La Gazzetta dello Sport

SE I PARENTI FANNO INVASIONE DI CAMPO

Una strana tendenza prende piede tra i giocatori

- Di LUCA CALAMAI

Non bastavano i procurator­i, sia d’assalto sia quelli che amano il dialogo. Figure che ormai sono «presenti» dentro tutti gli spogliatoi. Pronti a rendere pubblico l’umore dei loro assistiti. Nell’era dei social anche i parenti sono diventati protagonis­ti, difensori d’ufficio dei loro cari. Un tweet, una faccina più o meno irritata, qualche parola scritta con la pancia. Dichiarazi­oni polemiche che spesso diventano virali. Papà Martinez è l’ultimo, in ordine di tempo, ad aver sparato ad alzo zero per «proteggere» il figlio. Un clamoroso autogol. Spalletti non ha mai accettato queste invasioni di campo. Qualche anno fa finì nel mirino di Ilary Blasi, offesa per come veniva a suo dire «maltrattat­o» il marito Francesco Totti. «È un piccolo uomo» disse Ilary. Luciano pochi giorni dopo regalò al capitano della Roma il disco «Piccolo Uomo» di Mia Martini. Ufficialme­nte un segnale di pace, in realtà un modo per svuotare in maniera ironica una polemica che riteneva ingiusta. Lautaro se vuole continuare a crescere nell’Inter magari dica al padre di cambiare tattica. E, magari, di scusarsi. Con un altro tweet.

I genitori hanno come ruolo naturale quello di difendere i loro «bambini». Perché i figli, a qualsiasi età, restano sempre bambini. Pasquale Cutrone sta seguendo con giustifica­ta attenzione il possibile sbarco di Ibrahimovi­c a Milano. Patrick è un grande talento, uno dei più importanti del calcio italiano. Ma Ibra e Higuain sono due monumenti. Papà Cutrone però si è guardato bene da lanciare allarmi via social. Guarda, controlla, valuta. Giusto così. Babbo Rugani, invece, più o meno un mese fa, ha dichiarato chiuso il periodo della pazienza scrivendo sui social: «Il tempo sarà galantuomo». Non funziona, non ha mai funzionato, il rapporto tra la Juve e il difensore. Un progetto rimasto a metà. Allegri, toscano e fumantino come Spalletti, di sicuro non avrà gradito. Possibile che i genitori con capiscano che questi interventi a gamba tesa hanno come unico risultato quello di creare ulteriori problemi ai figli? Ci sono poi i familiari che difendono le loro creature dalle ingiustizi­e subite fuori dai club. Dolores Aveiro, mamma di Ronaldo, ha contestato con parole al veleno Fifa e Uefa colpevoli di non aver riconosciu­to il giusto valore di Cr7, sostenuta dalle figlie. E Dybala? Il fratello dello juventino ha criticato in pubblico gli ultimi c.t. dell’Argentina per non aver utilizzato Paulo in modo adeguato. E ancora, ricordate come Nicolas Higuain attaccò il presidente del Napoli De Laurentiis dopo il ritorno vincente del Pipita al San Paolo con la Juve?

Per capire quale sia il modo giusto per vivere il triangolo genitori-figliallen­atori basta chiedere a Stefano Pioli. La Fiorentina ha ospitato e ospita tanti figli d’arte. Con il piccolo Hagi è stato un inferno: papà Gheorghe contestava tutto e tutti in casa viola, voleva il figlio titolare, anzi lo pretendeva. Un incubo, finito con un inevitabil­e divorzio. Enrico Chiesa e il Cholo Simeone sono invece i più preziosi alleati del tecnico in questo passaggio a vuoto della Fiorentina. Mai una parola fuori posto. Anzi, sono i genitori i primi a stimolare nella maniera giusta Fede e il Cholito. Meditate padri, madri e sorelle, meditate.

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