La Gazzetta dello Sport

CUORE DA DOPPIETTA «L’ITALIA MI MANCA RITORNO AL GIRO PER IL TRIPLETE POI C’E’ IL TOUR»

IN CARRIERA MAI LE DUE CORSE, NELLO STESSO ANNO, CON QUESTE AMBIZIONI. «SENTO LA COMPETIZIO­NE DENTRO DI ME» IL DEBUTTO AD ABU DHABI, SÌ A SANREMO E LIEGI

- di ANTONINO MORICI

INVIATO A HVAR (CROAZIA)

Fermo al centro del palco dell’Arsenale di Hvar, Vincenzo Nibali ha appena sigillato con una frase la busta con i piani della sua prossima stagione. «Nel 2019 correrò il Giro d’Italia e il Tour de France». In prima fila viceminist­ri del governo croato, il sindaco della città, lo stato maggiore della Bahrain-Merida e i rappresent­anti della McLaren, entrata nel mondo del ciclismo per cambiarlo, probabilme­nte per sempre. La decisione era nell’aria. Ma è la chiusura del breve discorso, interrotto come a voler creare un pizzico di attesa, a lasciare il segno. «Il Giro è l’obiettivo più importante, voglio vincerlo». Il doppio appuntamen­to, nella sua carriera, soltanto nel 2008 (era un ragazzino) e nel 2016, quando andò in Francia dopo il secondo trionfo rosa per preparare l’Olimpiade di Rio. Ora, a 34 anni, sarà diverso.

E’ un proclama. Un guanto di sfida lanciato in faccia ai soliti rivali e ai giovani leoni pronti a entrare nell’arena. Sarà sufficient­e leggere tra le righe della risposta tagliente a una domanda su Egan Bernal, investito da tempo del ruolo di temibile outsider, per comprender­e. «Sarà tra i favoriti? Può essere, ma il Giro non lo ha mai vinto». Un solco che pare un canyon tra la «Tripla corona» dello Squalo e l’ambizioso colombiano, non ancora 22enne. Un distacco in ogni caso privo di presunzion­e: «E’ giovane e ha fame, e di chi ha fame c’è solo da aver paura».

LA GALLERIA DEI MITI

Vincendo la sua terza Corsa rosa dopo i trionfi del 2013 e del 2016, il campione siciliano affiancher­ebbe tra gli altri Bartali, Gimondi, Magni e Hinault. Se dovesse centrare il secondo Tour, appaierebb­e Bottecchia, lo stesso Bartali e Coppi. Vorrebbe dire trasferirs­i dalla Leggenda direttamen­te al Mito, dove risiede anche Pantani, che nel 1998 centrò la doppietta. Paolo Slongo, l’uomo che lo segue da sempre, assicura che a 34 anni Nibali sia un corridore migliore rispetto a quello di qualche anno fa. «E’ arrivato a un livello di maturità incredibil­e.

E’ il miglior Nibali di sempre nella gestione della fatica e degli appuntamen­ti. Sa come si affrontano gli ostacoli e come rimettersi in gioco se le cose non vanno come devono. Ed è ancora assolutame­nte competitiv­o».

Com’è maturata questa scelta?

«Non correre il Giro nel 2018 mi è pesato. Da italiano mi è mancato sentire l’affetto dei tifosi. Cerco di variare sempre gli impegni ed è arrivato il momento di tornare e di puntare nuovamente a vincere. Ho grande voglia di fare bene a maggio. Poi vedremo come affrontare il Tour, dove non è detto che debba per forza presentarm­i per vincere. Abbiamo tante soluzioni e una squadra molto forte».

Come gestirà i 34 giorni tra la fine della corsa rosa e l’inizio del Tour?

«Prima di tutto cominciand­o la stagione con più calma. Meno corse nella prima parte, più lavoro in allenament­o e in altura per fare il “fondo” (debutterà il 24 febbraio ad Abu Dhabi, all’UAE Tour, ndr). Dovrò distribuir­e le forze con attenzione. Fare il Giro e il Tour richiede sacrifici enormi, uno sforzo ben superiore a quello che affronti quando aggiungi la Vuelta a uno dei due».

Bernal a parte, troverà Dumoulin e Valverde, più Simon Yates e magari Thomas.

«Tutti grandi avversari. Dumoulin in particolar­e è ormai una certezza, al Giro ha sempre dimostrato solidità e continuità. Dovremo tutti arrivare pronti, perché il primo giorno di gara con il San Luca a Bologna non perdonerà».

E le classiche? Alla Sanremo avrà il numero 1. E al Fiandre quest’anno le hanno riservato un’accoglienz­a da superstar.

«In Belgio ho respirato ciclismo per una settimana, un’emozione unica. Mi piacerebbe riviverla, ma quest’anno non è nel programma. La Sanremo è una corsa particolar­e, e non mancherò. La Liegi? Sì, vedremo con quale condizione ci arriverò».

A Hvar si lavora già su posizioni e materiali per la cronosquad­re. Dalla Bmc, che ha chiuso, sono arrivati Rohan Dennis e Damiano Caruso: due pilastri.

«Entrambi possono darci una mano enorme, soprattutt­o Rohan che è campione del mondo. In questi anni si sono perfeziona­ti al massimo nelle prove contro il tempo, abbiamo tanto imparare da loro».

Non è che alla scadenza del contratto, a fine 2019, li lascerà per accasarsi altrove?

«Quello che conta per me sono il gruppo di lavoro e lo sviluppo che un team può avere negli anni. Con l’ingresso della McLaren, la Bahrain-Merida ha intrapreso un percorso di crescita e sono molto interessat­o a capire dove porterà. Bisogna valutare tutto più avanti. Si vedrà».

Sorpreso dall’addio di Sky?

«No. Sapevo già che stava per accedere qualcosa. Credo che il nucleo della squadra resterà intatto. Uscirà solo lo sponsor e ne entrerà un altro».

Molti compagni useranno i freni a disco per tutta la stagione.

«Avrò sicurament­e più bici a disposizio­ne. Con i freni a disco

la bici risulta più pesante, e non adatta per un arrivo secco in salita. Per finali più veloci è preferibil­e montarli perché il peso è ininfluent­e. Decideremo in base alle tappe. E sarà un vantaggio».

Dove si trovano gli stimoli per ripartire ogni anno con questa determinaz­ione?

«Ci sono sempre nuovi avversari, altri restano e devi farci i conti. E’ un testa a testa continuo, sento la competizio­ne dentro di me».

«INIZIERÒ CON PIÙ CALMA: FARE GIRO E TOUR RICHIEDE SACRIFICI ENORMI»

VINCENZO NIBALI SUL PROGRAMMA «È IL MIGLIOR NIBALI DI SEMPRE NELLA GESTIONE DELLA FATICA»

PAOLO SLONGO ALLENATORE DELLO SQUALO

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy