NAPOLI E INSIGNE MISSIONE BREXIT
●La punta del Napoli festeggia 50 presenze internazionali, segnò all’andata e in Champions ha dimostrato di essere un campione. Oggi vuole la qualificazione
Stasera spegne 50 candeline, quante sono le sue presenze in gare internazionali col Napoli, ma Lorenzo Insigne vorrebbe festeggiare al novantesimo, nello spicchio di Anfield dove oltre duemila napoletani sosterranno i propri beniamini in questa sfida elettrizzante al Liverpool. La squadra di Ancelotti sta acquisendo la mentalità e il gusto per affrontare queste partite che hanno un fascino incredibile, ma rischiano di essere una trappola letale per chi non sa interpretarle.
LA MATURITÀ Oggi Loren-zinho dimostra ben più di quelle 50 partite in Europa. Nel senso che ha maturato una saggezza, un’autostima che prima non aveva. Certo, proprio contro Klopp realizzò il suo primo gol in Champions, fra i più belli: con una punizione che aggirò la barriera del Borussia Dortmund. Ma allora — nel 2013 — erano sprazzi, questa stagione è diventata la sua consacrazione, dopo che Carlo Ancelotti lo ha convinto che giocare in mezzo fa la differenza. Ancora questa estate, nel ritiro trentino, Lorenzo affermava: «Falso nove? Non mi ci vedo, ma se il mister me lo chiede...». E il mister non glielo ha chiesto, ma lo ha aiutato a maturare quella scelta. Da esterno offensivo, oggi giocando in mezzo ha molta più lucidità sotto porta (10 gol, 7 in campionato e 3 in Europa) e soprattutto trova il gusto di essere anche il regista avanzato, arretrando sull’asse centrale per andare a prendersi il pallone e triangolarlo con i centrocampisti che tagliano e si inseriscono. Lorenzo è proprio un altro giocatore e se il Napoli stasera scende in campo primo nel girone di qualificazione davanti a Psg e Liverpool il merito è soprattutto suo. Proprio all’andata con i Reds il gol più pesante, al 90’, da vero centravanti: in scivolata. Poi quello bellissimo al Parco dei Principi, con un delizioso colpo da sotto, in una partita che il Napoli avrebbe strameritato di vincere. Il terzo sigillo forse quello più complicato: con la squadra sotto di un gol al San Paolo col Psg, tirare un rigore a un certo Gigi Buffon che ti conosce benissimo non è semplice. Ecco in quei momenti Insigne ha dimostrato di essere campione, di non soffrire più quella pressione ambientale che fino a non molti mesi fa a volte lo ha portato pure platealmente ad avere sensi di insofferenza verso quel suo pubblico che lo criticava, ma oggi non si sogna nemmeno di farlo, visto com’è diventato trascinatore della squadra. Ecco dopo quel gol a Buffon il 6 novembre, Lorenzo si è preso una pausa da gol, non di prestazioni che hanno ormai una continuità da polizza assicurativa.
OTTO ANNI DOPO Riecco il Napoli di Aurelio De Laurentiis ad Anfield, della squadra attuale c’era soltanto il capitano Ma- rek Hamsik nel gruppo allenato da Walter Mazzarri nel 2010: «Cazzuta anche quella squadra che se ricordo bene arrivò terza e andò in Champions. Allora abbiamo perso per inesperienza ma in questi ultimi otto anni siamo cresciuti in Europa, anche se questo non è il momento di lodarsi.
IL PRESIDENTE De Laurentiis: «Torniamo a Anfield dopo otto anni, con più esperienza
«In Europa siamo cresciuti molto, ma questo non è il momento di lodarsi»
Però cerchiamo nuove affermazioni internazionali per dare anche soddisfazione a quei quaranta milioni di tifosi che abbiamo nel mondo e che solo in piccola parte possono seguirci dal vivo. Poi Ancelotti sa gestire le cose al meglio ed ha tanta di quella serenità ed esperienza, che trasmette all’ambiente, per la quale non ha nulla da dimostrare con tutto quello che ha vinto». Insomma il presidente si coccola il suo allenatore e non pensa più a Jürgen Klopp che cercò di portare al Napoli, proprio nel 2015 prima che finisse al Liverpool. ADL ne ha pure parlato apertamente di quel contatto e la cosa, riportata in conferenza, è stata chiusa dal tedesco con una battuta: «Il presidente mi è simpatico, ma è troppo loquace». Vedremo chi parlerà meglio sul campo stasera.