Grande Inner sulla Saslong: 2° E oggi l’Italjet vuole la discesa
Christof immenso incanta sulla Saslong Ma Svindal lo beffa di cinque centesimi
A un metro dalla vittoria Innerhofer battuto da Svindal per 5 centesimi
Basterebbe l’urlo, a braccia aperte e bocca spalancata, dopo aver tagliato il traguardo e aver visto di essere in testa con un secondo di vantaggio sul migliore in quel momento. Basterebbe a raccontare la giornata straordinaria di Christof Innerhofer da Gais, l’uomo del ripido che conquista un podio sulla Saslong, a quasi 34 anni (li compirà lunedì), al ventunesimo tentativo, senza mai aver perso la convinzione di potercela fare, prima o poi. Secondo, a 5 piccolissimi centesimi (che tradotti sono 1.33 metri) dal solito Svindal, il re della Val Gardena, tutti racimolati nello schuss finale.
CINQUINA Il superG della Val Gardena è ancora del norvegese, per la quinta volta (più due discese), perché su questa pista è come un orso nell’arnia. Centra il 36° successo in carriera, supera Hirscher in classifica generale. È a suo agio pure con la manona sinistra ancora incerottata dopo l’infortunio, con il pollice che non si piega: «Ma va molto meglio». Nel finale di puro scorrimento, su un tracciato piuttosto dritto disegnato dal francese Bidoz, nessuno sa resistergli: negli ultimi 24 secondi di gara ha guadagnato 14/100 su Inner, decisivi. Il miglior Inner degli ultimi anni, forse il migliore di sempre, è riuscito però a tenersi alle spalle l’altro norvegese Jansrud, terzo a 27/100 (alla fine ci saranno 4 norvegesi tra i primi 8). E Svindal gli rende omaggio: «Ho vinto perché ho guardato Christof scendere e ho capito che cosa si doveva fare».
ATTACCO Dice lo statunitense Steve Nyman, uno che sulla Saslong ha vinto 3 volte: «Devi essere sicuro e all’attacco in ogni metro di questo terreno ondulato, altrimenti perdi tempo e posizioni. Si sa dove si può vincere, ma si deve avere il coraggio di provarci». Sapeva di essere in forma Innerhofer, aveva la rabbia di aver mancato il risultato a Beaver Creek, una delle piste del cuore, la sicurezza di aver riprovato le sensazioni giuste, dei tempi delle medaglie mondiali, dei successi (l’ultimo è datato 2013, a Garmisch). «Sulla Saslong non ci sono punti dove puoi vincere, al massimo ce ne sono tanti dove puoi perdere» è la sua filosofia quando scende in Val Gardena.
LINEE IMPOSSIBILI Ieri, in partenza, dopo aver cambiato un po’ il set up di materiali utilizzato per il superG americano, ha guardato le prime discese ed è arrivato alla conclusione che si poteva tagliare anco- ra di più la linea, che si poteva osare. E il suo minuto, 28 secondi e 70 centesimi di gara è di quelli da registrare e rivedere: ha seguito linee che sembravano impossibili, ha domato onde dove gli altri arrancavano, è stato l’unico a mettersi in posizione nel primo salto, l’unico a raccogliere le gambe nel dossetto sotto il Ciaslat, per saltare ancora. Con gli «ohhh» del pubblico al parterre, ad accompagnare i suoi vantaggi via via in crescendo: 48/100, 80/100, 1”04, fino al secondo netto finale. Il suo terzo podio di Coppa italiano (gli altri due erano arrivati a Bormio), sui 17 raccolti finora in carriera, è la risposta che attendeva, la conferma che il secondo posto in discesa a Lake Louise con cui ha aperto la stagione non è stato un caso. Inner c’è ancora.
FUTURO Il tecnico che segue Inner da quando era bambino, Hans Plankensteiner, è incredulo: «Con questa neve, in queste condizioni, avrei firmato per un decimo posto. E’ stato straordinario». L’allenatore dei velocisti, Raimund Plancker, che gli è stato particolarmente vicino nelle ultime stagioni, rivela: «Già l’anno scorso sciava bene, ma vo- leva troppo il risultato e alla fine sbagliava sempre: è caduto tre volte di fila. La primavera dopo l’infortunio al perone, due anni fa, abbiamo lavorato molto sulla scorrevolezza e sui salti. Sono sempre stato sicuro delle sue qualità, lui ha una passione infinita: questa è la sua vita, una cosa positiva quando le cose vanno bene, meno quando non riesce tutto come vorresti. Ora ha l’età e l’esperienza, si sa gestire. E in allenamento vuole avere un feedback dopo ogni giro, un sistema che si usa di più con le donne, che di solito vogliono più conferme».
DISCESA Applaude Peter Fill, tornato in gara dopo il volo di Beaver Creek: «E’ stato bravissimo, ha attaccato dove serviva, sicuro nei passaggi chiave. Proprio quello che manca a me in questo momento». Rimugina Dominik Paris, fuori dopo un minuto e 10 di gara, per un errore di linea, mentre era in corsa per un posto sul podio. «Ho rischiato e ho sbagliato — dice, prima di raggiungere la compagna Kristina e il piccolo Niko al parterre —, ho preso un colpo secco su un’onda e ho preferito mollare perché altrimenti avrei centrato la porta. Già al salto delle Gobbe del Cammello ero andato troppo dritto. Però la velocità c’è ed è quello che conta». Soprattutto per la discesa di oggi, c’è una casella da riempire per l’Italjet che dal poker di Kristian Ghedina del 2001 qui non ha più cantato l’inno.
●L’azzurro, 34 anni lunedì prossimo, centra in SuperG il suo primo podio in Val Gardena al 21° tentativo. Oggi la discesa: l’Italjet vuole sfatare il tabù che dura dal 2001
LA BATOSTA AI GIOCHI È SERVITA A MIGLIORARE SULLE PISTE FACILI
SÌ, SONO ANCORA SINGLE. ASPETTO SENZA FRETTA LA PERSONA GIUSTA CHRISTOF INNERHOFER TRA PISTA E VITA PRIVATA