La Gazzetta dello Sport

ALLARME SALAH ANCELOTTI PREPARA LA TRAPPOLA

●La tripletta di sabato non spaventa gli azzurri: baricentro basso, Rui, Koulibaly in raddoppio e se si accentra c’è Allan

- Maurizio Nicita @manici50

Baricentro basso per frenare la velocità dell’egiziano poi raddoppi di Rui e Koulibaly

A destra Mohamed Salah, 26 anni, circondato da Mario Rui, 27, Allan, 27, e Kalidou Koulibaly, 27 nella partita di andata. Sopra Raul Albiol, 33 AFP/GETTY

Le facce di Jürgen Klopp sono sempre molto espressive. E quella mostrata nella pancia del San Paolo, in sala stampa, nell’infausta (per il tedesco) notte del 3 ottobre, era un misto di incredulit­à con un pizzico di ammirazion­e per l’avversario: «Non ricordo mi sia mai capitato con una mia squadra di non riuscire a tirare nella porta avversaria». In effetti, in oltre tre anni e 177 partite in cui ha guidato i Reds, le statistich­e confermano che il Liverpool di Klopp non ha mai concluso i 90 minuti di una gara senza riuscire a mirare la porta, così come è accaduto contro il Napoli di Carlo Ancelotti.

RICOMINCIO DA ZERO Da qui riparte la squadra azzurra per affrontare l’elettrizza­nte notte di Anfield, dalla capacità già dimostrata nella gara di andata di non concedere occasioni a un tridente che – oggi più che mai – ha in Momo Salah l’attaccante più pericoloso, dopo la tripletta realizzata sabato a Bournemout­h. Un atteggiame­nto di grande attenzione che parte da un baricentro tenuto volutament­e basso (intorno ai 49 metri) per evitare di offrire la profondità a gente velocissim­a come l’egiziano, il brasiliano Firmino e il senegalese ● Le gare ad Anfield in cui il Liverpool di Klopp non è andato in gol Mané, piuttosto che lo svizzero Shaqiri. Non singole marcature, ma posizionam­enti più bassi e raddoppi pronti. Per le inevitabil­i accelerazi­oni di Salah, oltre a Mario Rui c’è pronto Koulibaly, uno che non teme confronto alcuno sotto il profilo della velocità, specie se in progressio­ne. E poi non dimentichi­amo che, in caso di accentrame­nto, l’egiziano oltre che col gigante senegalese dovrà fare i conti con Allan, il più efficace rubapallon­i della Serie A e uno dei migliori in assoluto in Champions, dove è risultato l’incubo del connaziona­le Neymar nella doppia sfida con il Paris Saint-Germain. Per gli azzurri tenere la porta imbattuta sarebbe la prova del nove, visto che 8 (su 20) sono state sinora le gare concluse senza subire reti, due delle quali in Europa: a Belgrado e per l’appunto contro il Liverpool all’andata.

PER LA STORIA Ma Ancelotti ha già anticipato che «il Napoli a Liverpool dovrà giocare la propria gara, senza pensare solo a difendersi», perché in effetti entrare in campo pensando solo a contenere l’avversario, tornato in vetta alla Premier, sarebbe un atteggiame­nto suicida. Gli azzurri sanno che, segnando, le loro possibilit­à di qualificaz­ione salirebber­o. E poi la miglior difesa è sempre quella di tenere il pallone più lontano possibile dalla propria area. Qui non c’è in ballo solo il passaggio del turno di Champions, domani sera si gioca per la storia nello stadio che non a caso i propri tifosi chiamano «Fortress Anfield», fortezza. Una prestazion­e positiva in uno dei templi inglesi del calcio equivarreb­be a una laurea ad honorem. Significhe­rebbe una svolta verso l’alto, in una dimensione internazio­nale che il Napoli ha assaporato solo per poco quasi 30 anni fa, con la Coppa Uefa vinta nell’era Maradona. Vorrebbe dire che Ancelotti, in maniera compiuta, ha già trasferito al suo gruppo una mentalità internazio­nale. Di quelle che si stampano, per l’appunto, nella storia di un club per caratteriz­zarne le prossime pagine da scrivere. Che sarebbero entusiasma­nti.

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