È un Diavolo dalla A alla Z Il rilancio di Abate e Zapata
●Titolari e capitani in assenza di Romagnoli: sono in scadenza, ma ora sperano nel rinnovo
Esattamente 20 giorni fa Alessio Romagnoli lasciava il ritiro della Nazionale per un infortunio al polpaccio, raggiungendo nell’infermeria milanista – tra gli altri – Caldara e Musacchio. «Ci resta solo Zapata», mormorava il popolo rossonero in quei giorni preLazio, con toni non proprio votati alla fiducia. Pessimismo poi trasformatosi in brividi, alla notizia che alla destra del colombiano, nella difesa a tre, avrebbe giocato Ignazio Abate. Intendiamoci: parliamo di due signori professionisti, apprezzati dai tifosi per l’impegno, la dedizione e la professionalità con cui hanno sempre vestito la maglia del Diavolo. Se sono al Milan da tanto tempo non è di certo un caso. Ma insomma, Zapata fin lì era stato poco utilizzato e Abate di lavoro fa il terzino. Legittimo dubitare, dunque, ma doveroso ricredersi e togliersi il cappello: entrambi hanno risposto molto bene sia all’Olimpico che contro il Parma, match in cui Ignazio s’è esibito addirittura da centrale nella difesa a quattro.
DESTINI PARALLELI Sono loro, i veterani, ad essersi meritati le lodi più convinte in queste ultime settimane, insieme a un Bakayoko cresciuto gara dopo gara. L’elemento curioso sta nella perfetta sovrapponibilità delle loro situazioni: sia Abate che Zapata hanno 32 anni e andranno in scadenza di contratto a giugno 2019, entrambi sono stati chiamati in causa nello stesso frangente e si sono divisi la fascia di capitano messa a disposizione KULTA-LAPRESSE momentaneamente da Romagnoli. Normale, dunque, che ora sperino in un rinnovo, considerato improbabile fino a poco tempo fa. E se il rendimento dovesse continuare su questi livelli, sarebbe un premio più che meritato. FEDELISSIMI Cristian non ama granché i cambiamenti, è un tipo fedele: al Milan dal 2012, in carriera ha vestito solo altre quattro maglie, ovvero Deportivo Calì, Udinese, Villarreal e nazionale colombiana. Ignazio, invece, si sta avvicinando ai vent’anni in rossonero, contando le giovanili. Un’eternità, passata anche attraverso prestiti e comproprietà che l’hanno fatto viaggiare per l’Italia tra Napoli, Piacenza, Modena, Empoli e Torino, prima di mettere radici tra i boschi di Milanello nel 2009. Rino Gattuso se li coccola e se li tiene stretti: se non è stato costretto a bussare alle porte della dirigenza per chiedere rinforzi in difesa a gennaio, il merito è dei suoi vecchi leoni. Che incarnano lo spirito del Diavolo, dalla A alla Z.