La Gazzetta dello Sport

CR7 CHIAMA MESSI RONALDO INTERVISTA A TUTTO CAMPO

IO HO SCELTO LA SFIDA E ORA LO ASPETTO QUI... NON ESISTE UN GRUPPO COME LA JUVE

- L’INTERVISTA di LUCA BIANCHIN

INVIATO A TORINO

Cristiano Ronaldo entra nella stanza e impone la sua presenza fisica. Ha una semplice maglia bianca e parla di calcio come facciamo tutti da mattina a sera, però la personalit­à è diversa. Il corpo è disegnato per giocare a calcio – un canone di riferiment­o dell’epoca moderna – e la voce è sempre sicura, quasi impostata. Cristiano ha grandissim­a consideraz­ione di sé, lavora per essere il migliore da quando è bambino e non ha paura di sfidare il mondo, di mettersi un gradino sopra Messi, forse sopra Cruijff, Maradona, Pelé e tutti i bipedi che hanno provato a giocare con un pallone su questo pianeta. Per Allegri, Chiellini e tutti i tifosi della Juve, c’è una buona notizia: l’uomo ritiene di non avere finito, sfida Messi a venire in Italia e crede di avere ancora oggetti preziosi da alzare al cielo, per ringraziar­e un Dio in cui crede ciecamente.

Dieci luglio-dieci dicembre, sono passati 5 mesi dall’annuncio del trasferime­nto alla Juve. Dopo oltre 150 giorni, come sembrano la Juve, Torino, l’Italia?

«Sono molto felice di essere qui, la città è molto carina, i tifosi molto gentili e la Juventus è un club fantastico, con una organizzaz­ione stupefacen­te. Qui i giocatori sono umili, lavorano molto. Sì, la mia impression­e finora è fantastica».

Ci sono calciatori che impression­ano più degli altri?

«Non è giusto citarne solo alcuni, ma posso dire che questo è il miglior gruppo in cui abbia giocato. Qui siamo una squadra, altrove qualcuno si sente più grande degli altri invece qui sono tutti sulla stessa linea, sono umili e vogliono vincere. Se Dybala o Mandzukic non segnano, li vedi comunque felici, sorridono. Per me è bello, percepisco la differenza. Anche a Madrid sono umili ma qui… sento che lo sono di più. È molto diverso da Madrid, questa è più una famiglia».

A febbraio rischia lo scontro col Real in Champions. Se fosse possibile scegliere… sì o no?

«Per me, è uguale. Il passato è passato, adesso voglio vincere per la Juve, devo difendere questi colori e il resto non conta. Se giocassi contro il Real, cercherei di dare il massimo».

Ogni tanto si parla di Marcelo, Isco e altri ex compagni in arrivo alla Juve. Sarebbe bello avere qui alcuni di loro?

«Vedo che scrivete di James, di Bale, di Asensio ma sono onesto, la Juventus non ha bisogno di altri giocatori. Dovete parlare col presidente. Sul futuro, non so. Marcelo è forte, noi apriamo le porte ai buoni giocatori e Marcelo è uno di loro».

C’è stato un momento in cui la scelta della Juve si è rivelata la migliore possibile?

«Avevo alcune opzioni, non dirò quali ma le avevo. Ho pensato che la Juve è un club stabile, ha storia, ha fatto due delle ultime finali di Champions, ha vinto il campionato per sette volte di fila. Ho pensato a quello che ho provato quando ho giocato qui, l’atmosfera. Sono stati piccoli dettagli a fare una grande differenza. La stabilità, l’approccio del presidente, i tifosi. Ora sono sicuro al 100% che era la migliore opzione».

Quali le differenze principali tra Juve, Manchester e Real?

«La mentalità in generale in Italia è diversa, qui le squadre si preoccupan­o più di difendere che di attaccare. Anche l’organizzaz­ione è diversa, come la mentalità. In Spagna c’è più relax, qui siete più concentrat­i, seri, lavorate più duro».

Allegri invece a che livello è rispetto agli altri allenatori avuti?

«Difficile dirlo, lavoro con lui da poco. Quello che posso dire, però, è che è molto profession­ale, serio, un ottimo allenatore, un tipo molto divertente. Una delle migliori qualità è che parla diretto, fa i nomi. Non capita che dica qualcosa e la gente si chieda a chi si riferisce. Una volta ha detto a uno di noi: “Non dribblare, il tuo lavoro è correre e passare”. È molto onesto. Ti viene da pensare “oh questo non può dirlo”, però lui lo dice. E poi sorride, ti abbraccia, è molto intelligen­te, profession­ale e divertente allo stesso tempo».

A fine allenament­o spesso organizzat­e gare, scommesse. Lo fate anche con Allegri?

«No, mai. Faccio queste gare con Dybala, Mandzukic, Khedira e nel 99% dei casi vinco, magari

MARCELO O ISCO QUI? NON SERVE NESSUNO, QUESTO CLUB E’ STUPEFACEN­TE MA NON FACCIAMO L’ERRORE DEL REAL CON LA DECIMA: LA CHAMPIONS NON SIA UN’OSSESSIONE. CHE SCOMMESSE CON DYBALA E MANDZUKIC: HO GIÀ VINTO TANTE BOTTIGLIE DI VINO... E VOGLIO IL PROSSIMO PALLONE D’ORO

MAX, UN GRANDE TECNICO. È DIVERTENTE E PARLA IN FACCIA CRISTIANO RONALDO SU ALLEGRI

qualche euro o una bottiglia di vino. In spogliatoi­o ho una collezione con tre bottiglie e 200300 euro».

L’altra sfida, quella eterna con Messi, è vinta?

«Questa non è una gara tra me e Messi. Io faccio il mio lavoro, ho avuto successo in ogni club e questa è la cosa più importante. Non mi piace quando mi paragonano ad altri, non è giusto. I numeri parlano, se guardate le statistich­e vedete. Io ho provato di poter avere successo con tutti i club e con la nazionale, non devo dimostrare nulla. Ho anche cambiato vita, sono uscito dalla zona di confort, ho accettato questa sfida e tutto è andato bene. Ho creduto in me e provato alla gente che sono ancora un giocatore incredibil­e».

Non è che, paradossal­mente, ora Messi manca un po’ a CR7?

«No, magari manco io a lui… Io ho giocato in Inghilterr­a, Spagna, Italia, Portogallo, nella nazionale, mentre lui sta sempre in Spagna. Magari ha più bisogno lui di me... Per me la vita è una sfida, mi piace e mi piace far felici le persone. Mi piacerebbe che venisse in Italia, un giorno. Faccia come me, accetti la sfida. Però, se è felice lì, lo rispetto: è un fantastico giocatore, un bravo ragazzo ma qui non mi manca niente. Questa è la mia nuova vita e sono felice».

In questa nuova vita, è possibile vincere una Champions… o magari più di una?

«Questo non è uno sport individual­e, io sono sicuro del mio potenziale ma lo sport resta collettivo. Io dico sempre che la Champions non può essere una ossessione, bisogna pensarci con tranquilli­tà».

È stato così pure a Madrid?

«Al Real sono stati molti anni senza vincere e la Decima era un’ossessione molto grande. Invece il momento in cui puoi vincere è quello in cui ti rilassi mentalment­e. La Champions è un sogno? Sì, tutti la vogliamo, ma dobbiamo arrivarci passo per passo. Guardate la partita con lo United, se fosse stato un quarto di finale saremmo usciti. Servono un po’ di fortuna, il momento giusto, i dettagli».

A fine settimana c’è il derby col Torino. Che impression­e fa dopo pochi mesi questa partita?

«Uno dei magazzinie­ri stamattina mi ha detto: “Per favore, vincete col Torino, altrimenti mia nonna…”. Ho realizzato che gli juventini si rifiutano di perdere due partite: quella con l’Inter e quella col Torino. Un derby è sempre bello e noi dobbiamo vincere».

Parliamo di Cristiano come calciatore e persona. In che cosa bisogna ancora migliorare?

«In campo io cerco di farlo in tutto, se non ti alleni perdi il tocco. Qui alla Juve imparo cose diverse in termini fisici, emozionali, di mentalità. Ad esempio, mi sto ancora adattando a Mandzukic, a Dybala, a Douglas Costa, agli altri».

In Italia abbiamo un’immagine di Ronaldo come calciatore perfetto e non si parla mai dei difetti. Quali sono, in campo e fuori?

«È difficile. In campo cerco di migliorare sempre la forma fisica, di imparare a fare la cosa giusta. L’altro giorno avevo un dolore alla schiena perché avevo fatto tanti pesi, mi hanno detto “prova questo esercizio” e il dolore è andato via. Mi sono detto “ehi, conosco molto bene il mio corpo, lui mi consiglia un esercizio e funziona”. Vuol dire che si può sempre migliorare».

E fuori dal campo?

«Nessuno è perfetto, a me forse è successo con la pazienza. Seisette anni fa non ero molto paziente, ma ora sono migliorato. Difetti? Mah, non so, ne ho di certo ma… forse sto migliorand­o con l’età».

Quando Cristiano Ronaldo ha capito di essere Cristiano Ronaldo?

«A volte i miei amici e la mia famiglia mi dicono: “ehi, sai che sei Cristiano Ronaldo? Tu non puoi fare questo”. Ogni tanto me lo dimentico, ma è una cosa buona. Se pensassi di aver vinto tutto, di avere soldi e successo, sarei pigro e non lavorerei duro. Preferisco non saperlo, a volte è meglio dimenticar­e di essere Cristiano».

A proposito di famiglia, che rapporto ha con i bambini, i piccoli tifosi?

«Io cerco di essere gentile con tutti ma a volte è dura, in Italia soprattutt­o. Le persone a volte mi vedono al semaforo e, se mi riconoscon­o, fermano la macchina e vengono a fare una foto. Io non sono la persona migliore al mondo, ma cerco di essere rispettoso, soprattutt­o con i bambini. I bambini sono speciali, innocenti».

Cristianin­ho, Eva, Mateo e Alana Martina sanno che papà è così famoso?

«Cristiano junior lo sa, gioca nella Juve, avverte la pressione e gli piace. Sa che papà è una star ed è felice. A volte mi chiede “posso portare due amici italiani a casa?”, io gli dico di sì e lui “ma devi esserci tu, perché vogliono fare una foto”. Tutto questo fa parte del mio viaggio come papà. Cristianin­ho vuole essere come me, gli altri sono ancora piccoli ma presto sentiranno questa pressione».

I bambini italiani a volte si chiedono che cosa mangia Ronaldo, come fa a essere forte. Che cosa si può rispondere?

«Cerco di mangiare sano, evitare i dolci. Non bevo alcol e credo che siano tre le cose più importanti: dormire, mangiare e allenarsi bene».

Da bambino o da adulto, qual è stato il momento più brutto della vita?

«Quando è morto mio papà, nel 2005. Ora è felice, è in cielo e vede tutto. È stata dura, ma è la vita, è così».

E quelle voci sul matrimonio… vere o false?

«Non ancora, ora spiego tutto. Io vado ogni settimana in chiesa. Tutte le settimane. Sono cattolico e vado per ringraziar­e Dio per quello che mi dà. Non chiedo nulla, grazie a Dio ho tutto, sempliceme­nte lo ringrazio per proteggere la mia famiglia, gli amici. Cambio chiesa ogni settimana perché a Torino puoi scegliere, ce ne sono tante. Un paparazzo quella volta mi ha visto e ha pensato che mi sarei sposato. In futuro non so se succederà, ma ora non è nei miei piani».

L’ultima domanda per l’ultima delusione: il Pallone d’oro. Quanto è importante?

«Io penso di meritarlo tutti gli anni, lavoro per quello, però se non vinco non è la fine del mondo. Rispetto la decisione. In campo ho fatto di tutto per vincerlo, i numeri non mentono, però non pensate che io sia meno felice se non vinco. Ho amici fantastici e ho la famiglia, gioco in uno dei club migliori, pensate che vada a casa e mi metta a piangere? Certo che sono deluso, ma la vita continua e io lavorerò ancora duro. Quindi congratula­zioni a Modric, lui merita, ma il prossimo anno ci vedremo di nuovo e io farò di tutto per essere ancora lì. Capito?».

LEO HA SCELTO DI RESTARE IN SPAGNA, IO PREFERISCO LE SFIDE MAGARI HA PIÙ BISOGNO LUI DI ME BRAVO MODRIC,

PERÒ MERITAVO IO...

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Il marziano Cristiano Ronaldo, 33
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L’ALIENO CON I COMPAGNICr­istiano Ronaldo, 33, con Mario Mandzukic, 32, e Leo Bonucci, 31. «Questo è il gruppo migliore in cui ho giocato», dice CR7
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L’ALIENO IN FAMIGLIACr­istiano con la fidanzata Georgina Rodriguez, 24 anni, e i 4 figli tutti vestiti di bianconero nella nuova casa dietro alla Gran Madre
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