La Gazzetta dello Sport

Van der Meyde: «Io rinato Tifo Inter, ma che rimorsi»

●L’olandese ex nerazzurro: «Il Psv giocherà leggero, Spalletti andrà agli ottavi. Da giocatore ero stupido: vedevo il mondo contro di me»

- Carlo Angioni

Ride spesso, dice in italiano «ho perso la lingua, adesso è difficile parlare» e pesa ogni parola. Andy Van der Meyde, una carriera bruciata in fretta tra alcol, droga, donne e depression­e, ora è un uomo di 39 anni che ha voglia di ricomincia­re. Scuola Ajax, due stagioni all’Inter con pochi lampi e un gol memorabile ad Highbury nella Champions 2003, l’esterno olandese che festeggiav­a i gol mimando un cecchino è passato anche al Psv senza lasciar traccia, quando la sua favola era già bella che andata. A Eindhoven, a ottobre, per il 2-1 firmato Nainggolan-Icardi, Andy c’era e i tifosi nerazzurri l’hanno osannato. Stasera la partitissi­ma di San Siro la vedrà in television­e.

Andy, l’Inter di oggi le piace?

«L’Inter adesso è un club stabile: ha bisogno di una persona sola e forte al vertice per poter competere al top in Europa».

Come andrà a finire la corsa dei nerazzurri in Champions?

«Spero che l’Inter passi agli ottavi. I nerazzurri sono la mia squadra, sono ancora tifoso interista. Per il Tottenham al Camp Nou sarà difficile. Il Barcellona potrebbe mettere in campo una squadra B, gli inglesi andranno con la squadra più forte: sarà una partita interessan­te. Il Psv a Milano non ha niente da perdere, ha giovani di valore come Lozano. Ma sono certo di una cosa: quando l’Inter gioca in casa e deve vincere, l’Inter alla fine vince».

Chi le piace dei nerazzurri?

«Perisic, capitan Icardi, Nainggolan. Si divertono, lo vedi nei loro sorrisi: insieme fanno una buona squadra. Spalletti ha carattere quando allena, quando vive la partita dietro la linea laterale. Si vede che c’è un buon legame con la squadra».

Per i tifosi nerazzurri lei rimane un mito.

«È strano ma bellissimo. Non mi hanno mai dimenticat­o anche se non ho giocato molto bene il secondo anno. Tre anni fa sono venuto a San Siro: ero già senza capelli, avevo il cappello ed ero seduto in tribuna. Qualcuno mi ha riconosciu­to, mi hanno chiamato dalla Curva Nord e sono andato tra i tifosi: hanno cantato per me, è stato davvero emozionant­e».

A Milano ha avuto tre allenatori: Cuper, Zaccheroni, Mancini. Chi preferiva?

«Nessuno dei tre. Mi dicevano “dobbiamo giocare con le ali, ma devi difendere”. Venivo schierato a centrocamp­o, ma io ero un’ala destra, un attaccan-stupido, te, la mia forza era davanti. Non avevo mai difeso: ecco perché è stato difficile per me».

I suoi amici di allora?

«Materazzi, Martins, Vieri perché parlavano inglese. Anche Toldo: un bravo ragazzo, sono ancora in contatto con lui».

Nella sua autobiogra­fia ha raccontato tutti i suoi eccessi durante la carriera: adesso quanto le manca la vita da star?

«Sono stato fortunato perché Dio mi ha dato un talento, ma ero e sono una persona normale come tanti altri. Fu molto difficile quando ero all’Everton: ho avuto una bambina, era malata, ha vissuto tre anni in ospedale. Il mio obiettivo non era più in campo ma era lei: ero milionario, potevo fare tutto ma non potevo aiutare mia figlia. È stato tremendo, i milioni non significav­ano niente davanti alla malattia».

Quanti rimpianti ha ancora?

«Tanti, ma ora sto bene. Ho sempre pensato di essere nel giusto e che erano gli altri a sbagliare. Vedevo il mondo contro di me, ero giovane, ero abbassavo la testa e non ascoltavo l’allenatore e gli altri. Oggi tanti giocatori fanno ancora errori come i miei».

Ha detto di volere allenare i ragazzi, qualcuno l’ha cercata?

«No nessuno, forse perché ho 39 anni e sono ancora giovane. Magari farò l’agente. Vedo ancora tante cose sbagliate nel calcio. Se sei giovane hai bisogno di persone che si prendano cura di te, soprattutt­o quando hai tanti soldi e se non giochi ti arrabbi e pensi che tutto ti sia dovuto. Io vorrei essere lì per dire “gioca una gran partita, concentrat­i, lavora duro”».

Nel frattempo su YouTube intervista i calciatori olandesi mentre guida la sua macchina.

«E ci divertiamo un sacco. I giocatori con me si aprono, non è un’intervista ma una chiacchier­ata. Voglio far vedere il lato nascosto di questi ragazzi: come vivono, cosa pensano del mondo al di fuori del calcio. Una volta ho intervista­to un arbitro considerat­o arrogante e odiato da tanti: dopo il video molta gente in Olanda ha detto “è diverso, è una brava persona”. Vorrei farlo anche in Italia, magari comincerò proprio con i giocatori dell’Inter...».

OGGI VORREI AIUTARE I GIOVANI A NON FARE TUTTI I MIEI ERRORI

ANDY VAN DER MEYDE ALL’INTER DAL 2003 AL 2005

 ??  ?? DUE ANNI A MILANO Andy Van der Meyde, 39 anni, festeggia un gol con le braccia che mimano un fucile. L’olandese, cresciuto ed esploso nell’Ajax, ha giocato nell’Inter 54 partite dal 2003 al 2005, con 4 gol AP
DUE ANNI A MILANO Andy Van der Meyde, 39 anni, festeggia un gol con le braccia che mimano un fucile. L’olandese, cresciuto ed esploso nell’Ajax, ha giocato nell’Inter 54 partite dal 2003 al 2005, con 4 gol AP
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