SKY DA RIVOLUZIONE ANCHE NELL’ADDIO
LASCIA A FINE 2019 IL TEAM DA 40 MILIONI CHE HA APERTO UN’ERA. ORA QUALE CICLISMO?
Per ciclisti e staff si è trattato dell’ultima cena. L’ultima con la certezza di avere una squadra dopo il 2019. L’annuncio shock è arrivato a Froome e compagni martedì sera mentre si trovavano a tavola, durante il ritiro di Maiorca: il Team Sky cesserà di esistere al termine della prossima stagione. Sky, il colosso della pay tv, saluta quel ciclismo che ha rivoluzionato e dominato per dieci stagioni. «La notizia coglierà molti di sorpresa – si legge in una lettera ai fan – ma ci sono stati molti cambiamenti di recente».
MOTIVO Tutto è da ricondurre all’acquisizione di Sky da parte di Comcast, il più grande operatore statunitense nella tv via cavo, e agli addii del magnate australiano Rupert Murdoch e del figlio James, il motore dell’impegno nel ciclismo grazie alla sua passione. La revisione delle partnership commerciali ha portato al «sacrificio» del Team Sky per altre iniziative, da Sky Ocean Rescue all’impegno con l’England&Wales Cricket Board. «Siamo orgogliosi dei risultati – ha detto Jeremy Darroch, ad di Sky –, ma la fine del 2019 è il momento adatto per aprire un nuovo capitolo».
SUCCESSI Più che una notizia, si tratta di un terremoto. Come se – con le debite proporzioni – il Barcellona comunicasse il ritiro dal calcio. Il Team Sky è approdato nel ciclismo nel 2010 con un progetto ambizioso or- chestrato da Dave Brailsford, la mente dietro alle 14 medaglie del ciclismo britannico a Pechino 2008. Obiettivo: portare un suddito della regina sul trono del Tour de France. In 9 anni è arrivato molto di più: 322 vittorie, con 8 Grandi Giri (6 Tour in 7 edizioni con Wiggins, Froome e Thomas) e 25 gare di un giorno (spiccano la LiegiBastogne-Liegi con Poels e la Milano-Sanremo con Kwiatkowski). Non solo, Sky ha aperto le porte del ciclismo al metodo scientifico, alla tecnologia applicata all’estremo. È stato il team numero 1, ha segnato un’epoca al pari della Mapei negli Anni 90. Ma, forse, la più grande vittoria è quella di aver trasformato la Gran Bretagna in una nazione di ciclisti. Un processo che culminerà proprio nel 2019 con i Mondiali dello Yorkshire. SCENARI C’è stato anche un lato oscuro, quello delle esenzioni terapeutiche concesse con disinvoltura a Wiggins, del pacco di medicinali recapitatogli nel 2011, del caso salbutamolo di Froome. Da Sky giurano però che l’addio non è determinato dagli ultimi scandali. Resta la domanda: cosa succederà? Sky è proprietaria della società di gestione del team, la Tour Racing Limited (il 15% è di Fox, che farà parimenti un passo indietro), e detiene i contratti dei corridori: Thomas ha rinnovato fino al 2021, Bernal al 2023. Un nuovo sponsor deve acquisire la squadra direttamente da Sky, che nel 2017 ha investito quasi 40 milioni di euro. Difficile che una new entry possa pareggiare il budget faraonico, specialmente in un momento difficile per l’economia britannica. L’incertezza potrebbe BETTINI spingere i corridori a cercare nuovi team e determinerebbe lo smembramento della corazzata. Un’ipotesi che qualcuno sui social ha caldeggiato, sperando di assistere a Tour meno «anestetizzati». Eppure aleggia una strana tranquillità. Froome ha commentato: «Non è finita, abbiamo grandi ambizioni per il 2019 e siamo ancora più determinati. Il nostro piano è di rimanere insieme nel 2020, faremo di tutto per realizzarlo». E Brailsford: «Siamo aperti a lavorare con nuovi partner qualora si presentasse la giusta opportunità». Il team manager ha tempo grossomodo fino a luglio per dare un futuro al team, ma è anche probabile che qualcosa sotto si sia già mosso. Magari lo stesso James Murdoch che, «defenestrato», sta per tornare dalla porta principale.