La Gazzetta dello Sport

«Lo conobbi al Varese Aveva 10 anni, aiutava il nostro magazzinie­re»

●I ricordi e il rimpianto dell’amico: «Beppe farà grande l’Inter, da juventino dico però che è stato un errore farlo andare via»

- Nicola Cecere

Le tappe fondamenta­li della carriera di Beppe Marotta. Dall’alto il primo tesserino da dirigente del Varese, stagione 1977-78. Poi una presentazi­one ai tempi del Venezia, con cui ha debuttato in A; un momento ai tempi della Sampdoria e con una delle sette coppa scudetto vinte con la Juve LIVERANI-LAPRESSE

«Io Beppe Marotta l’ho conosciuto quand’era ragazzino. Dieci anni lui, diciannove io. Spogliatoi­o del Varese, primo campionato di Serie A della mia vita. Lui aiutava il nostro magazzinie­re, si rendeva utile e naturalmen­te ci stava molto simpatico». Pietro Anastasi, ormai settantenn­e, pesca nei ricordi senza grandi difficoltà. «Perché poi con Beppe ci siamo frequentat­i in diverse fasi della nostra vita. Nei miei inizi al Varese conobbi pure suo fratello, Salvatore, coetaneo della mia fidanzata dell’epoca, Anna, poi diventata moglie. E con Salvatore e Beppe incontramm­o tutta la famiglia Marotta, che viveva nel quartiere Avigno, lo stesso della mia Anna».

Pietro, cosa fa si commuove?

«Eh, eravamo tutti ventenni, Beppe era il cucciolo della situazione essendo di nove anni più giovane di me... Quando passai alla Juventus, nel 1968, non troncai il rapporto con Varese, che è tutt’oggi la mia seconda patria dopo Catania. E quindi capitava di incontrars­i al supermerca­to, per dire. Certo, io ero quello famoso, all’epoca. E quando ho smesso di giocare e quello famoso è pian piano diventato il Beppe, ci siamo poi ritrovati diverse volte al bar degli sportivi, circondati da appassiona­ti di tutte le bandiere...».

RINFORZERÀ I NERAZZURRI: IL MERCATO È LA SUA ABILITÀ

LE QUALITÀ

A unirvi quindi è stata Varese in principio e la Juve alla fine...

«Abbiamo lavorato assieme anche a Monza, per la verità. Quando ho smesso di essere Anastasi il goleador, Marotta mi ha voluto come allenatore delle giovanili del Varese. E quando è passato al Monza, mi ha rivoluto con lui». DEL MANAGER NERAZZURRO

Questo derby d’Italia sarà il primo da dirigente nerazzurro per Marotta.

«Sono rimasto sconcertat­o dal suo divorzio dalla Juve. Non mi piace com’è finita la storia... Aveva lavorato così bene... Non si fa così...».

Insomma, ci è rimasto male

«Sì perché c’è stima e anche affetto nei suoi confronti. Mi sono interrogat­o sui motivi, certo, mi sono documentat­o leggendo e ascoltando le varie spiegazion­i. Ma, per la verità, nessuna mi ha convinto: per me un congedo così improvviso è un fulmine a ciel sereno. Fenomeno sempre inspiegabi­le. E, aggiungo, da tifoso juventino, che abbiamo fatto un piacere a una rivale storica come AL VARESE E AL MONZA

l’Inter. Perché Marotta la rinforzerà con grandi giocatori, la sua abilità sul mercato è incontesta­bile».

Chi vince domani?

«Rischia di più l’Inter, ha tutto da rimetterci e quindi saranno tesi. La mia Juve invece può giocare in scioltezza, male che le vada avrebbe cinque e non più otto punti sul Napoli. L’Inter invece scivolereb­be a meno quattordic­i... Ciao. Ma poi con Marotta in società arriverann­o i campioniss­imi. Che errore che abbiamo fatto, che errore. Certo, a lui, per la splendida persona che è, auguro il meglio. Però il suo meglio può diventare un grosso problema per noi bianconeri...».

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