La Gazzetta dello Sport

«Starò in panchina fino a 80 anni Ma la Cremonese vuole la A prima...»

●Primo mese in grigioross­o per l’allenatore: «Le idee tattiche arrivano nel cuore della notte»

- Nicola Binda INVIATO A CREMONA

La prima nebbia padana evoca piacevoli ricordi al di là del fiume e allontana Pompei o Cagliari, i suoi luoghi del cuore. Qui tutto è diverso, anche la sua Cremonese: regina dei pareggi la stagione scorsa (21) e in questa (6), ha fatto 2 vittorie e 1 sconfitta con Massimo Rastelli. Che ha sostituito Mandorlini proprio dopo un pari, a Verona.

Che squadra le ha lasciato?

«Molto disponibil­e, predispost­a al sacrificio e ben allenata. E’ stato semplice portare le mie idee. Certo, se mi hanno chiamato è perché volevano cambiare».

Pare Mandorlini non fosse d’accordo su come è stata costruita la squadra: alcuni ruoli con troppe scelte, altri con poche.

«Io sono abituato a trarre il meglio dalle rose che ho. Le valutazion­i le faremo a gennaio».

I problemi sono in attacco.

«Montalto si è fatto male subito, Paulinho ha saltato diverse gare e ora si è fermato Brighenti. Ho tanti esterni e nessuna punta centrale. Ma la squadra crea di più, e se recupero Paulinho...». «Se no mi invento qualcosa. Io vado a letto presto e mi sveglio nel cuore della notte pensando alla squadra. Una volta con l’Avellino mi è venuta così l’intuizione per cambiare un 4-4-2 che non mi convinceva: siamo andati a Pisa, ho messo De Angelis trequartis­ta, abbiamo vinto 3-0 e siamo volati verso la promozione in B».

La Cremonese è stata impostata per il 4-3-3.

«Preferisco due attaccanti e il trequartis­ta. Vivo di sensazioni e intuizioni. Come con Boultam».

Aveva fatto solo tre spezzoni: col Crotone è entrato e dopo 7” ha deciso la partita.

«Nelle difficoltà mi esalto, ho provato...».

I suoi precedenti in B sono eccellenti: eliminazio­ne in semifinale playoff con l’Avellino a Bologna, promozione col Cagliari.

«Due esperienze diverse. Ad Avellino dopo la promozione abbiamo fatto due ottimi campionati, a Cagliari non potevo sbagliare».

Se il Cagliari doveva tornare in A subito, quando ci potrà andare la Cremonese?

«Ho deciso di non aspettare la A perché qui si può costruire qualcosa di buono. Ho conosciuto il cavalier Arvedi, ha entusiasmo e vuol vincere. Subito o tra un anno. Quando mi è stato chiesto di vincere ci sono riuscito».

Qualche grande sta steccando e in tanti ne approfitta­no: e voi?

«Noi andiamo avanti in silenzio per cercare di giocarci al meglio i playoff, che danno coraggio a tutti. E’ una B strana: con meno squadre i giocatori più forti sono meno sparpaglia­ti».

Com’è stato il suo ritorno dopo 46 panchine in A?

«Con naturalezz­a. Io vengo dal basso, sono partito dalla C2 e ho vinto, come in C1 e in B, e sempre arrivando primo. Ma andrei in A anche da ottavo!».

Dal 17 ottobre 2017 (esonero a Cagliari) al 5 novembre 2018 (arrivo alla Cremonese): 384 giorni aspettando una panchina, 55 weekend (estate esclusa) a guardare gli altri.

«E’ stata dura. Mi sono goduto la famiglia come mai prima. Ma ritrovare campo, fischietto e cronometro è la cosa più bella».

Da beniamino dei tifosi del Piacenza (1996-2001) all’altra parte del Po, dove la rivalità è molto sentita: conseguenz­e?

«Nessun problema, a Piacenza ho fatto gli anni più belli da calciatore, qui sono stato accolto benissimo».

Contando i playoff con l’Avellino, domenica fa 300 panchine.

«A parte gli ultimi mesi, ho sempre lavorato e avuto continuità nei risultati: i presidenti ci danno le squadre per avere quelli».

La partita da incornicia­re?

«Il preliminar­e dei playoff con l’Avellino a La Spezia (2015), in dieci per un’ora con l’obbligo di vincere per passare il turno. E vincemmo 2-1 con un modulo pensato qualche notte prima. Oppure a Modena: non avevamo difensori centrali, adattai due o tre giocatori e vincemmo. In A dico la vittoria a San Siro con l’Inter dopo essere andati sotto».

E la partita da cancellare?

«Non riesco a perdere. Sono stato male dopo il 6-2 a Sassuolo il primo anno di A: era a stagione quasi finita, ma poteva precludere la mia conferma».

Col Cittadella ci sono precedenti che bruciano e Venturato che gioca… in casa.

«E’ una partita difficile contro una squadra esperta e briosa, che rompe le scatole a tutti».

Lei ha giocato fino a 40 anni: pensa di allenare fino a 80?

«Spero di sì, se no dopo che fai? Liedholm diceva che dal lunedì al sabato è il lavoro più bello, poi vengono quei maledetti 90’: io invece li considero benedetti, adrenalina pura».

Intanto il 27 compie 50 anni…

«Farò come per i 40: non ci penso. Mi godo il presente, non guardo troppo in là. E il presente di Cremona mi piace un sacco».

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● 1 Rastelli il primo giorno di allenament­o con la Cremonese● 2 In un momento di relax con il suo cane ● 3 Sulla panchina grigioross­a in campionato RASTELLI/TWITTER/LAPRESSE 3
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CHE SOFFERENZA UN ANNO SENZA SQUADRA: MI SONO GODUTO CASARASTEL­LIE L’ASTINENZA DA CAMPO
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LE BIG A TURNO STECCANO? NOI ANDIAMO AVANTI IN SILENZIOMA­SSIMO RASTELLI ALLENATORE CREMONESE
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LA PARTITA DA INCORNICIA­RE? LA VITTORIA IN CASA DELL’INTERRASTE­LLIE L’IMPRESA CON IL CAGLIARI

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