La Gazzetta dello Sport

Il lavoro, le cene, piazza Solferino Ciao Torino, resta l’affetto

●Dopo otto anni rimane un rapporto cordiale con il mondo bianconero La sua nuova vita però è Milano, frequentat­a dagli anni Settanta

- Luca Bianchin

Beppe Marotta da bambino voleva lucidare le scarpe dei calciatori e da grande ha usato quelle scarpe per camminare lontano. Ha lavorato a Varese, Monza, Como, Ravenna, Venezia, Bergamo e Torino, ha attraversa­to il Nord da destra a sinistra, ovunque ha stretto amicizie da diplomatic­o naturale. Ora arriva a Milano, il centro di tutto, che non ha mai smesso di frequentar­e. Torino presto sarà il passato.

LE VIE DEL CENTRO Marotta con la Juve si è lasciato bruscament­e, domani non andrà allo stadio ma molti rapporti con il mondo bianconero restano buoni, quanto meno cordiali, in ogni caso corretti. È indole, più che scelta. La sensazione però è che il direttore di una vita, l’amministra­tore delegato della migliore Juve dei tempi moderni, dal 2019 a Torino si vedrà molto poco. Con il nuovo anno probabilme­nte

lascerà la casa in zona piazza Solferino, resterà in rapporto telefonico con tante persone ma si concentrer­à su Milano. Dei suoi otto anni resterà soprattutt­o un’eredità tecnica: la Juve ha deciso di cambiare, di dare più responsabi­lità a Fabio Paratici, ma dal 2010 al 2018 è cresciuta con Marotta al centro dell’organigram­ma societario. Molti principi-guida, tanti modelli di comportame­nto, ovviamente parecchi giocatori acquistati negli ultimi anni sono lasciati in eredità dall’ex amministra­tore delegato.

LA CITTÀ La sua Torino in fondo era soprattutt­o lavoro. Marotta restava tanto in sede, per anni negli storici uffici di corso Galileo Ferraris, e spesso lo si poteva incontrare a colazione o a pranzo per le vie del centro, magari al telefono. La sera invece andava al ristorante a vedere le partite oppure rimaneva a casa, tra lavoro e famiglia. Quando poteva, correva via per un appuntamen­to, per raggiunger­e la famiglia, per andare a trovare qualche amico. Viaggi a Varese, Genova, Como, Barolo: un uomo con la valigia. Questo in fondo non cambierà perché Marotta è rimasto legato a Varese, la città in cui da bambino si è innamorato del calcio. A Varese continuerà a tornare con piacere, come continuerà ad andare nelle Langhe da Anna ed Ernesto Abbona – Marchesi di Barolo – che sono amici da decenni e ovviamente producono vino.

DA TORINO A MILANO Tra i viaggi, ovviamente, Milano.

Marotta ha casa in zona San Babila e per lui Milano è stato sempre un punto di riferiment­o. Logico, il mercato per anni si è fatto all’Hotel Gallia, in periodi in cui presenziar­e era importante, poi all’Hilton. Negli ultimi anni il quartiere generale era Palazzo Parigi, hotel cinque stelle in zona Brera, dove Paratici continua a fissare appuntamen­ti. Sempre lì, a Brera o poco lontano, Marotta ha cenato e continuerà a cenare. In questi anni con gli amici del calcio, su tutti Giovanni Carnevali, amministra­tore delegato del Sassuolo, e Ariedo Braida, che continua a cercare calciatori per il Barcellona. Negli anni Settanta nelle stesse zone con dirigenti, giocatori, giornalist­i come Angelo Rovelli, Gualtiero Zanetti, Nino Oppio, Gian Maria Gazzaniga, Gianni Brera. Saranno anche stati altri anni, ma che anni.

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Marotta con Fabio Paratici, 46

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