Pulici: «Quel nostro rito, fronte contro fronte Con lui calcio totale 10 anni prima di Sacchi»
cosa fosse la forza mentale da trasmettere in battaglia. «Prima di una partita - racconta Puliciclone con voce bassissima - Radice venne da me e appoggiò la sua fronte sulla mia. Non una testata, ma una trasmissione di pensieri, di volontà, sicurezza. Fronte contro fronte. Era un rito che facevamo io e lui, solo io e lui, una vicinanza di cervelli, un modo di dire “io e te ci capiamo”. Da quella prima volta lo facemmo sempre. Ogni partita e prima di entrare in campo. All’inizio credevo fosse un gioco ma no: era la sua ennesima volontà di trasmettermi qualcosa di vero. Spesso anche senza dire una sola parola. Testa contro testa: e il silenzio in cui io e lui ci sentivamo».
OLANDA E MOGLI Paolo Pulici aveva la maglia numero 11 e il calcio totale addosso e attorno. «Gigi mi era vicino come un papà - continua -: è soprattutto grazie a lui se sono diventato quel che sono e se quel Torino di grandi giocatori e uomini è diventato importante. Calcisticamente Radice era un innovatore: anni e anni dopo dissero che Arrigo Sacchi aveva inventato un certo tipo di calcio ma il pressing, il marchio olandese, totale, ce l’avevamo già noi dieci anni prima. Per dire: io e Graziani andavamo costantemente in pressione sulla loro difesa, era lì che bisognava conquistare palla. Radice era avanti a tutti anche quando portò le mogli in ritiro: pareva una bestemmia, lui se ne fregò e lo fece».
IL «TEDESCO» Gli davano del «tedesco»? «Ricordo sì, ma era una cosa giornalistica: era un uomo estremamente comprensivo, dolce ma ci teneva che tutto fosse fatto bene. Lui aveva dovuto smettere presto col calcio e noi eravamo l’emana- zione di ciò che avrebbe voluto ancora fare. Era avanti a tutti perché l’”io” non esisteva: c’era il gruppo, il “noi”. Tutti uniti. Ci voleva bene e noi a lui». Un bene totale.