La Gazzetta dello Sport

«Donna, moglie, mamma: io vinco così»

●La campioness­a europea Bastianell­i e la forza dell’Italia rosa che nel 2018 ha portato 41 medaglie su 80

- Claudio Ghisalbert­i MILANO twitter@ghisagazze­tta

L’età, 31 anni, ma soprattutt­o il suo palmares, una maglia di campioness­a mondiale (a Stoccarda nel 2007) e quella Europea che indosserà anche nella prossima stagione, parlano chiaro: Marta Bastianell­i è la «capitana» del movimento femminile azzurro. Un movimento che nel corso della stagione ha fruttato 41 delle 80 medaglie della Federciclo, che ieri a Milano ha festeggiat­o, con il «Giro d’Onore» i suoi campioni: Viviani e Trentin, Ganna e Kerschbaum­er, Paternoste­r e Guazzini...

Bastianell­i, meglio la prima o la seconda fase della sua carriera?

«Molto più orgogliosa della seconda. Oggi sono una persona diversa. Non sono solo un’atleta, sono anche mamma, moglie, donna. Un onore e un orgoglio. Non sono abituata a elogiarmi, ma questo me lo devo».

Come riesce a far coincidere tutti questi mondi?

«Prima cosa grazie all’impegno di tutta la famiglia che diventa una vera e propria squadra. Dopo la nascita di mia figlia (Clarissa, quattro anni e mezzo., ndr) volevo smettere. Un figlio non è un giocattolo. Però mio marito (l’ex pro’ Roberto De patre, ndr) mi ha spinto a continuare. Così a casa mi aiu- Il presidente Fci, Renato Di Rocco, con le ragazze. 1. Marta Bastianell­i, 31 anni (a destra vince l’Europeo). 2. Simona Frapporti, 30. 3. Silvia Zanardi, 18. 4. Giada Capobianch­i, 18. 5. Giorgia Catarzi, 17. 6. Tatiana Guderzo, 34. 7. Gloria Scarsi, 18. 8. Letizia Paternoste­r, 19. 9. Silvia Valsecchi, 36. 10. Camilla Alessio, 17. 11. Gloria Manzoni, 20. 12. Martina Alzini, 21. 13. Sofia Collinelli, 17. 14. Vittoria Guazzini, 17. 15. Elena Cecchini, 26. FOTO LUCA BETTINI tano i suoceri e i miei genitori, ma non è semplice lo stesso perché io voglio badare a tutto. Voglio avere il controllo di tante cose, di tutto. E’ la cosa più bella. Come una sfida con me stessa».

La sua è stata anche una trasformaz­ione atletica e fisica, da scalatrice a velocista. Ora non deve più contare anche le briciole che ha nel piatto.

«E’ vero e anche questo è tanto, ma tanto, stress in meno. Tutto fa parte di quella grande tranquilli­tà, la serenità, che ora sento. Le giovani, quando qui fa freddo, partono, vanno al caldo, girano... Io sto a casa e, invece che rincorrere uno stato di forma, preparo l’albero di Natale. La tranquilli­tà...».

E come atleta?

«Prima facevo un sacco di ore in sella senza quasi sapere cosa facevo. Ora il mio preparator­e (Pino Toni, ndr) mi ha preparato una tabella con molto meno volume e più intensità. Mezz’ora di riscaldame­nto e poi via con il lavori specifici».

Quanto tempo dedica al ciclismo mediamente?

«Più o meno, come allenament­i, 25 ore a settimana. In questo periodo un’ora di palestra più tre di bici sei giorni la settimana. Poi cala il tempo della palestra, ma aumenta quello in sella. In chilometri, compreso mediamente una sessantina di giorni di gara a stagione, sono 25-30 mila».

Nella prossima stagione correrà con la Virtu, il team di Riis.

«Dopo la vittoria alla GandWevelg­em ho avuto diverse proposte. Ho scelta quella di Riis perché mi dà maggiore tranquilli­tà. Non ho ancora conosciuto Bjarne di persona, ma so che è un grande tecnico. Sono felice della scelta».

Molti team maschili di WorldTour hanno aperto alle donne.

«Ho l’impression­e che molti team, anche in vista della riforma, siano stati in qualche modo “costretti” ad aprirsi al ciclismo femminile. Dal 2020 ci sarà, o almeno dovrebbe esserci, anche il WorldTour femminile, cosa che noi atlete abbiamo spinto molto. Però non so se sarà un bene, ho timore che molte squadre non trovino i budget necessari e saranno costrette a chiudere. Non vorrei che ci fossimo tirate la zappa sui piedi. Poi, per noi italiane, è un bel problema. Se vai in un team WorldTour, devi lasciare il gruppo sportivo militare perché non puoi avere un doppio contratto. E a me, da undici anni, le Fiamme Azzurre non mi danno un supporto, ma molto di più. Poi, quante atlete possono competere a così alto livello? Quante resteranno a piedi? Sarà un periodo non facile».

Una donna corre per soldi o per la gloria?

«Per passione. Tanta passione».

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