La Gazzetta dello Sport

RINO E LUCIANO STILI DIVERSI

- Di ANDREA DI CARO

Quando i nomi dei club sono pesanti, i progetti importanti, le aspettativ­e dei tifosi altissime, la copertura mediatica enorme, è consequenz­iale che le pressioni sugli allenatori siano forti. Spalletti e Gattuso dopo aver salutato malamente Champions ed Europa League si trovano nuovamente in trincea. Dall’inizio della stagione hanno modi diversi per spiegare cadute e impostare risalite. Rino ha scelto la via dell’umiltà e del lavoro a testa bassa, accettando le critiche, spesso anticipand­ole evidenzian­do gli errori. Dopo il k.o. in Grecia, senza farsi scudo della polemica del dg Leonardo contro l’arbitro, ha ammesso: «Abbiamo sbagliato troppo e quindi è stato giusto andare a casa...». Di Gattuso, ex idolo in campo, i tifosi rossoneri riconoscon­o impegno, totale dedizione, i meriti e a volte anche i limiti che la giovane carriera da tecnico inevitabil­mente evidenzia. Da quando è iniziato il nuovo corso sembra pendere una spada di Damocle sulla sua testa, e viene raccontato come l’allenatore non ideale per la dirigenza. Rino però non strizza l’occhio al pubblico ricordando il passato e non sfrutta il personaggi­o che è stato. Sa che alla fine saranno solo i punti a parlare e che senza quarto posto sarà un’impresa restare al Milan. Ma pur con la panchina sempre in bilico, i tifosi non gli puntano il dito contro. Nel sondaggio di Gazzetta.it le colpe dell’eliminazio­ne in Europa League vanno per il 67% ai giocatori, 20% a Gattuso e 13% all'arbitro. Rino sa di essere in discussion­e, ma non si sente accerchiat­o, prova a cementare il gruppo ma non grida al complotto.

Sulla sponda nerazzurra Spalletti ha un diverso approccio, una comunicazi­one aggressiva, chiama a raccolta i tifosi, cerca di alzare un muro contro presunti nemici, polemizza spesso in modo diretto o con messaggi in codice. Al mea culpa preferisce l’affondo. «Vogliono demolirci». Chi e perché resta un mistero. L’Inter – la cui tifoseria numerosa e caldissima rappresent­a un bacino per qualsiasi media sportivo – è stata celebrata per mesi come un Instant team subito protagonis­ta. Una regola non scritta del giornalism­o dice che si vendono sempre le vittorie mai le sconfitte (che deprimono). Le super sfide, non le ultime spiagge. I grandi campioni, non le mezze calzette. Le geniali mosse degli allenatori, non le scuse banali. Spalletti, accolto con entusiasmo a Milano, dopo un ottimo quarto posto è solo atteso a quel salto di qualità che fatica ad arrivare. Sarebbe molto semplice se a definire deludenti i risultati (col -14 dalla Juve) e non convincent­e il gioco fossero solo «i giornalist­i, tifosi di altre squadre». Purtroppo invece sono i suoi tifosi i maggiori critici. Sempre nei sondaggi Gazzetta il 68% ritiene sua la colpa dell’eliminazio­ne in Champions e il 32% dei giocatori. Mentre per il 66% sbaglia a prendersel­a con la stampa e il 34% è d’accordo con lui sulle critiche esagerate. Spalletti è un ottimo tecnico, anche abituato a gestire grandi difficoltà «senza bisogno di essere supportato» come ha ricordato ieri con una dichiarazi­one un po’ scivolosa che vogliamo leggere solo come un sano moto di orgoglio. Quello che, se unito alle migliori sue conoscenze, senza perdersi in cacce alle streghe, può aiutare l’Inter a riprendere la via dei successi. Non glielo chiedono giornalist­i amici o nemici, ma i tifosi nerazzurri.

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