Coleman e Norman «Tortu, adesso ti va di sfidarci?»
● Gli statunitensi, nel 2018 i migliori su 100 e 400: «Lo stimiamo, ai Giochi lo scontro finale»
Beata gioventù: Filippo Tortu ha compiuto 20 anni in giugno, Michael Norman 21 lunedì, Christian Coleman 22 in marzo. Il primo, martedì sera, ai Gazzetta Sports Awards, è stato nominato uomo dell’anno dello sport italiano. Il secondo, nello stesso 2018, si è rivelato come il più veloce al mondo sui 400 (con 43”61, sesto tempo all-time) e il terzo, in marzo sui 60 indoor primatista del mondo e oro iridato, è stato il migliore nei 100 (9”79). I tre, nei giorni scorsi, si sono ritrovati a Montecarlo in occasione del tradizionale Gala Iaaf. Dove Norman, come regalo di compleanno (cade lo stesso giorno di quello del leggendario 68enne cubano Alberto Juantorena che, dei 400, nel 1976, è stato campione olimpico e recordman mondiale) ha ricevuto il noleggio di un giorno di una Ferrari 488 Spider con la quale, divertendosi come un bambino, ha scorazzato per le vie del Principato.
DAL PAPA Sono loro, possibili eredi di quell’Usain Bolt la cui assenza dalle scene dopo dieci anni di dominio comincia a farsi sentire, il futuro della velocità mondiale. Tortu, tecnicamente parlando, è per ora un po’ un intruso. Ma a sentire i due statunitensi, solo fino a un certo punto. «Filippo è un grande sprinter – sostiene per esempio Coleman – e immagino che ci sfideremo per tutto il corso delle nostre carriere. Per adesso vince lui: nel nostro unico scontro diretto, a fine maggio, nei 100 del Golden Gala dell’Olimpico di Roma, complice il fatto che io ero mezzo infortunato e non stavo bene, lui s’è piazzato secondo e io quarto». In verità Pippo fu terzo (in 10”04), dietro Ronnie Baker (9”93) e Jimmy Vicaut (10”02), con Christian, anche argento mondiale in carica della specialità, rialzatosi negli ultimi 15 metri, incapace di far meglio di 10”06. «Quel mi lega a lui – aggiunge l’uomo di Atlanta – è il ricordo dell’incontro in Vaticano, il giorno prima della gara, con Papa Francesco. Eravamo in pochi e quel momento resta per me molto significativo. Filippo è il prototipo del giovane velocista europeo e il giovane velocista europeo è in costante miglioramento».
SUI 200 Anche Norman, papà afroamericano e mamma giapponese, professionista da pochi 1° AL MONDO NEI 100 NEL 2018 1° AL MONDO NEI 400 NEL 2018 mesi a discapito dell’attività di college (è studente alla University of Southern California), crede nelle qualità dell’azzurro: «Ha un gran talento – sostiene – e sarà bello seguire passo dopo passo la sua crescita. Qualsiasi Paese, in atletica e in particolare nelle nostre gare, è in grado oggi di esprimere un campione e l’Italia, con Tortu, ne ha trovato uno speciale. Sarà molto stimolante sfidarlo. Lui, rispetto a quanto fatto sinora, potrebbe allungare la gittata sino ai 200, dove io, cimentandomi in una specialità nella quale considerando i 400, in questo momento, pur avendola frequentata tanto in passato, potrei essere più vulnerabile. Lo aspetto all’Olimpiade di Tokyo, un’occasione che per me sarà proprio speciale, viste le origini di mia madre». Michael, che sul mezzo giro di pista, a fine giugno, a Parigi, è comunque volato in 19”84, evidentemente non sa che nelle intenzioni di Pippo, per il 2019, c’è la volontà di doppiare.
TORTU? È UN GRANDE SPRINTER, CI SFIDEREMO PER L’INTERA CARRIERA
SIAMO STATI INSIEME DAL PAPA, POI ALL’OLIMPICO MI HA BATTUTO
CHRISTIAN COLEMAN
VERSO TOKYO Gli eventuali scontri diretti potranno materializzarsi al più presto nella prossima Diamond League. Per esempio, al Golden Gala del 6 giugno (quarta tappa 2019), con in programma i citati 200. Più nel lungo periodo, ai Mondiali di Doha di fine settembre o, ancora più in là, ai Giochi di Tokyo 2020, dove il mirino di tutti e tre è già sostanzialmente puntato. «Intanto – dice Coleman – penso a far bene nella prossima stagione. In quella scorsa, per la prima volta, ho fatto i conti con un infortunio e non è stato semplice. Dopo ottimi mesi al coperto, mi sono ripreso solo nel finale. Il 2019 sarà lungo, bisognerà gestirsi al meglio». Lo crede anche Norman: «Ho bisogno di fare esperienza – sorride – ho gareggiato lontano dagli Stati Uniti soltanto due volte, l’estate passate a Parigi e a Losanna. Ho tanto da imparare. Poi, un giorno, mi darò al ciclismo: sogno di partecipare a un Tour de France». Beata gioventù.
FILIPPO È UN GRAN TALENTO, SARÀ BELLO SEGUIRE LA SUA CRESCITA
POTREMMO SCONTRARCI SUI 200: MOLTO STIMOLANTE
MICHAEL NORMAN