COMMOZIONE RADICE UN ADDIO SPECIALE
●Claudio Sala commuove tutti col saluto al tecnico dei ragazzi del Toro scudettato. Cairo in prima fila, tanti granata ma anche ex rivali
«Chiudo io, con la frase che avrebbe detto papà: adesso basta, poche chiacchiere e pedalare». Ruggero Radice, che da Gigi ha preso lineamenti, fisico e pure il ruolo in campo (terzino sinistro), ha fin lì stretto centinaia di mani, abbracciato centinaia di amici, colleghi, sostenitori e soprattutto giocatori. Nella chiesa di Monza collegata alla residenza dove il padre ha vissuto gli ultimi anni della malattia, si sono radunati talmente tanti campioni che, se li avesse potuti allenare, Gigi di scudetti ne avrebbe assemblati dieci.
CHE SQUADRA Certo, la rosa che stiamo per snocciolare avrebbe posto a qualsiasi tecnico delicati problemi di abbondanza. Eccoli divisi per ruolo i calciatori convenuti per l’addio al «Tedesco». Portieri: Luciano Castellini, Romano Cazzaniga, Fabrizio Lorieri e Giuliano Terraneo. Difensori: Silvano Benedetti, Roberto Cravero, Filippo Galli, Ezio Rossi, Roberto Salvadori, Nello Santin. Centrocampisti: Eraldo Pecci, Antonio Sabato, Patrizio Sala, Marco Tardelli (presenza davvero significativa essendo lui un’icona della Juve). E poi c’è la classe e la fantasia di Giancarlo Antognoni, venuto con il gonfalone della Fiorentina; di Franco Colomba con al seguito il vessillo del Bologna («Che campionato strepitoso con Gigi in panchina fu quello del -5»), e naturalmente c’è il capitano granata del 1976, Claudio Sala, non a caso ribattezzato il Poeta: commuove tutti al termine della Messa riunendo la squadra sull’altare, dietro la bara, per leggere al «mister» le parole di addio dei suoi ragazzi tricolori (le pubblichiamo qui accanto). LE PUNTE Infine gli attaccanti. «Puliciclone», ovvio, ma anche Alessandro Bonesso, cresciuto nelle giovanili granata, o Antonio Comi, attuale d.g.; Daniele Massaro siede vicino alle bandiere di Monza e Milan (c’è l’ex presidente Gaetano Morazzoni, divenuto un amico intimo dei Radice: anche lui saluta Gigi con parole accorate). Come specialista nel gioco aereo compare Aldo Serena. Insomma un gruppo di campioni per un campione di tattica, tecnica, umanità. Renato Zaccarelli, giunto in mattinata a rendere omaggio ha poi dribblato la cerimonia: troppa emozione.
CAIRO Il colore dominante tra gli addobbi è il granata. Come il pullover che indossa Ruggero, la sciarpa e la maglia (numero 7, quello di Sala) adagiate sulla bara. Ergo il presidente Urbano Cairo è in prima fila, accanto al sindaco di Monza, Dario Allevi, e con i dirigenti della società ci sono giovani in tuta. Anche molti tifosi sfoggiano felpe del Toro in rappresentanza di vari club e c’è il gonfalone del museo torinista. Giornalisti piemontesi e lombardi, il vecchio d.s. Giorgio Vitali col giovane Bonetto, figlio di Beppe, storico d.g. granata. Tra gli allenatori notati Mario Beretta e Giancarlo Camolese (Renzo Ulivieri ha inviato una corona di fiori). Particolarmente addolorato appare Mirko Ferretti: tanti gli anni vissuti fianco a fianco, nel lavoro e nei momenti familiari. «Gli facevo anche da osservatore perché Gigi si fidava ciecamente delle mie relazioni. Tanto che un giorno dichiarò: “Gli occhi di Mirko sono i miei”. Un complimento che custodisco come fosse un trofeo. L’omaggio di un amico sincero e di un tecnico che seppe anticipare il futuro».
ADESSO BASTA POCHE CHIACCHIERE E PEDALARE
RUGGERO RADICE UN’ABITUALE FRASE DEL PAPÀ