La Gazzetta dello Sport

Srna-Kolarov, la sfida dei ricordi

●Il croato del Cagliari oggi contro il serbo della Roma tra guerra, famiglia e nazionali

- Andrea Pugliese ROMA

In mezzo ci sono poco più di tre anni di differenza, anche se in realtà a separarli c’è un mondo intero. Quello che passa tra serbi e croati, ancora oggi alle prese con le scorie di una guerra (quella degli Anni Novanta) che ha lasciato i segni nel passato e nel futuro. E se i rapporti attuali tra Serbia e Croazia sono ancora freddini, quelli tra Srna e Kolarov vanno oltre. O almeno ci provano, potere di un mezzo trascinant­e come lo sport, anche se poi proprio una partita di calcio (Dinamo Zagabria-Stella Rossa) diede il via simbolico allo scontro tra i due paesi. Oggi alla Sardegna Arena Srna e Kolarov si troveranno faccia a faccia, duellando sulla stessa fascia: quella sinistra per il terzino serbo della Roma, quella destra per il croato del Cagliari. Ma sarà solo un duello agonistico e niente di più. Ed alla fine magari si stringeran­no anche la mano. Perché loro due, Darijo e Aleksandar, sono due degli eredi di quella che era la zlatna generacija, la generazion­e d’oro, fatta dai vari Suker, Mihajlovic, Prosinecki, Boban e Mijatovic. In buona sostanza, quelli che con la ex Jugoslavia divennero campioni del mondo Under 20 in Cile, nel 1987.

IL SERBO Poi qualche anno dopo sarebbe iniziata proprio la guerra che ha dilaniato per anni i Balcani in lungo e largo. E quella guerra lì Kolarov e Srna l’hanno vissuta sulla propria pelle, se non altro perché erano bambini e certe cose da bambino restano nella mente per sempre. «C’è un rumore che continua a risuonare nelle mie orecchie. Se chiudo gli occhi riesco ancora sentirlo nitidament­e. È qualcosa di terrifican­te – ha detto tempo fa Kolarov ricordando la sua adolescenz­a a Belgrado – Io e i miei amici sentivamo le esplosioni, abbandonav­amo le bici e iniziavamo a correre verso casa con il cuore che sembrava esplodere come le bombe che cadevano attorno a noi». Kolarov aveva appena sei anni e sognava solo di giocare con i suoi coetanei, possibilme­nte a pallone. «Pensare che quando scoppiò il conflitto ero felice, perché non capivo cosa stesse accadendo. Per me voleva solo dire che non si andava a scuola e potevo passare il tempo a giocare a pallone con i miei amici. In realtà ci volle il rumore della prima bomba per farmi capire in quale inferno eravamo piombati. Ricordo che non uscimmo di casa per giorni, cercando inutilment­e di prendere sonno tra il fragoroso rumore delle esplosioni. Non potei più andare per strada a giocare con gli amici. Giocavo con mio fratello in casa mentre le bombe esplodevan­o facendo tremare i muri. Eppure continuavo a sognare di diventare come Mihajlovic».

IL CROATO Anche Srna i ricordi della guerra se li porta sulla pelle, esattament­e come se li era portati papà Uzir, uno che prima del conflitto dei Balcani era giù fuggito da altri mille conflitti. La zia e la nonna di Darijo, al tempo incinta, furono bruciate vive da un gruppo di paramilita­ri nazionalis­ti serbi durante la Seconda Guerra Mondiale. Suo nonno si salvò e salvò il piccolo Uzir, ma poi non sopravviss­e a una pallottola vagante nel locale dove lavorava come cameriere. Uzir, bosniaco di orgini musulmana, sposò poi la croata Milka ed a Metkovic nacquero Darijo e Igor, il fratello affetto da sindrome di Down a cui Srna dedica spesso i suoi gol (e di cui ha tatuato il nome sulla pelle). Peccato solo che Metkovic fosse un villaggio croato a ridosso del confine con la Bosnia. Insomma, quando scoppiò la guerra dei Balcani il fuoco era proprio lì, dentro casa. «Ci presero la macchina, la polizia fece finta di niente – ricorda lui – Dovevamo accompagna­re Igor in una scuola speciale, non potevamo stare senza macchina. Mia madre ha fatto le pulizie, ha spalato la neve, facevamo il possibile per racimolare soldi e comprarne un’altra».

L’ORGOGLIO Oggi Kolarov e Srna metteranno da parte tutti i brutti ricordi e penseranno solo a giocare per vincere, per quanto uno possa dimenticar­e tante e tali atrocità. Di certo c’è che il loro amore per la propria patria è più forte di tutto il resto ed è un’amore che nasce proprio dalle sofferenze vissute da piccolini. «Il mio sogno ora è portare in paradiso la nazionale serba, il primo motivo di orgoglio. Per questo continuerò a correre e a dare tutto me stesso sempre», ha aggiunto Kolarov. Srna, invece, il sogno ce l’ha in cielo e si chiama proprio Uzir. Il papà morì durante Euro 2016, prima di Croazia-Repubblica Ceca. Lui volò a salutarlo per l’ultima volta e poi tornò a giocare. Per la Croazia. Da allora suo papà è ancora di più nel suo cuore.

CI PRESERO TUTTO: MIA MADRE FECE OGNI COSA PER AIUTARCI

DARIJO SRNA TERZINO CAGLIARI

IL RUMORE DELLE BOMBE MI RISUONA ANCORA NELLE ORECCHIE

ALEKSANDAR KOLAROV TERZINO ROMA

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LAPRESSE Aleksandar Kolarov, 33 anni, ha giocato anche con Lazio e Manchester City
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LAPRESSE Darijo Srna, 36 anni, prima del Cagliari ha giocato solo con Hajduk e Shakhtar

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