutere: vi rimando senz’altro al delizioso duetto tra Max Allegri, allenatore dell’anno, e il suo supertifoso Giletti che ha animato il Gala Gazzetta. Risultati, organizzazione, visione e un grande, legittimo sogno che quest’anno si proietta sul mondo. Per ragioni scaramantiche ci accodiamo ai tifosi bianconeri e non diciamo quale, tanto l’hanno capito tutti, anche gli avversari che in campionato inseguono la signora col telescopio, come una sonda atterrata su Marte…
Il tema dei giovani invece è meno scontato e più intrigante perché apre lo sport italiano a un futuro di speranza. Classe 1998, beati loro, sugli scudi. Il titolo maschile assoluto va a Filippo Tortu, erede (se mantiene le premesse) del mitico Pietro Mennea: è il primo italiano a percorrere 100 metri di corsa sotto i 10” netti. Rivelazione dell’anno, la sua quasi coetanea Simona Quadarella, erede (se mantiene le premesse) della divina Federica Pellegrini: è la prima italiana a vincere tre ori in un Europeo. Appena un anno in più hanno Bebe Vio, che sbanca come di consueto la categoria paralimpica, e Francesco Bagnaia, campione mondiale in Moto 2 e prossimo all’esordio in MotoGp, grande Promessa del motociclismo. Ancor più giovani alcune tra le ragazze terribili del volley – vedi Paoletta Egonu, 19 anni – che con la capitana Chirichella e l’allenatore Mazzanti hanno portato a casa il premio per la Squadra.
Già, eccole lì le donne, sempre loro. Sono diventate la colonna portante e vincente dello sport italiano. E a guidarne la folta brigata è la più allegra e impertinente di tutte: Sofia Goggia, olimpionica di discesa, star mondiale dello sci e atleta dell’anno per la Gazzetta. Completano il quadro, anzi l’affresco, tre uomini pure loro con il sorriso in faccia: Oney Tapia, altro protagonista dei paralimpici; Mauro Icardi, capocannoniere, superstar dell’area, autore della Performance dell’anno; Elia Viviani che, con l’Exploit delle 18 vittorie nel 2018 è il re del ciclismo mondiale tra i velocisti.
Un premio finale, invece, lo do io. Va ai lettori e agli appassionati della Rosea, decine di migliaia, che hanno votato sul web e a tutti quelli che ci seguiranno stasera in tv. In un’epoca bislacca in cui qualcuno si chiede che cosa ci stanno ancora a fare i giornali, un posto tra i nostri campioni lo meritano anche loro.