La Gazzetta dello Sport

Se l’Inter fosse una canzone... «La Copa» di Icardi, Perisic «Domenica lunatica» e Asa «No regrets»

●Presentata ieri «Inter Hits», con 40 brani scelti dai giocatori. Ma noi abbiamo stilato una playlist alternativ­a

- Carlo Angioni

Ha tanti tifosi tra i cantanti (da Ligabue a Bocelli), è appena uscito un cd con le 40 canzoni più ascoltate dai giocatori (Inter Hits, presentato ieri a San Siro da Skriniar, De Vrij e Berni) e il suo inno «Pazza Inter» ne racconta bene l’anima. Ma se ogni nerazzurro fosse una canzone, quale sarebbe? Si comincia dalla porta, dove

Samir Handanovic potrebbe essere un successone di Frank Sinatra: «Fly me to the moon».

Per i tifosi nerazzurri farsi portare sulla Luna dal portiere sloveno è pure troppo, basta che Handa sappia volare in porta davanti a ogni insidia. La difesa? Sulla coppia di centrali titolare non ci sono dubbi: Skriniar è «Another brick in the wall» dei Pink Floyd, perché lui è il vero muro difensivo di questa squadra. Ma il collega De Vrij comunque non è da meno. Stefan è «I’ll be there for you» dei Bon Jovi. Perché lui c’è sempre, e ai compagni di squadra pare sempre dire: fidatevi, io sarò là per voi, proprio come canta la band del New Jersey. Sulle fasce, giocano Robbie Williams e Pino Daniele. «No regrets», dell’ex Take That, va bene per Kwadwo Asamoah: l’esterno ghanese ha lasciato la Juve dopo una sbornia di vittorie ma da quando è all’Inter ha sempre assicurato di non avere rimorsi. «’O Scarrafone» è Danilo D’Ambrosio: l’esterno napoletano viene sempre dato in panchina a inizio stagione, ma gira che ti rigira gioca sempre. Sarà che Danilo, da buon scarrafone, è bello a mamma soja, ovvero Spalletti?

JOVA & CO. Poi c’è Brozovic. Di lui si è sempre detto che è il metronomo nerazzurro: ecco perché si può scomodare Jovanotti. Epic senza ombra di dubbio è «L’ombelico del mondo» interista, testa, cuore e polmoni di una squadra che difficilme­nte rinuncia a lui. Da un croato all’altro, si resta nella canzone italiana. E «Domenica lunatica» di Vasco Rossi, tifosissim­o nerazzurro, può rappresent­are bene l’anno di Ivan Perisic: è vero, la domenica si gioca poco, ma di lunatica la stagione di Ivan finora ha proprio tutto. Vasco anche per Nainggolan? No, «Vita spericolat­a» sarebbe troppo banale e forse ingenerosa per il Ninja: meglio «Eye of the Tiger» dei Survivor, perché gli occhi di tigre di Radja a quest’Inter farebbero proprio tanto comodo come a Sylvester Stallone in Rocky III. Vale una canzone per due? Sì, se i due sono Keita e Politano: arrivati per dare ai nerazzurri corsa e velocità, loro sono «Born to run», mitica hit di Bruce Springstee­n: nati per correre, insomma.

ARGENTINA E l’attacco? Mauro Icardi non ha ancora giocato il Mondiale con la sua Argentina, ma l’inno di Francia 1998, «La Copa de la vida» di Ricky Martin, può essere un mantra per il capitano nerazzurro: la sua coppa della vita è la Champions, a lungo inseguita, ora giocata da protagonis­ta e assolutame­nte da conservare, conquistan­do gli ottavi di finale la settimana prossima. Il Lautaro degli ultimi giorni, invece, è un brano della prima Madonna, «Papa don’t preach». La giovane Ciccone diceva al padre di non fare le prediche, perché lei non era più una bambina: chissà, il Toro magari ha detto lo stesso a papà Mario dopo le recenti polemiche contro Spalletti. E lui, Luciano? Qui è troppo facile: la sua Inter finora ha acceso e sempre riempito il Meazza. «Luci a San Siro» di Vecchioni gli calza a pennello.

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Stefan De Vrij con il cd «Inter Hits» presentato ieri GETTY

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